2. Nano da giardino.

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"SIETE VERAMENTE UN BRANCO DI STRONZE! LO SAPEVATE! NON ME L'AVETE DETTO!"

L'urlo soave di Lily Evans riempì in un secondo tutto il quinto vagone del treno, ammutolendo chiunque ne facesse parte. Dal secondo scompartimento spuntò la testa divertita di Alice, i capelli castani legati in una coda bassa.

"Quanti morti?" chiese ridendo alla figura dietro Lily, che era rimasta immobile davanti all'ingresso del vagone, le mani sui fianchi e un diavolo per capello. Emmeline la superò, passandosi una mano tra i capelli biondi.

"Nessuno. Potter è stato stranamente silenzioso, Remus deve avergli fatto un bel lavaggio di testa. Persino la Mc era sbalordita" ridacchiò, posando il mantello nello scompartimento delle amiche.

"Per il treno siamo separati a caso, Rem e Potter in testa e noi in coda, gli altri delle altre case tutti sparsi. Ma, purtroppo per Lily, la McGranitt ha deciso di fare le coppie per ruolo per le ronde: Lily e Potter e io e Remus. È una pazza suicida, palese. Quindi, ora" e afferrò l'amica ancora pietrificata dal polso "andiamo ad avvisare i ragazzi che no, Potter non è ancora morto, ma potrebbe esserlo a breve, ecco" disse la Vance, scatenando le risate di Alice e Marlene.

Lily sbuffò, calciando i piedi a terra in un gesto di nervosismo, come una bambina che fa i dispetti.

"Non mi avete preparata! Ero psicologicamente sconvolta! Io non ce la faccio, io rinuncio al ruolo!" sbraitò. Due scompartimenti dopo, una porta si aprì, facendo uscire il codino di Black, poggiato con una spalla al muro.

"Mi sembrava di sentire il tuo tono soave, Evans! Seriamente, nessun morto? Mi fate perdere un sacco di soldi così!"

"Hai scommesso contro il tuo amico, Black?"

"Tra te e lui scommetterei sempre contro di lui, Evans. Fai paura quando ti impegni" ridacchiò. Lily alzò gli occhi al cielo, avviandosi poi verso la fine del treno.

Sarebbe stato un lungo anno.


La Sala Grande era esattamente come tutti gli altri anni

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La Sala Grande era esattamente come tutti gli altri anni. Grande, appunto, bella da togliere il fiato...magica. Lily pensava non si sarebbe mai abituata a tutta quella bellezza, ma a vedere le facce dei suoi amici non doveva essere la sola. Si sedette a circa metà della tavolata insieme alle sue amiche, pronta a vedersi piombare addosso Potter da un momento all'altro, come ogni singolo anno, pronto a chiederle di uscire ancora una volta (la... trecentesima, forse?). Rise a una battuta di Alice, già pronta a contare il numero di teste girate verso Marlene.

Già quando erano delle piccole undicenni, Marlene catturava gli sguardi di tutti i presenti, maschili e femminili. Con gli anni, poi, aveva iniziato a subire delle vere e proprie radiografie, complici il fisico da modella e l'aria elegante e regale. I capelli, neri e lucenti, le arrivavano quasi al sedere; gli occhi erano di un blu talmente intenso da sembrare dipinto, la pelle diafana e i lineamenti da principessa. "Ah", pensò Lily, "se solo la vedessero com'è con noi!". Aveva sempre avuto un legame speciale con Marlene. Amiche sin dal primo istante, si erano letteralmente scelte: la rossa e la mora, il fuoco e il ghiaccio. La incuriosiva vedere come una bambina di soli undici anni potesse essere così autoritaria e precisa, con ogni mossa calcolata al millimetro, ogni frase pesata al milligrammo. Aveva poi capito che le più antiche famiglie di Purosangue tendevano a dare un'educazione ben precisa ai loro figli, per prepararli a una vita di regole antiche e, onestamente, antiquate. Crescendo, e conoscendo altri "tipi" di purosangue, aveva scoperto che anche quel mondo così apparentemente perfetto nascondeva un incredibile numero di varianti. La famiglia McKinnon non era realmente antiquata come poteva sembrare: filobabbani, moderni e potenti, come Prewett e Potter, avevano scelto di educare i figli sì al portamento e all'eleganza (nozioni che Potter aveva sicuramente evitato di apprendere), ma anche alla tolleranza e alla gentilezza nei confronti di chi era visto più debole. Chi, come lei, rischiava ogni giorno di vedersi togliere il diritto di vivere in quel mondo magico. Chi, come lei, rischiava ogni giorni di essere ammazzato senza colpe. Lily rabbrividì al pensiero di quello che aveva letto sulla Gazzetta del Profeta durante l'estate: attacchi, sparizioni, morti. Aveva passato i tre mesi lontani da Hogwarts a porre protezioni sulla sua casa e su quelle dei vicini babbani, a osservare con ansia ogni passante, a sobbalzare a ogni suono estraneo nella notte. Ora era ad Hogwarts, era al sicuro, eppure il pensiero fisso di aver lasciato la propria famiglia da sola le levava spesso il fiato per qualche secondo.

Hurts Like Hell | JilyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora