5 ⋆ Who Am I?

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Quello fu il risveglio peggiore della sua vita.

Non che ne ricordasse molti altri, in quel momento, ma era comunque convinta che fosse il peggiore che avesse mai avuto.

Aprì piano gli occhi, faticando ad abituarsi alla luce del sole che entrava dalla grande vetrata.

Si girò supina, cercando di arginare il dolore sordo che le faceva pulsare le tempie e un punto indefinito dietro la testa.

I sedili posteriori della sua macchina non erano mai stati così morbidi e caldi.

E profumati.

C'era un buon odore intorno a lei, di muschio e qualcos'altro di fresco.

Da quando la sua macchina profumava così? Al massimo aveva degli scadenti Arbre Magique appesi allo specchietto retrovisore e raramente avevano un odore così forte... e comunque sapevano sempre di gomma da masticare alla fragola.

Aspetta... ma di che diavolo stava parlando?

Quale macchina?

Era così confusa...

La testa le mandò una scossa così forte da farla annaspare. Aprì gli occhi di scatto, solo per tornare a serrarli mentre si appallottolava su di un lato, entrambe le mani premute sulle tempie.

Dolore e oscurità, c'era solo quello nella sua testa ora.

Fatelo smettere, vi prego.

Se smetteva di pensare e cercare di ricordare, il dolore spariva. Così respirò lentamente e cercò di rilassarsi, mentre si stendeva di nuovo supina e riapriva piano gli occhi, guardandosi intorno con aria smarrita.

Dov'era?

La stanza era grande e luminosa, con una finestra enorme che affacciava su un grazioso balconcino. Il sole splendeva alto nel cielo pulito della mattina.

C'era un armadio di fronte al letto, un tavolino basso e un paio di poltrone, una cassettiera sulla destra.

Era proprio una gran bella stanza... ma di chi era? La sua? No, non era la sua.

"Io non ho una casa."

La sua stessa voce le rimbombò nella testa... un altro ricordo?

Questo non faceva male, però.

Si concentrò su di esso.

Di chi era quella casa?

Un nome le balzò in mente, facendola uscire da quello stato di intorpidimento e svegliandola completamente.

Dean Ambrose.

Era a casa di Dean Ambrose.

« Fottimi... » mormorò a se stessa, passandosi una mano sul viso e poi tra i capelli.

"Per quanto non mi dispiacerebbe affatto, non mi pare il momento adatto..." la sua voce le sussurrò nella mente.

Un altro ricordo della sera precedente. Era tutto così confuso, come se non l'avesse vissuta direttamente, ma qualcuno gliel'avesse raccontato in modo frettoloso e poco attento.

Scostò le coperte per potersi guardare: indossava una maglietta nera.

EXPLICIT MOX VIOLENCE.

Jon Moxley.

D'accordo, non era totalmente impazzita allora.

Quei ricordi erano reali.

𝐀𝐧𝐲𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐛𝐮𝐭 𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora