Capitolo 64

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Christian's pov

"Lei lo sa, ne abbiamo parlato tante di quelle volte, ad essere sinceri i nostri incontri fondamentalmente si basano su come sarebbe potute essere un ipotetico incontro con mia madre, e mi creda, questo non l'avevo minimante immaginato." non so neppure come mi sento, forse amareggiato o deluso, io davvero non lo so. Speravo che mi vedesse e nonostante l'imbarazzo iniziale, mi venisse incontro abbracciandomi, senza bisogno di scuse o discorsi plateali. Quell'abbraccio avrebbe potuto dire tante cose ma sopratutto 'Christian la mamma è qui e ti ama, e vuole ricominciare come se quegli anni non fossero mai avvenuti' e allora mi sarei sciolto anche, avrei mandato tutto a quel paese e le avrei cominciato a parlare di me, della mia vita, del successo lavorativo e dell'amore per la mia compagna che mi ha stravolto abbattendo ogni mio muro difensivo e la gioia di diventare padre. E allo stesso modo lei mi avrebbe raccontato di tutto quello che fa, di suo marito.
"Forse ha avuto paura" si limita a dire la dottoressa Payne, mia fonte di salvezza, non appena uscito da quel posto la prima cosa a cui ho pensato è stato andare a bere in un bar ma una volta davanti la porto mi son detto che non sarebbe servito a nulla. Sarei stato male e non mi avrebbe aiutato a dimenticare.. per cui l'unica cosa più sensata è stata chiamare la dottoressa girovagando per le strade senza una meta.
"Paura? E di cosa? Non ero lì per discutere con lei ma solo per ricominciare" dico afflitto.
"Lo so, ma mi stavo chiedendo Cloe cosa ti ha detto a riguardo?" silenzio.
"Christian?" mi richiama dopo pochi minuti.
"Cloe non sa nulla, io non le ho ancora detto nulla. Lei è l'unica con cui ho parlato."
"Mmh capisco" non dice nulla, ma la immagino infastidita del mio atteggiamento.

Sto per parlare ma una chiamata mi interrompe..
"Dottoressa mi stanno chiamando, e su questo numero non la fanno in molti per cui debbo rispondere. La ringrazio per avermi concesso due ore del suo tempo, lunedì le pagherò quanto dovuto e mio farò perdonare da suo marito."
"Non è necessario, solo vai a casa da Cloe e non farla preoccupare. Mio marito è appena rientrato, non ha disturbato sei l'unico cliente a cui abbiamo permesso di prendersi il mio numero personale, quindi"
"Quindi grazie ancora e buonanotte" chiudo la chiamata e richiamo Donna che rispondo dopo uno squillo.. cattivo anzi cattivissimo segno.

"Dove diavolo sei finito?" sbraita, senza neanche salutarmi o darmi il tempo di emettere fiato.
"Ciao anche a te, come stai?" scimmiotto la sua voce, ma questo non la fa ridere anzi sbuffa spazientita.
"Non sono dell'umore, capisci che sei fuori di casa dalle 20 e la tua fidanzata è al nono mese di gravidanza in preda alla collera per te?" oh no oh no.. faccio retromarcia per tornare a casa, ma allo stridere delle ruote Donna mi ferma.
"È inutile che vai a casa Cloe è in ospedale con tuo fratello e Anastasia, le si sono rotte le acque" freno di botto, il cuore mi salta in gola e mi sento un cretino..
"In quale ospedale sono?"
"Ti mando la posizione, stiamo tutti per strada. Sappi che la conversazione non è finita" chiude, sbatto i pugni sul volante e nel frattempo che aspetto che Donna mi invii la posizione controllo i telefoni e in entrambi ci sono messaggi di Cloe, di Adam, Anastasia e immancabili quelli della mia migliore amica pieni di insulti.

Per evitare di non farla preoccupare e agitare non sono andato a casa, avrei aspettato a raccontarle tutto perché conoscendola sarebbe andata da mia madre dicendole tutto ciò che le passava per la testa senza risparmiare nulla.
A posizione ricevuta, parto senza pensare ai semafori o ai limiti di velocità, l'unica cosa che riesco a pensare che lei sia in un ospedale senza di me.

"Cazzo, cazzo, cazzo" urlo a me stesso, cominciando a piangere per la rabbia. Lei non merita questo assolutamente, ogni volta che penso di fare qualcosa di giusto per la mia fottuta testa si rivela poi sbagliato.

Arrivato alla clinica privata, parcheggio nel primo posto libero, e mi precipito nella hall per chiedere informazioni.
"Buona sera, sa dirmi dove si trova Cloe Lively, sono il fidanzato" dico con il fiatone e il cuore che batte a mille.
"Mi dia un secondo" controlla sul pc e subito dopo mi indica dove andare.

I due ascensori sono occupati allora opto per le scale, cercando di fare il più in fretta possibile.
Non appena svolto l'angolo noto mio fratello che a testa bassa continua a fare  avanti e indietro.
"Adam" attiro la sua attenzione.
"Christian" sembra più una domanda che una affermazione.
"Come sta?" chiedo disperato.
"Bene, la stanno visitando c'è Ana con lei"
"Oh grazie al cielo" mi siedo
"Mi spieghi che fine hai fatto? Ci hai fatto impazzire, Cloe era fuori di sé non puoi neppure immaginare cosa sia successo" dice arrabbiato.
"Dopo essere andato via dal locale, sono uscito e volevo andare a bene, ma ho cambiato idea dunque ho chiamato la dottoressa Payne per raccontarle cosa fosse successo e come mi sentivo"
"Quando Cloe ha visto arrivare la mamma a casa, è andata fuori di se"
"La mamma è venuta a casa tua?" balzo in piedi.
"Si, e ci ha raccontato tutto"
"Quindi lei ha comunque saputo tutto" porto le mani al viso, e non appena sento la porta della sua stanza aprirsi, vado verso il dottore.

"Salve, sono il compagno della signorina Lively, come sta lei e come sta il bambino?"
"Salve, sono il dottor. Collins, la paziente sta bene, le contrazioni sono regolari e non ancora molto forti ha una dilatazione di 3 cm, quindi bisogna aspettare ancora. Il bambino sta benissimo" sospiro di sollievo.
"Posso vederla?"
"Certo, può rimanere anche per la notte se lo ritiene opportuno." e me lo chiede?
"Grazie"

Saluto Anastasia e chiudo la porta alle mie spalle.
"Cloe" non appena sente la mia voce, alza gli occhi verso di me e si abbandona ad un pianto.
"Finalmente sei qui" dice tra i singhiozzi.

I'm in love with my bossDove le storie prendono vita. Scoprilo ora