Egon
Corsero fino a che non furono lontani dal castello, ma la pioggia era impietosa e perciò continuarono a correre e a un certo punto l'ansia e la preoccupazione si trasformarono in frenesia e divertimento.
Zora gli stringeva la mano come se ne dipendesse la sua vita e iniziò a ridere.
«Che c'è?» le chiese.
Lei intrecciò le dita con le sue. «Io odio i temporali» rise «eppure, non sono mai stata così felice.»Egon ricambiò la stretta e lo stomaco gli andò in subbuglio.
Aveva mai reso felice qualcuno?Aveva deluso molte persone, quello lo sapeva per certo, altre le aveva rese orgogliose, altre ancora appagate. Aveva soddisfatto le aspettative di molti, conquistato la fiducia di pochi e si era meritato la furia di Xels dopo ogni cuore che aveva spezzato e usato.
Ma non aveva mai reso felice qualcuno.
Eppure, Zora era lì a sorridere come se quella corsa sotto la pioggia fosse quanto di più bello ci fosse al mondo ed Egon ne voleva di più. Voleva più del suo sorriso, voleva più di lei.
«Vieni!» la condusse su per il vicolo che portava alla sua abitazione col tetto a spiovente.
Lei non protestò, anzi, accelerò fino a ripararsi sotto l'ingresso. Egon cercò la chiave sotto la tegola rotta del tettuccio sull'ingresso e aprì.Zora si schiacciò contro la porta dopo averla richiusa, abbandonando dietro di sé il temporale.
Egon si fermò davanti a lei e si prese una lunga pausa per guardarla, adesso che erano al sicuro e soli.
Per Xels...
Avevano lasciato il mantello di Zora al palazzo e il vestito che fino a un attimo prima le fasciava le curve con tanta maestria, adesso non era altro che un adesivo incollato sul suo corpo dalla pioggia.
Nella stanza del principe aveva fatto fatica a contenersi e Zora doveva essersene accorta... per forza.
Aveva fatto appello a tutto il suo autocontrollo per non sfilarle il vestito da dosso e imitare la coppia nel corridoio del castello. Adesso, però, non aveva restrizioni e la cosa lo spaventava.Zora era fradicia dalla testa ai piedi e ansimava ancora per la corsa; i suoi seni sodi si alzavano e abbassavano seguendo il ritmo frenetico della sua respirazione. Egon indugiò con lo sguardo sui capezzoli induriti dal freddo, che erano fin troppo visibili attraverso la stoffa stretta e bagnata.
Deglutì. Avevano lasciato le cose in sospeso nella stanza del principe e adesso intendeva riprendere da dove si erano interrotti.
Se a lei stava bene, ovvio.
Dal canto suo, si era già calmato; il duro e costante allenamento gli aveva permesso di recuperare fiato in fretta.
Alzò la temperatura del suo corpo e in pochi istanti i suoi vestiti e i capelli si asciugarono, generando nell'aria una sottile scia di vapore che investì la ragazza.«Puoi farlo anche a me?» ansimò lei.
Egon sentiva il suo cuore battere veloce, il fiato di Zora gli scaldò il sangue nelle vene e il suo profumo gli bruciò le narici.Egon inclinò la testa da un lato. «Fare cosa, fiorellino?»
Lei rabbrividì. Egon aveva abbassato il tono della voce di un'ottava di proposito, perché sapeva l'effetto che avrebbe avuto su di lei.
«Mi...» abbassò gli occhi, nascondendoli dietro le lunghe ciglia «Mi riscalderesti?»
Egon latrò una risata. «Conosco diversi modi per riscaldarti, mio fuoco» mosse un passo verso di lei, una volpe che giocava con un coniglio «devi essere più precisa.»Zora si tese e poi si rilassò, quindi strinse gli occhi verde azzurri in due fessure. «Prima mi togli tutta l'acqua dai capelli, salamandra» inarcò un angolo delle labbra rosse in un ghigno malvagio «poi vedremo se puoi togliermi anche il vestito.»
Egon sollevò le sopracciglia. «Vedremo?»
«Dipende da quanto sarai stato bravo con i capelli» scrollò le spalle allargando il sorriso. «Ti conviene impegnarti.»
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Ignis - Elementali Vol.2
Fantasy[COMPLETA] Sono passati due anni dalla liberazione di Valdris, due anni da quando Egon Merrior veste i panni del Lord del Palazzo del Fuoco. Ma i giorni festivi e tranquilli finiscono nel momento in cui riceve una comunicazione reale da Atlas: una n...