57. La caduta

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Zora

Le catene invisibili che l'avevano legata erano fin troppo familiari, ma adesso stringevano col doppio della forza. Stringevano per uccidere.

Volò, letteralmente, dalla torre fino alla banchina, senza allentare neanche per sbaglio la presa sul pugnale di Egon.
Certo, non che le servisse molto in quella situazione, ma non l'avrebbe più perso. Mai più.

Il volo si arrestò di colpo e Zora piegò il collo all'indietro bruscamente nella frenata. Strinse i denti.

Avrebbe sopportato ogni cosa perché doveva sopravvivere.
E doveva sopravvivere perché non aveva detto a Egon che lo amava.

Edlynne era in piedi davanti a lei e teneva Zora sospesa a mezz'aria controllando quelle corde magiche e invisibili. «Eccoti, finalmente.»
L'armatura d'oro era accecante e Zora dovette strizzare gli occhi per non sentire dolore nel guardarla.
«Non piangere, bambina mia, dovresti ringraziarmi per averti mandata tra le braccia di quella salamandra.»

Con uno strattone violento Edlynne la avvicinò al proprio viso per guardarla meglio. Si compiacque nel vederla sporca di terreno e sangue.

«Merrior è davvero una bella scopata come sembra?»
Zora sputò per terra. «Va' a farti fottere.»
«Molto volentieri, tesoro, quando tutto questo sarà finito.»
«Gli elementali ti distruggeranno.»
Edlynne piegò le labbra in un sorriso perverso. «Quando arriveranno, questa città sarà già al mio comando.»
«Ho incendiato le tue navi.»

La donna non diede a vedere se si fosse irritata oppure no, ma sul suo viso calò un'ombra. L'istante successivo le corde invisibili le strinsero il polso destro con una tale violenza da farle cadere il pugnale da mano.
Zora gridò, le lacrime agli occhi.

«So quello che hai fatto, bambina mia, ed è un vero peccato» Edlynne si avvicinò ad accarezzarle una guancia «saresti stata così utile per me, tesoro.»

Il dolce viso accomodante si trasformò in un secondo in un'espressione di odio e gelo. «Peccato che hai rovinato tutto.»
Le catene invisibili si avvolsero attorno ai suoi arti come dei rampicanti e strinsero con la stessa tenacia di serpenti.
Le avrebbe rotto le ossa.

Poi si fermarono.
Edlynne rise. «Qualche istante di pazienza, mia cara» una corda le si attorcigliò sul collo. «lasciamo che Talon faccia vedere alla salamandra l'istante in cui ti spezzerò il collo.»

La catena strinse e Zora piegò il collo all'indietro in un ultimo disperato tentativo di prendere aria. Ma ormai già non ci vedeva più.
Sentiva la magia accarezzarle le ossa come una vecchia amica, come una sua pari, ma era una menzogna. Dietro quell'apparenza gentile si nascondeva un mostro.

Egon.

Zora chiuse gli occhi. Se proprio doveva andarsene, allora l'avrebbe fatto pensando a quanto di buono aveva avuto dalla vita. E dopo Clove e Orestes, la sua mente si riempì delle immagini di Egon che la baciava, che faceva l'amore con lei, che ballava facendola volteggiare freneticamente sulla musica selvaggia dei violini. Egon che l'aveva salvata e che le aveva detto di amarla.

Anche lei lo amava.
Lo amava con tutta se stessa.
Ed era stata una stupida a non averglielo detto. Forse non avrebbe potuto farlo mai più.

Si chiese se sarebbe prima soffocata o se sarebbe stato il collo a spezzarsi e a portarla nel Regno di Kal.
Si preparò per entrambe le opzioni, ma capì che non si poteva essere pronti per la morte. Non ci si poteva preparare per certi addii.

Zora smise di respirare.
E la magia scomparve, all'improvviso, così come era arrivata. Le corde si ritrassero e lei respirò, tossì e cadde con le ginocchia al suolo.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora