59. Ricominciare

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Egon

Atlas non l'aveva fatto partecipare all'incontro con i sovrani di Valdris. Aveva ritenuto che Egon fosse ancora emotivamente e fisicamente instabile, doveva riposare e rimettersi in sesto, non importava quante volte lui avesse insistito sull'importanza di stargli accanto in qualità di suo consigliere, Atlas era stato irremovibile.

E così era rimasto in disparte, con la mano sinistra immobilizzata e fuori uso, a distrarsi guardando Zora e Clove che si destreggiavano tra i feriti, offrendo tutta la loro conoscenza di medicinali a base di erbe per preparare i rimedi.

Zora si era proposta per tenere d'occhio sia lui che Orestes, ma tutti e due sapevano di potersela cavare da soli mentre le ragazze si occupavano dei più bisognosi.

In verità, il cacciatore si era addormentato profondamente sulla prima sedia libera che aveva trovato ed Egon gli aveva fatto da guardia giusto per tenersi impegnato.

Poi era arrivata Freya. La corona d'argento che le cingeva la testa era l'unico indizio della sua regalità. La divisa da volo grigia e i capelli legati in una treccia lunga la facevano apparire più giovane.

«Tuo fratello è al Palazzo del Fuoco» lo informò, «era appena tornato e non volevo che si stancasse troppo. Gli ho detto che stai bene.»
Egon annuì riconoscente. «E i bambini?»
Un angolo delle labbra della regina si sollevò in un sorriso. «Sono qui. Vernalis ha costruito loro uno scudo con la sua polvere. Hanno dormito per tutto il volo.»

Pazzi.

Erano stati due pazzi a permettere che i neonati volessero con loro sulle aquile. D'altra parte, Freya gli aveva assicurato che i piccoli Elementali dell'aria riuscivano a sostenere un volo tranquillamente. Era la loro natura.

La regina si poggiò contro il muretto su cui lui era seduto. «Come stai?» sospirò.
Egon scrollò le spalle. «Sto già meglio.»

Era una bugia. Odiava il fatto di non poter usare la mano sinistra e ogni volta che si piegava, il fianco gli bruciava.

«Non potrai bere liquore per un bel po' se non vuoi sanguinare in giro per il palazzo.»
Egon fece schioccare la lingua sotto al palato con un verso di disapprovazione.
Freya rise.

La donna non aveva staccato gli occhi da Atlas neanche per un attimo. Il re stava stringendo la mano ad Ander; avevano concordato un nuovo trattato e adesso c'era speranza per una vera collaborazione tra umani, Elementali, maghi, fate e giganti.
Forse, il regno di Helaware sarebbe rinato sotto una nuova stella ora che il principe aveva la corona.

Persino lui pensava che Ander avesse  grandi capacità per governare.  Dopo tutto quello che aveva orchestrato da solo per arrivare a quel punto, il giovane re umano sarebbe stato un ottimo alleato dall'altra parte del mare.

«Sono contenta che tu ce l'abbia fatta, Egon.»
Egon annuì. «So di essere uno stronzo, ma sono anche un Pušak'reskar. Se dico che la guerra non arriverà da noi, allora stai certa che non accadrà.»
Freya scosse la testa. «Intendevo con Zora.»
Il fiato gli rimase sospeso in gola. Immediatamente, gli occhi volarono alla chioma rosso scuro poco distante da loro. Anche lui non aveva smesso di guardarla per un istante.

«E sono convinta che anche Kai sia contento.»
Era un commento difficile.
Egon sospirò. «Mi manca. Se ci fosse stato lui, la mia mano sarebbe ancora tutta intera.»

Freya sorrise. «Adesso è con Leyran» si mise dritta con uno slancio. «E tutti e due saranno con te per sempre.»
Egon la guardò allontanarsi verso Atlas.
C'era di più dietro quelle parole. Anche Freya aveva perso la sua famiglia prima di costruirsene una con Altas.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora