34. Io non volevo

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| Bentornati! 

Vi avviso che questo capitolo e il prossimo sono più leggeri rispetto ai precedenti (direi di passaggio, quasi, ma in realtà succedono alcune piccole cose che sono importanti nella loro semplicità).

 Spero vi piacciano comunque (e, nel caso, fatemelo sapere con commenti e stelline che mi fa sempre piacere!)

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"E quando, finalmente, gli buttò le braccia al collo, riprese a respirare."

La Sala Grande, paradossalmente, si silenziò in un secondo.

Certo, non era assolutamente cosa da tutti i giorni vedere la Caposcuola Evans saltare letteralmente tra le braccia del suo nemico storico. Nella Sala tutti guardarono per diversi secondi la scena a bocca aperta, increduli. Gli unici incapaci di accorgersi di tutto, probabilmente, furono proprio loro due.

James si sentì di nuovo battere il cuore nel petto.

Aveva visto la chioma rossa di Lily appena due secondi prima che quella gli buttasse le braccia dietro la nuca con tanta forza da farlo indietreggiare di un paio di passi, la testa poggiata nell'incavo del collo di lui. Chiuse gli occhi, avvolgendo i fianchi stretti di lei con le braccia, stringendola più forte a ogni singhiozzo che sentiva, respirando tra le fiamme rosse dei suoi capelli.

"Pensavo fossi morto, pensavo fossi sotto quel muro, pensavo..." sussurrò lei, in lacrime.

James si allontanò di appena qualche centimetro, portando le mani ad avvolgerle il volto. Sobbalzò nel vedere quelle due pozze smeraldo rosse e gonfie, piene di lacrime, piene di dolore. Le carezzò via le piccole gocce salate con i pollici, con una delicatezza tale da esser quasi impercettibile. Lily gli posò la fronte sul petto, stringendogli il maglione con le mani e finendo di sfogarsi, mentre James la stringeva contro di sé, le braccia a circondarle la schiena, le mani ad accarezzarla piano. Si chinò, lasciandole un bacio delicato tra i capelli.

"Shh, Lily. Sono qui, basta, sono qui"

Ci vollero diversi secondi per Lily per calmarsi. James non allentò la presa finché non sentì il respiro di lei farsi più regolare, per poi staccarsi leggermente ma tenendola comunque abbracciata.

"Potter, santo Godric" lo salutò la McGranitt, la mano sul petto e un'espressione sollevata in volto, in piedi vicino a Frank e Alice. James le fece un cenno con il capo, sorridendole piano.

"Black? McKinnon?" chiese quella avvicinandosi.

"Infermeria. Hanno subito qualche cruciatus, ma stanno abbastanza bene e secondo Madama Chips con un po' di riposo si riprenderanno in breve" rispose Frank. La professoressa sospirò, grata che fossero vivi e per lo più sani.

"Professoressa, qualcuno...?"

"No, Potter", lo anticipò lei, "nessuno studente, almeno. Sappiamo che ci sono stati diversi morti, però. Non penso mirassero a uccidere voi, secondo noi volevano solo terrorizzare più persone possibili"

Hurts Like Hell | JilyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora