57. 1978 (Parte II)

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| Venghino, signor*, venghino! Anche oggi in estremo ritardo, ormai non mi smentisco più!

Prima di lasciarvi al capitolo, due piccole note:

1) Dato che ieri una ragazza mi ha scritto che non le era arrivata la notifica del capitolo precedente (e in settimana è successo più volte), vi ricordo che il primo capitolo della seconda parte è già uscito, così chi non l'ha notato può recuperarlo, se no vi perdete un pezzo!

2) Sto pensando di spostare gli aggiornamenti dal Mercoledì al Sabato (orientativamente per le 13-14), così da non ricadere sempre in orari scolastici/di compiti. Per voi sarebbe meglio? Fatemelo sapere, così mi faccio un'idea e decido!

Detto ciò, vi lascio a un capitolo montagna-russa (e ormai sapete cosa intendo, pace all'anima dei nostri cuori distrutti), e come sempre lasciate taaaanti commenti e stelline :,)



Detto ciò, vi lascio a un capitolo montagna-russa (e ormai sapete cosa intendo, pace all'anima dei nostri cuori distrutti), e come sempre lasciate taaaanti commenti e stelline :,)

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Ottobre

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James e Sirius entrarono in casa senza neanche parlare. Le stesse facce sconvolte, gli stessi capelli arruffati -che se per James erano quotidianità, per il Black erano un qualcosa di neanche lontanamente immaginabile-, gli stessi vestiti stropicciati semi-nascosti dai cappotti.

Avanzarono per il corridoio quasi strisciando, arrivando a fatica verso il salotto più piccolo, dove Euphemia e Fleamont chiacchieravano a gran voce servendosi un the caldo.

"Oh, ragazzi!"

Li salutò Fleamont, posando lo sguardo divertito su di loro. Sirius rimase sulla porta, fissandoli stralunato poggiato allo stipite, mentre James, senza neanche degnarli di uno sguardo, si trascinò a fatica verso i divani e si lanciò a peso morto su quello più vicino, il volto schiacciato nella stoffa rossa.

"Godric, sento tirare muscoli che non sapevo neanche di avere" blaterò, la voce ovattata dal materasso.

Euphemia ridacchiò, sorseggiando dalla tazza con un'espressione soddisfatta sul volto.

"La dura vita del lavoratore, eh? Ora capite le nostre fatiche"

Sirius alzò un sopracciglio, fulminandola con lo sguardo.

"Mia, ti voglio bene e lo sai, ma tu fai un lavoro d'ufficio. Non alzi il sedere dalla sedia neanche per prenderti un the, te lo fai portare direttamente dalle segretarie"

Euphemia ridacchiò ancora di più, accavallando le gambe lunghe.

"Questo, tesoro, è perché ho lavorato tanto da arrivare ad avere una posizione privilegiata"

Sirius le fece il verso, prima di imitare James, lanciandosi, però, di schiena. Guardò il fratello immobile sul divano, ancora a faccia in giù, e allungò un piede per tirargli un calcio ben assestato sullo stinco. James sobbalzò, trattenendo a fatica un'imprecazione -sentiva lo sguardo di rimprovero della madre anche di schiena- e si voltò finalmente a pancia all'aria, gli occhiali storti sul naso.

Hurts Like Hell | JilyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora