47. Giuramento

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Zora

La nave arrivò dopo nemmeno un'ora da quando la fata era entrata a casa di Orestes.
L'imbarcazione non era grande, ma era veloce e il controllo sull'aria degli elfi e delle silfidi a bordo permise loro di salpare subito, senza nemmeno il favore del vento.

Egon aveva aspettato Nova al porto e si erano salutati, poi l'ambasciatrice aveva ripromesso a Zora che si sarebbe occupata di Rylan e degli altri. A Zora non restò che fidarsi di lei quando mise piede sulla passerella della nave.

Eccola lì. Anni passati a fuggire dalle salamandre e dalle navi e adesso era salita volontariamente su un'imbarcazione per seguire un Elementale del fuoco.

La cosa più strana era che non se ne pentiva. I suoi amici erano con lei e Zora sapeva che tutto sarebbe tornato al proprio posto, in un'apparente tranquillità ancora troppo distante.

La fata era in qualche stanza ad assicurarsi che il corpo di Kai arrivasse intatto a destinazione. Egon voleva seppellirlo alla Montagna di Fuoco e voleva che ricevesse il funerale dei guerrieri del fuoco, o come li chiamava lui, perciò, sebbene viaggiassero al doppio della velocità, ci avrebbero impiegato due o tre giorni ad arrivare e il corpo di Kai non doveva decomporsi, quindi la fata usava tutta la sua polvere magica per proteggerlo.

Zora si sentì male non appena quel pensiero la sfiorò.

Quella era la realtà di Egon; una in cui fate centenarie con le ali ripiegate sulla schiena andavano in giro a praticare l'impossibile. In un'altra occasione ne sarebbe stata ammaliata... Ma non in quel momento, quando tutto ciò che la circondava le ricordava Kai che veniva trafitto da Shiloh.

La stanza in cui dormiva era un buco con due amache. Clove e Orestes russavano in sintonia accanto a lei, ma non era quella la ragione della sua insonnia. Lasciò la sua amaca e si avvolse uno scialle sul vestito scollato e sporco, nessuno aveva indumenti puliti né per lei né per Egon, e la fata non poteva permettersi di sprecare energia pulendoli.

Vernalis aveva un potere immenso con un limite troppo breve, doveva recuperare energie di tanto in tanto dormendo.

Qualcuno, forse una delle silfidi dell'equipaggio, le aveva detto che Vernalis aveva anche il potere di farla addormentare, se avesse voluto, ma Zora era convinta che la stanchezza l'avrebbe fatta abbattere in pochi secondi.

Così era stato. Peccato che si era svegliata dopo qualche minuto in una pozza di sudore e in preda agli ansiti.
Un po' d'aria le avrebbe sicuramente giovato. Per cui, brancolò nel buio fino a trovare le scale che portavano sul pontile.

Il vento le sferzava tra i capelli che sbattevano contro le sue guance come  fruste. Li raccolse frettolosamente in una treccia prima di mettere di nuovo piede all'esterno.

Sentiva il suono del mare che ondeggiava gentile, e pensò che se anche fosse stato una tavola piatta, non sarebbe andata a sporsi oltre la balaustra.

«Adesso capisco il perché del profumo di cannella» fece una voce nel buio.
Zora mise a fuoco la vista fino a che non vide una sagoma più nera della notte affacciata al parapetto.

Egon le dava le spalle, ma lei non si sorprese del fatto che l'avesse percepita; dopotutto, si era persino legata i capelli.

«Non usavi il tuo incantesimo da molto, vero?» riprese senza voltarsi, «Adesso, l'odore è più forte.»

Avrebbe dovuto immaginare di trovarlo all'aria aperta, le cabine della nave erano troppo strette e piccole, una specie di tortura per lui.

Zora si chiuse nello scialle. «Non volevo disturbarti.»
«Non mi disturbi» rispose subito, ma era deciso a non guardarla, e di sicuro Zora non gli sarebbe andata vicino. «Incubi?» le chiese.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora