44. Imperdonabili

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Zora

Le palpebre erano pesanti e in bocca sentiva ancora il sapore del sangue. Le faceva male la testa e quando riacquisì consapevolezza del proprio corpo, si rese conto che le dolevano tutti i muscoli e che le gambe erano schiacciate sotto il suo stesso peso, mentre le mani erano legate dietro la schiena a un palo di legno ruvido.

Merda.

Aprire gli occhi di scatto non fu una buona idea. La fitta che le colpì la testa fu devastante e sembrava che il mondo intorno a lei ondeggiasse.

Provò a strattonarsi, ma il nodo alle mani era troppo stretto, le tagliava i polsi. Forse avrebbe potuto usare l'incantesimo per bruciare la corda...A non sentiva più la lingua.
Le avevano stretto una benda attorno alla bocca e la stoffa le graffiava gli angoli delle labbra.

Le girò la testa. Di nuovo, quella sensazione che il mondo stesse dondolando le fece venire le vertigini e le girò lo stomaco.

Zora sollevò lo sguardo nella stanza buia e quando gli occhi si abituarono al buio riuscì a scorgere dei barili in un angolo e delle casse di legno impilate le une sulle altre.
L'odore dolciastro nell'aria le fece storcere il naso.

Kalyah...

Era l'odore della droga che spesso sentiva nei vicoli bui giù al porto.

E quello accanto a lei era un carico di Kalyah...

Ecco perché aveva la sensazione di star ondeggiando: si trovava nella stiva di una nave.
Alquanto logora, tra l'altro.

No.
No.
No.

Diede un'altra scossa alle corde che la legavano e per un attimo il materiale si impigliò in una crepa nel legno.

Se pure si fosse liberata, poi cosa avrebbe fatto?
Non aveva idea di quanto si fossero allontanati dal porto.
Certo, poteva trovare una scialuppa e aspettare la notte, agire di soppiatto...

'Fanculo tutto, se non c'erano le scialuppe si sarebbe buttata in acqua.

Doveva andare via da lì e lei era brava, anzi, fenomenale nel fuggire dalle situazioni spiacevoli.

E poi la botola che portava sul pontile si aprì.

Merda. Merda. Merda.

Immobilizzò subito i polsi prima che il suo aguzzino potesse accorgersi che stava provando a liberarsi.

«Sei già sveglia? Sono venuto a vedere come stessi» la risata acida le fece contorcere lo stomaco.
Shiloh.
Non era una sorpresa, ma di certo era sgradevole saperlo lì, in quella stiva buia e stretta.

La luce alle spalle della salamandra gli oscurava la faccia, ma Zora si disse che era meglio così.

Provò a lanciargli contro le più oscene imprecazioni che avesse mai sentito giù al porto, ma dalla sua bocca uscirono solo suoni confusi e le labbra le si sgretolarono sotto la benda ruvida.

Cazzo.

Shiloh sorrise. «Non ho capito, bambolina, potresti ripetere?»
I passi lenti fecero scricchiolare il legno sul pavimento. Zora si diede una scossa, ma non si mosse neanche di un soffio.

La salamandra si accovacciò di fronte a lei, il bordo tagliente della maschera era l'unico dettaglio visibile che le desse un'idea dei suoi lineamenti.
«Ti consiglio di non fiatare, o le tue belle labbra si rovineranno troppo» mormorò.

Quando Shiloh alzò un dito Zora si ritrasse, abbassò la testa per distanziarsi il più possibile, ma non servì praticamente a nulla.
«Un viso così bello...» le tracciò i contorni delle guance con i polpastrelli, ridefinendo quella che sembrava essere la forma della maschera che lo nascondeva per metà.
Zora chiuse gli occhi e un singhiozzo la tradì. Non avrebbe tremato. Non gli avrebbe concesso quella visione.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora