7. Dove il confine è evidente

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Egon

Se la pioggia della notte precedente resisteva ancora nei fossi lungo le strade giù al porto, nei pressi del castello sembrava non essere mai caduta dalle nuvole.

L'acciottolato era asciutto e l'erba dei giardini fresca e vivace, come se fosse appena stata curata dal giardiniere.

Il castello che sembrava minaccioso a vederlo dal mare, adesso non era altro che una squallida dimostrazione di ricchezza che stonava a confronto con le zone più basse della città.
Che buffonata.

«Mi auguro che il re non sia un idiota troppo pieno di sé» commentò Kai.
Si era un po' calmato dopo l'episodio fuori dalla bottega, ma Egon sapeva riconoscere il nervosismo nelle pieghe del suo volto. E a vedergli la tensione tutta accumulata nei muscoli del collo, Egon capì che non era dovuto all'incontro reale.
«Concedere un briciolo di fiducia a questi umani non può farci male» disse più a se stesso che a Kai.

L'altro scrollò le spalle. Si vedeva da lontano che non era d'accordo e di solito Egon si fidava del sesto senso di Kai, ma il ragazzo si era mostrato diffidente fin da quando erano sbarcati, e lui non doveva dimenticarsi di essere lì per conto di Atlas... Quindi doveva calibrare bene le sue scelte e soprattutto le sue parole.

«Lord Merrior!»
Dall'alto dei cancelli Nova alzò un braccio per farsi notare; aveva legato i capelli in una coda di cavallo alta e molto tirata, il che le stirava il viso e le scopriva la fronte. Egon e Kai la raggiunsero e lei li accolse. «Spero abbiate riposato abbastanza, stanotte.»
Kai borbottò qualcosa tra i denti. «Io ho dormito anche troppo» disse e gettò un'occhiata a Egon attraverso le ciglia.
Nova non sembrò cogliere la frecciatina, ma azzardò un sorriso sghembo prima di fare loro strada fino alle guardie all'ingresso.
I due uomini alzarono le lance che sbarravano l'ingresso non appena li videro avvicinarsi.

«Dov'è il capitano?» chiese Kai.
Meira indicò la rampa di scale che si innalzava alla loro destra. «Ci aspetta.»
All'improvviso un valletto sbucò dal nulla e prese a camminargli davanti per indicare la strada da seguire.

Il castello era un labirinto, in effetti, molto diverso dal palazzo di Atlas e Freya a Lagren; più scuro e massiccio, costellato da corridoi stretti e lunghi con le pareti tappezzate da dipinti di vecchi nobili e re del passato. Più di uno degli uomini nei quadri indossavano parrucche e abiti pomposi. Egon immaginò Atlas conciato allo stesso modo e no... Non avrebbe mai potuto prenderlo sul serio.

Il valletto li guidò due piani e mille corridoi più su. Egon manteneva il conto delle svolte e del percorso solo grazie all'odore e alla consistenza dell'aria. Fortuna che fosse un Elementale, altrimenti si sarebbe già perso.

Quando ebbero salito l'ultima serie di quattro gradini, Egon perse completamente il senso dell'orientamento e non ebbe idea dell'altezza a cui erano arrivati rispetto al suolo, ma capì che erano finalmente giunti a destinazione quando notò il capitano delle truppe dell'ambasciata che se ne stava ad aspettare in piedi, sulla soglia di un'enorme arcata coperta da un tendaggio piuttosto pesante e sontuoso.

Meira non si scompose quando vide arrivare sua moglie, ma cambiò il peso sulle gambe e scosse la testa. «Niente da fare» disse e Nova sospirò sconfortata.
Egon incrociò le sopracciglia. «Che succede?»
L'ambasciatrice lanciò un'occhiataccia alle guardie di piantone ai lati dell'arcata, ma i due uomini non diedero cenni di vita, guardavano avanti come statue. «I guerrieri non sono ammessi alle udienze nella sala del trono» si lamentò Nova.
Egon soppesò le sue parole. «Chi ha deciso questa stronzata?»

Una delle due guardie tradì un movimento delle labbra.

«Il re» sbuffò Meira, poi cercò lo sguardo di Kai, sorridendo mortificata. «Devo chiederti di restare con me, capitano Rigan.»
«E dobbiamo lasciare le armi prima di entrare» aggiunse Nova.
Fantastico!
Egon imprecò. «Siamo salamandre, per Xels! Privarci delle spade non ci renderà meno pericolosi» sbottò.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora