Christian's pov
"Come ti senti?" mi domanda Donna, e vorrei sperare che si tratti di un sogno, tutto è avvenuto così velocemente da non rendermi conto di niente. Abigail dopo tanto tempo si ripresenta dicendo che siamo avversari in una causa, Cloe prende il caso per evitare di far riaffiorare in me quella maledetta sera ma ahimè nonostante tutto ogni singolo momento mi è saltato in testa riaprendo ferite che avevo cercato in qualche modo di ricucire. Abigail che cerca di batterci ma Cloe non si fida e indaga su di lei e suo cliente scoprendo del marcio e il mio corpo ha ceduto.
Tutto il lavoro fatto per rimettermi in sesto è stato mandato a puttane, prima con me che sfogo la frustrazione repressa su Cloe e poi la donna che dopo mia madre mi ha fatto più male.
Tanti flash sono ritornati a galla, mia madre che tradisce mio padre con il meccanico di fiducia di famiglia io che a 10 li scopro in camera dei mie e lei che mi obbliga a non dire nulla a mia padre, altrimenti tutto ciò che di bello c'è stato svanirà, così come uno stupido l'assecondo. Ma i sensi di colpa mi hanno assalito per cinque anni, fino a quando un pomeriggio al campo di baseball sono esploso raccontando tutto a mio padre.
I miei genitori hanno divorziato, e mamma è scappata di casa non facendosi né sentire né vedere. Mio fratello minore Adam ne ha risentito più di me, si è chiuso in sé, non parlando più con nessuno e mangiava quando io e mio padre eravamo a letto o facevamo altro.A 18 anni sono andato via di casa, sperando di superare tutto diventando più forte, ma invece vivendo da solo sono spuntati gli attacchi di panico e le paranoie costanti.
Tachicardia, mani e piedi freddi, vista sfocata, vertigini, brividi, sudore freddo e respiro affannoso. La prima volta pensavo fosse infarto, così chiamai il 911 arrivarono presto, e mi rassicurarono che a quell'età a meno che non fossi cardiopatico non sarebbe potuto succedere. Mi portarono in ospedale per farmi fare un check up completo, sia al cuore che al cervello e a livello fisico non fu riscontrato nulla, i problemi erano interni e per quelli serviva uno psichiatra. Feci terapia per tre anni ed è stato un'ottima idea per ricucire un pò le ferite, successivamente sospesi per iniziare delle sedute con lo psicologo fino a due anni fa e mi sentivo meglio, non al 100% ma avevo creato una corazza così dura attorno a me che nessuno potesse farmela crollare."Christian" mi richiama Donna, interrompendo il mio flusso di pensieri. Apro lentamente gli occhi accorgendomi che accanto a lei non c'è più Cloe.
"Dov'è?" mi alzo di scatto, ho bisogno di parlarle, ho bisogno di guardarla negli occhi e di scusarmi. Nonostante il mio comportamento, ha fatto il meglio del meglio per farsì che Abigail uscisse dalla mia vita.
"Aveva del lavoro da fare ed è dovuta andare via" mi rinvita a sedermi, ma non ce la faccio devo andare assolutamente da lei.
"Donna" comincio implorandola "io devo parlarle, lei non meritava quelle parole" mi porto la testa tra le mani e vorrei staccarmela.
"Lo so" si siede accanto a me accarezzandomi piano la schiena, ma il suo tocco non è come quello di Cloe, che non appena mi ha stretto la mano per accompagnarmi nello studio era come se tutto quel fascio di nervi si fosse quietato, il cuore cominciava a battere lentamente il respiro si regolarizzava. C'eravamo io e lei e le nostre mani. Il suo profumo e bellissimi occhi preoccupati per me, così pura. Un angelo finito nelle grinfie di un altro angelo che però, dopo essere stato calpestato troppo volte, si è trasformato in un demone. "Rilassati, prenditi la giornata libera e poi più tardi se vorrai le parlerai" e faccio un cenno con la testa.Dopo un intero pomeriggio speso in palestra a dare calci e pugni fino a cedere per la stanchezza, sono ritornato a casa non sono riuscito a mangiare nulla per tutto il giorno. La mia testa era a Cloe, al modo a cui l'ho fatta sentire senza alcun motivo.. il suo arrivo in pochi giorni mi ha fatto sentire diverso ho sentito in me sensazioni strane. Quegli occhi e quella bocca così perfetti che sembrano quasi un dipinto, il suo profumo dolce che fa scomparire ogni traccia di grigie nubi.
E adesso mi trovo qui davanti al suo appartamento, sento un pò d'ansia addosso e quasi non mi riconosco. Ma so che devo farlo, anche se dovessi ricevere una porta in faccia o uno schiaffo o qualsiasi altra cosa. Lei deve assolutamente sapere che mi dispiace.
Inspiro ed espiro, inspiro ed espiro lentamente...
Dò una sistemata alla mia giacca, e premo il dito sul campanello due volte.
Poco dopo sento il rumore della serratura scattare e poi la vedo, il suo viso sorpreso e un pò in imbarazzo per mise da notte. Ammiro ogni centimetro di pelle, partendo dai piedi passando alle gambe e poi alle cose coperta da seta della veste che accarezza morbida il suo corpo.
"Christian" dice dopo attimo di silenzio, e il mio nome pronunciato dalla sua bocca sembra poesia. "Cosa ci fai qui?" chiede coprendosi con il cardigan e lasciandomi entrare dentro.
"Io ho bisogno di parlarti"
"Di cosa?" si morde il labbro nervosa, mi invita sedermi ma rifiuto poiché preferisco rimanere in piedi.
"Di me e di te" spalanca gli occhi "Sono stato uno stupido, ti ho detto delle cose che non pensavo veramente o meglio le pensavo ma non eri tu il soggetto a cui erano indirizzate. Mi dispiace così tanto" le afferro le mani, e quella famosa sensazione pervade tutto il mio corpo. Ha un effetto calmante la sua presenza. Come può spiegarsi tutto questo in così poco tempo? Come può una persona impadronirsi del tuo cervello così?
Tossisce per poi cominciare a parlare "Le tue parole mi hanno ferita, è vero non abbiamo iniziato nel migliore dei modi, ma per il quieto vivere ti ho dimostrato che di me puoi fidarti. Tu sai bene cosa significhi fare del bene e ricevere un trattamento simile, non è bello per niente." la sua voce si incrina e i suoi occhi diventano lucidi, e questo mi rende dannatamente uno schifo. Sento un groppo in gola "Per una settimana non ti sei fatto vivo né con messaggio né con una chiamata, non mi hai cercata neppure con una scusa, hai solo assecondato la mia scelta di starti lontana e questo mi ha fatto più male ancora, perché vuol dire che non hai capito quanto male stessi" si avvicina di più a me e il mio cuore all'improvviso comincia a pulsare così forte da farmi temere di uscire dal petto.
"Ti ho aspettato in ufficio ogni sera, quando tutti andavano via e tu eri lì, ma niente. E adesso vieni qui e mi chiedi di perdonarti, non è questo il modo Christian. Io non sono come il tipo di donna con cui hai avuto a che fare finora" una lacrima riga il suo viso, e cerco di spazzarla via con il pollice. La sento irrigidirsi e chiudere gli occhi. Così preso dall'istinto mi avvicino di più e faccio quello che desideravo fare da quando è entrata nel mio ufficio per la prima volta. La bacio..
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I'm in love with my boss
RomansaQuando Cloe Lively intraprende la strada del lavoro, non si aspetta minimamente tutto quello che dovrà affrontare. Tra l'invidia dei suoi colleghi e delle sue colleghe, le richieste dei suoi superiori e in modo particolare di LUI! Christian Spenser...