16. Un passo avanti

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Egon

Egon era seduto su una grossa radice d'albero che sporgeva dal terreno; Zora, poco distante, era mezza stesa sull'erba con la schiena poggiata contro il tronco dello stesso albero.

Egon le aveva chiesto di portarlo nel luogo più tranquillo che conoscesse e si era ritrovato nel bosco, oltrepassata la casa di Orestes dove la sera prima avevano cenato.

Erano due i motivi per cui le aveva fatto quella richiesta: il primo, più importante, era che in città imperversava il caos. Talon era tornato, aveva messo in moto le sue truppe e scosso la quiete del regno con perquisizioni e interrogatori. Aveva un modo rude e plateale di mandare avanti la sua indagine ed Egon non sapeva se quell'approccio fosse davvero migliore rispetto al suo. Ad ogni modo, Nova era occupata nelle sue questioni burocratiche con il generale e avrebbe fatto rapporto non prima di quella sera.

Il secondo motivo era il terribile mal di testa del dopo sbornia che ancora aleggiava su di lui. Sulla lettera che aveva ricevuto da Freya il giorno prima, la regina gli aveva quasi imposto di condividere la bottiglia, perciò aveva portato il liquore elfico a casa di Orestes e l'uomo avrebbe quasi potuto baciarlo per avergliene offerto un po'. Clove aveva storto il naso e rifiutato pacatamente l'offerta e poi non aveva fatto altro che guardare la bottiglia con occhi malinconici.
Egon non ci aveva più fatto caso dopo due bicchieri.
Kai, come al solito, era un fenomeno nel reggere l'alcol.
Zora, invece, era uno spasso. Al secondo, o terzo, bicchierino aveva iniziato a ridere a squarciagola per ogni singola sciocchezza, poi aveva provato a convincere Orestes a cantare con lei. Se Clove non l'avesse fermata e portata via, Zora avrebbe sfoderato un intero repertorio.

Egon ci era rimasto male. Avrebbe voluto sentirla cantare di più.

Però, la serata era terminata e lui e Kai erano tornati a casa con quel che restava del liquore. Egon l'aveva finito in pochi sorsi.

Passata la sbronza, il suo primo pensiero era andato a Zora. Voleva sapere come stesse e se anche lei avesse smaltito l'alcol, quindi era andato sotto casa sua.
L'aveva trovata già sveglia e tutto sommato attenta e vispa, ma quando le aveva chiesto di andare via, anche lei aveva accennato a un leggero mal di testa, dunque si era unita a lui e aveva portato un libro con sé.

Egon le lanciò un'occhiata furtiva: la ragazza aveva il naso immerso nelle pagine del romanzo che reggeva sulle ginocchia piegate; dalla sua respirazione e dai battiti irregolari, Egon capì che doveva trattarsi di una storia d'amore condita da una buona dose di passione. Nonostante Zora si stesse concentrando a mantenere un'espressione neutra, Egon l'aveva sorpresa a mordersi il labbro o a deglutire ripetutamente. Era decisamente più divertente di quanto avesse potuto immaginare.

Voleva sapere cosa stesse leggendo, ma se gliel'avesse chiesto, lei avrebbe alzato la guardia e si sarebbe nascosta dietro la coltre dei capelli rossi che quella mattina aveva lasciato sciolti.

Meglio così.

Il giorno prima, Egon stava impazzendo. Non appena Zora si era presentata con i capelli legati, tutto il suo delizioso profumo si era insinuato nelle narici di Egon e nell'intera abitazione. Se le sue lunghe ciocche rosse erano sciolte, l'odore veniva attutito, ma con quella dannata coda di cavallo era davvero difficile resistere al richiamo dolce della sua fragranza.

Egon ne voleva di più. Voleva bruciarsi i polmoni con l'aroma di lei, voleva sentirlo sulla punta della lingua, voleva imprimerselo addosso.

Quei pensieri pericolosi gli avevano tenuto compagnia per tutta la giornata, finché non si era affidato al liquore e al suo potere inebriante.

«Che stai face-...?»
Egon sobbalzò. «Ma porca...» si portò una mano al cuore «da quanto sei qui?»
Zora, in piedi accanto a lui, scrollò le spalle. «Calmati. Credevo che voi salamandre sentiste tutto e che fosse impossibile spaventarvi.»
Vero. Da quel che ricordava, nessuno mai era riuscito a prenderlo alla sprovvista.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora