21 ⋆ You're All I Wanted

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«Lydia!»

Seth Rollins corse incontro alla ragazza che avanzava verso di lui con passo lento. Lydia alzò lo sguardo e sul suo viso c'era un'espressione strana, quasi smarrita. Seth le si fermò di fronte e la fissò preoccupato: sembrava essersi... spenta.

Appassita come un fiore non curato, persino malamente calpestato.

«Che cos'hai, sweetheart? Non mi piace per niente la tua faccia.» disse, sollevando istintivamente una mano per poterle spostare le ciocche di capelli dal viso.

«Grazie tante.» borbottò lei, arricciando il naso in una smorfia.

«No, non intendevo...» sospirò lui, grattandosi la nuca «Quello che volevo dire è che hai una brutta cera... sicura di stare bene?»

Lydia si strinse in una spalla. «Mi sento un po' confusa, in effetti.»

Seth sollevò nuovamente una mano e gliela premette gentilmente sulla fronte. Lydia rabbrividì al contatto delle sue dita fredde.

«Sei calda...» mormorò Seth, prendendole il viso in entrambe le mani e costringendola a sollevare i capo, in modo da poterla esaminare direttamente in quegli occhi smarriti.

«Febbre...?» biascicò lei con un sospiro.

Chissà perché c'era una parte di sé che continuava a gridarle che, se il suo viso stava andando a fuoco, non era di certo per un banale raffreddore.

Il motivo aveva un nome ed un cognome. Anche più di uno, in effetti.

Jonathan Good.

Dean Ambrose.

Jon Moxley.

Il solo ricordo del bacio violento con il quale l'aveva sorpresa riusciva a farle formicolare lo stomaco e a farle vorticare pericolosamente la testa.

No, non era proprio febbre. Era un altro tipo di male, il più infimo.

«Vieni, andiamo in macchina.»

La voce di Seth era un sussurro lontano per le sue orecchie. Lydia annuì distrattamente e si lasciò condurre fino alla macchina.

«Hai preso il tuo cellulare?»

«No... Dean... ehm... lui ha... detto che...» pensa, Lydia, pensa! «...che lo ha lasciato a casa! Me... me lo ridarà... poi.»

Era una bugia bella e buona, ma sperò che Seth non se ne accorgesse e che scambiasse il suo farfugliare sconclusionato come una conseguenza della febbre che, comunque, Lydia non escludeva di avere. Erano a fine Novembre, ma la temperatura non era ancora così fredda, eppure lei sentiva mille brividi ricoprirle le braccia nude, mentre le sue guance stavano letteralmente bollendo.

«Mmm.» fu l'unica cosa che Seth commentò, prima di aprirle la porta della macchina ed aiutarla ad entrare; non aggiunse nient'altro, nemmeno quando salì a sua volta, quindi Lydia capì di essere riuscita a convincerlo... almeno per il momento.

«Tutto bene, baby girl? Possiamo andare?» domandò Roman, lanciandole un'occhiata dal posto di guida.

Lydia, che si era già poggiata con la fronte contro il finestrino, cercando sollievo dal calore che le stava bruciando la pelle, annuì stancamente.

«Sì, sì...» biascicò.

Cesaro si girò a sua volta e la guardò: Lydia aveva ora chiuso gli occhi ed aveva stretto le braccia contro il petto, rannicchiandosi sul sedile.

«Che cos'ha?» chiese, distogliendo lo sguardo dalla ragazza per puntarlo su Colby.

«Un po' di febbre, credo.» rispose quello, allungando una mano per sfiorarle teneramente il viso e toglierle alcune ciocche di capelli dalla fronte, che ora sembrava ancora più calda; Lydia non si mosse nemmeno al contatto dei suoi polpastrelli e rimase con gli occhi chiusi, il viso poggiato contro il finestrino... forse si era addormentata. Colby sospirò pesantemente «Deve essere stato per il freddo che ha preso ieri fuori dall'Arena: quando l'ho trovata, stava congelando. E' stata un'irresponsabile ad uscire in piena notte con solo una magliettina a maniche corte.»

𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora