27. Fiorellino

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Zora

Dopo le idiozie che aveva sputato alla bottega, Egon non si era più fatto vedere per il resto del giorno.
Era occupato con la ricerca di Shiloh e aveva mandato un comunicato al palazzo per far aumentare i controlli sulla rotta per Herm e la prigione.

Re Horan se la stava facendo sotto. Il fatto che gli fossero scappati dei prigionieri da sotto al naso dimostrava l'inadeguatezza di Helaware ai compiti stabiliti dal trattato di pace con Valdris.

Ovviamente, Talon aveva rassicurato il re che se ne sarebbe occupato al più presto, perciò, le guardie in città erano triplicate.
Il clima era velenoso e in quello stato Rylan e gli altri protetti di Madre Alys non potevano scappare verso luoghi più sicuri.

Con tutte quelle pressioni addosso, Shiloh e le altre salamandre sarebbero passati all'offensiva. Zora lo sapeva perché era già successo in passato... Un tempo si sarebbe rincuorata pensando che il generale Talon li avrebbe scovati, ma ormai non aveva più certezze.

Si era davvero ridotta a sperare che Egon, un'altra salamandra, rimettesse a posto le cose?

Le era bastato un giro in città e qualche pettegolezzo nelle case dove era andata a scrivere e leggere lettere per aggiornarsi sulla situazione.

Il lord della Montagna di Fuoco aveva ribaltato un regno e scoperto i nervi più deboli.
Adesso capiva perché in molti lo temevano... Sapeva che presto si sarebbero diffuse nuove storie e leggende su di lui.

Il lord liberatore. Oppure, il mostro. Dipendeva da chi avrebbe raccontato la storia.

Se fosse toccato a lei narrarla, il titolo sarebbe stato: "il lord degli stronzi".
Insomma, qualcosa che avrebbe accomunato i pareri di ambo le parti.

Però, al calare della notte, un senso di ansia le strinse la gola. Egon e Kai erano lì fuori a cercare Shiloh.
Dopo tutto quello che la salamandra le aveva raccontato, Zora non poteva fare a meno di pensare a lui. Sperò, anzi pregò il suo dio, il Primo, che Egon non incappasse nei demoni del suo passato... Poi si chiese se non sarebbe stato più efficace pregare il dio di Egon.

Neanche l'infuso in più che aveva preparato per se stessa bastò a placare il suo animo. Era come se il calare delle tenebre la portasse all'inquietudine. La notte, ormai, era sinonimo di perdizione e morte.

Ed Egon era fuori a fronteggiare le proprie paure, mentre lei era chiusa nella sicurezza della sua soffitta.

Zora scosse la testa. Pensarci non l'avrebbe portato indietro.
Cercò nella sua mente la forza di tornare a odiarlo e nei meandri dell'oscurità che viveva in lei trovò un nome.
Freya.

Freya, il cui odore era impresso nella memoria di Egon.
Freya che sapeva combattere. La regina per la quale Egon si immolava.
Freya che conosceva i gusti del suo lord.
Freya, con cui Egon scambiava una corrispondenza privata.

La stanza si fece fredda. Zora spense tutte le candele e andò a dormire.

*

Non era previsto che la prima visita del pomeriggio seguente fosse alla casa dal tetto a spiovente, due strade più su rispetto al suo vicoletto.

Kai si era raso la barba e il suo viso sembrava più incazzato del solito quando aprì la porta e si trovò Zora davanti.

Non ci provò nemmeno a combattere contro di lei, e Zora la considerò una grande vittoria.

«Entra» sbuffò il rosso, arricciando le labbra sottili.
Nonostante il disprezzo che aveva maturato durante la notte, non appena gli occhi di Zora si posarono sulla figura di Egon, lei tirò un sospiro di sollievo.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora