1. Messaggio di Fuoco

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Egon

Lagren, la capitale del regno unificato, la città dei re. Erano passati solo due mesi dall'ultima volta in cui Egon vi aveva fatto visita e adesso la città sembrava aver dimenticato il freddo dell'inverno per prepararsi alla stagione calda: le strade erano vive, i bambini e i commercianti occupavano i marciapiedi con bancarelle e botteghe, le locande accoglievano i turisti nella capitale e le taverne e i ristoranti brulicavano di contadini, allevatori e mercanti che aspettavano il loro meritato pasto.

Il profumo del cibo aleggiava nei vicoli e persino nella strada principale, tanto da fare ringhiare sommessamente Amias, che procedeva in modo lento e sinuoso al fianco del suo padrone.

Grazie ai loro leoni, Egon e Kai avevano impiegato poco più di un giorno per raggiungere Lagren attraverso le montagne; la metà del tempo che avrebbe impiegato un uomo a piedi.
Nonostante la corsa, il sentiero tortuoso e l'aver sostenuto il peso delle due salamandre, né Amias né Rook sembravano esausti, anzi, procedevano altezzosi tra la gente che ammirava rapita e intimorita le loro criniere di fuoco.

Egon alzò un angolo delle labbra in una smorfia di orgoglio. Sebbene non facesse più parte dei Pušák'reskar, nessuno aveva obiettato quando aveva chiesto di tenere Amias con sé, dopotutto non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma si era inevitabilmente affezionato all'animale... E Amias a lui, anche se il leone disdegnava le sue carezze, o rispondeva con lenti ruggiti quando Egon gli rivolgeva dei complimenti. Era come se gli rispondesse: "So quanto valgo, non c'è bisogno che tu me lo dica".

A conti fatti, Amias poteva essere tranquillamente la sua controparte animale...

«Spero che ci sia del cibo per noi» Kai alzò lo sguardo sulle gradinate che separavano l'enorme piazza di Lagren dall'ingresso del palazzo.
Egon sollevò gli occhi sugli stendardi che sventolavano in alto; le arcate maestose gli avevano sempre fatto rizzare i peli delle braccia, sentiva quasi che il palazzo inglobasse in sé tutti coloro che varcavano i cancelli, un'entità a parte rispetto alla città in festa dall'altro lato della piazza.

«Ci sarà tempo per il cibo più tardi» fece Egon, quindi iniziò a salire le ampie scale seguito da Amias.
Il leone di Kai, più giovane di Amias ma ubbidiente quanto lui, seguì il suo simile su per le scale, lasciando indietro la sua salamandra.
«Non mangiamo da un giorno intero, Egon!» si lamentò Kai, decidendosi ad accodarsi agli altri.

Era vero. Egon sapeva che concentrandosi abbastanza persino lui avrebbe avvertito i crampi della fame, eppure ogni volta che pensava a fermarsi, o alle pause da concedersi, gli veniva in mente la calligrafia veloce e preoccupata di Atlas. Le parole d'inchiostro impresse sulla carta gli affollarono i pensieri a mano a mano che saliva le scale.
"Ho bisogno di te a Lagren".
"Il trattato di pace è stato minacciato".
"Ci sono state delle sommosse a est".

Di tutta la lettera, Egon aveva focalizzato la sua attenzione su quelle tre frasi. Atlas si era premurato di aggiungere: "discuteremo i dettagli a corte", ma Egon aveva già deciso da sé di raggiungerlo il prima possibile.

"Ho bisogno di te a Lagren".
L'immagine di Atlas chinato sul foglio a scrivere quelle parole lo aveva tormentato per tutto il viaggio; doveva vederlo, assicurarsi che stesse bene, poi avrebbero discusso del resto.

Eppure, la prima faccia familiare che vide dopo aver passato le guardie ai cancelli del palazzo non fu quella del suo re.

«Ciao, salamandra» la chioma dorata e folta del generale e capitano della guardia reale comparve dall'altro lato dell'atrio. «Salve, Kai» aggiunse.
Avanzò fino all'ingresso con una leggiadria che fece storcere il naso a Egon; non aveva idea se gli desse più fastidio la sua tenuta bianca e argento, o il portamento altezzoso che Modrin indossava con tanta consapevolezza.
«Ciao, elfo» Egon accennò un saluto col mento.
«Generale Orment» Kai si schiarì la voce, «abbiamo fatto il prima possibile.»

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora