29. A che prezzo?

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Zora

Le sue ginocchia graffiate si scontravano con la camicia ruvida della salamandra, accrescendo il bruciore insopportabile.

L'uomo se l'era caricata in spalla come un sacco di patate e poi aveva iniziato a correre. Era veloce. Senz'altro, uno dei pochi ad avere un fisico prestante tra tutti i volti emaciati che aveva visto.

La salamandra era tenace, glielo doveva, Zora scalciò ripetutamente nel suo stomaco, ma quello non allentò la presa su di lei.

Si chiese se da sola poteva davvero farcela. Magari, doveva solo aspettare che la salamandra si fermasse a prendere fiato e approfittare della sua distrazione. Forse, avrebbe dovuto smettere di lottare e quello avrebbe abbassato la guardia.

Forse...

La salamandra stramazzò al suolo, incespicando e sbattendola a terra.

Cos'era successo?

Un grido catturò la sua attenzione. «Alzati! Presto!»
Egon correva veloce per raggiungerla.

Egon...

Zora abbassò lo sguardo sulla salamandra distesa al suolo: il pugnale di Egon era conficcato proprio in mezzo alle scapole.

«Prendi il pugnale, Zora!» urlò l'altro mentre correva.

Zora si sentiva male. Il sangue della salamandra sarebbe uscito a fiotti se avesse estratto la lama. Aveva già le vertigini per la corsa e il dolore alle ginocchia... Ma doveva farlo se voleva andare via di lì.

Avvolse l'impugnatura con entrambe le mani e tirò il pugnale senza guardare.
«Va' via» urlò Egon, «vai!»

L'ultimo avvertimento fu inghiottito da un verso gutturale.
Zora ansimò provando a rimettersi in piedi, e il sangue della salamandra gocciolò lungo la sua gamba.

Egon fu sbattuto a terra da un altro suo simile, ma non gli ci volle molto a liberarsi dalla debole presa in cui era stato costretto, quindi ribaltò le posizioni e stese l'avversario sotto di lui. Con un pugno gli fece sanguinare il naso, poi gli lasciò la camicia.

Zora capì che Egon si stava trattenendo. Non l'aveva mai visto battersi al pieno delle sue capacità, ma ne conosceva la grinta e sapeva che la stava tenendo a bada. Perché il suo avversario era una salamandra... Forse un ex compagno di armi.

Egon era stato un capitano. Quanti di quelli che l'avevano torturato erano passati sotto il suo comando?

Il ragazzo fece per rimettersi in piedi, in modo da raggiungerla...
Zora sbiancò. «Egon!» gridò, «alle tue spalle!»

Ma lui riuscì a schivare solo in parte il coltello che gli ferì il braccio. La salamandra col naso rotto si era rialzata ed era pronta a battersi ancora.
Egon sibilò e gli bastò un gesto per rubare il coltello e conficcarlo nel collo dell'altro.

Era stato talmente veloce che Zora quasi non se n'era accorta, la salamandra non aveva avuto nemmeno il tempo di gridare.

Però, quando Egon si rialzò aveva le mani insanguinate e non tutto quel liquido rosso scuro era suo. Zora si portò una mano alla bocca.

Per tutti gli dei.

Fino a quel momento non si era mai resa conto di chi fosse Egon Merrior, di quanto fosse letale. La sua naturalezza nell'uccidere la sconvolse.

E questo fu una disgrazia.

Perché Zora non vide arrivare la salamandra che le tappò la bocca.

Fu forse un riflesso incondizionato che la portò a nascondere il pugnale nella gonna prima che quello se ne accorgesse. L'aveva stretto per tutto il tempo come se ne dipendesse la sua vita; non avrebbe smesso proprio adesso.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora