«La ringrazio molto, tenga pure il resto.» disse Lydia, allungando le banconote al tassista e aprendo la portiera. Un piacevole tepore le sfiorò il volto quando uscì all'aria ancora invernale di Davenport. I capelli le danzarono davanti al viso e se li riportò indietro con un gesto della mano, sistemandoli con gli occhiali da sole tirati su a mo' di cerchietto.
Il taxi ripartì per le strade caotiche del centro della città e Lydia rimase solo qualche secondo ferma, nel punto in cui era scesa, con gli occhi decisi fissi di fronte a sé. Poi, varcò la soglia del Salon Halo.
«Lydia!» la accolse Barbara, la ragazza che lavorava dietro la reception, con un grosso sorriso. «Non mi aspettavo di vederti qui, questa mattina! Leighla ci ha detto che non sapeva quando saresti tornata!».
Lydia mostrò un sorriso di cortesia. «Hey, Barb. Ha ragione, non sono qui per lavorare, ma per vedere Lei. So che oggi ha il turno di mattina: è qui?».
Barbara scosse il capo, portandosi la matita alle labbra. «No, mi dispiace: Leighla si è presa una settimana di malattia, ha chiamato dicendo di non sentirsi bene. In effetti, aveva una voce strana, al telefono: credo che sia successo qualcosa con Colby, sai? E' un bel po' di tempo che la vedo assente, poverina.» sospirò, scrollando le spalle.
Lydia si morse il labbro inferiore, cercando di ignorare del tutto la fitta che le aveva attraversato contemporaneamente il petto e la bocca dello stomaco. «Oh.» rispose, cercando di assumere un tono contrito, ma naturale. «Mi... mi dispiace. Mi piacerebbe andarla a trovare, magari riesco a sollevarle un po' il morale.» tentò, poggiandosi al bancone con aria pensierosa.
Barb le mostrò un sorrisone. «Sì, mi sembra proprio un'ottima idea! Leighla mi ha sempre parlato benissimo di te, dice che sei un'ottima amica!».
Altra fitta al cuore, questa volta così potente che le fu difficile mantenere integra la sua espressione.
«Già...» sospirò, sforzandosi di sorridere quando le guance le facevano così male per il desiderio di portare le sue labbra ad assumere un'espressione decisamente meno felice.
Se solo avesse saputo la verità.
«Sapresti indicarmi la strada di casa sua? So che non è molto distante da qui, ma non sono pratica di Davenport e non vorrei perdermi tra le sue vie!» ridacchiò, ammiccando appena. «Inoltre, sono proprio di corsa, ho i minuti contati».
«Devi tornare di corsa da Ambrose, huh?» la stuzzicò Barb, con aria di chi la sa lunga, lasciandole intendere che Leighla avesse confessato su di lei molti più segreti di quelli che lei stessa stava cercando di mantenere. Arrossì, mentre la ragazza staccava un foglietto dal blocco che aveva per gli appuntamenti e segnava le indicazioni per raggiungere il palazzo di Leighla. «Davvero un'ottima scelta, comunque: Ambrose è il mastino che preferisco!» aggiunse civettuola, porgendole poi il bigliettino. «Ecco qui!».
Lydia lo afferrò. «Ti ringrazio, sei stata gentilissima».
«Figurati, per così poco!» ammiccò, «Ti aspettiamo qui a lavoro, allora. Torna pure quando vuoi: con i tuoi capelli, ci fai fare un'ottima prima impressione!» aggiunse, occhieggiando la lunga chioma ramata.
Lydia ridacchiò. «Non avete bisogno di me, per fare un'ottima impressione. Il Salon Halo è un posto meraviglioso e spero davvero, un giorno, di poter tornare a lavorare insieme a voi. Prima, però, ho un po' di faccende da risolvere... cominciando da questa.» Sventolò il bigliettino.
Barb annuì. «Buona fortuna per tutto, allora».
«Grazie e a presto».
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𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲
FanfictionQuando Jon salva una ragazza dall'essere stuprata, non sa che la sua vita è destinata a subire una svolta e a legarsi a quella di lei per sempre. Quello che proprio non si aspetta, poi, è che la mattina dopo la ragazza misteriosa non ricordi più nul...