26. Senso traditore

140 14 0
                                    

Egon

«Abbiamo tanto lavoro da fare, Egon, non possiamo perdere tempo.»
Kai era all'ennesima lamentela, ma Egon se le stava facendo scivolare addosso come fossero acqua.

Non aveva dormito molto dopo l'incontro notturno con Zora, ma era decisamente più sereno adesso. Aveva riacquisito le forze, poi si era allenato fino all'alba sfogando tutto lo stress accumulato in quei giorni.

«Non è una perdita di tempo» rassicurò il rosso mentre entrambi si armavano «e poi Meira non si farà viva prima delle undici. Nova è stata convocata al palazzo.»
«Hanno comunicato gli sviluppi delle nostre indagini?»
Egon annuì. «Sono persino disposti a darci qualche giorno in più... Almeno il re. Talon, ovviamente, è contrario.»
Kai gli lanciò uno sguardo tagliente. «E cosa stiamo aspettando, allora?»
«La risposta di Atlas.»

Atlas, che non si faceva sentire da giorni.
Al suo ritorno, si sarebbe incazzato di certo con il re.
«Credi sia successo qualcosa?» insinuò il ragazzo, «Forse Fre-...»
«Stanno bene» lo interruppe, «possono cavarsela alla perfezione, e lo sai anche tu.»

Gli batté una mano sulla spalla. «Adesso basta con le chiacchiere, andiamo alla bottega.»

Certo, che era preoccupato. L'ansia lo stava divorando, Atlas non si era mai fatto attendere tanto e ultimamente anche le comunicazioni con Ren si erano fatte più rade. Era per forza  successo qualcosa.

Però Egon aveva un titolo e un compito che non passavano inosservati. Non poteva abbandonare tutto e tornare a casa da Atlas come una madre apprensiva.

Perciò, si disse che la sola cosa che poteva fare era riporre più fiducia nei suoi amici e in suo fratello.

«Avanti, Kai» lo esortò «non ti aspetto.»
Il rosso protestò e infine lo seguì di malavoglia fino alla piazza del porto.

La bottega di Clove aveva appena aperto e il segno più evidente era il carretto di Orestes appostato accanto all'ingresso. L'uomo stava scaricando pesanti fasci di erbe, di fiori e tessuti dal carro, mentre Clove sistemava la merce all'interno.

Egon adocchiò Zora che si destreggiava tra le fioriere con un grosso annaffiatoio e i capelli raccolti in una lunga treccia.
Gli venne da sorridere.
Le andò accanto, pronto a sorprenderla alle spalle, ma in quel momento Orestes uscì dal negozio e si fermò sulla porta, fissando Egon meravigliato.

«Credevo ci fossimo detti addio» fece l'uomo.
Quella frase bastò a catturare l'attenzione della ragazza, che si voltò di scatto.
Era raggiante, il contrario della triste bellezza che aveva incontrato la notte prima al molo. Indossava un grembiule bianco sulla gonna del vestito e qualcuno le aveva messo un fiore di biancospino tra le ciocche rosso scuro.

«Egon!» lo salutò con così tanta enfasi che Orestes la guardò sbigottito.
Era evidente che non sapesse del loro incontro notturno, né si aspettava di vederlo in tempi brevi.
«Ciao, fiorellino.»

Orestes lanciò un'occhiata interrogativa a Kai, che scrollò le spalle.

Neanche Egon aveva accennato a quello che era successo con Zora.

Lei poggiò l'annaffiatoio per terra, accanto alla fioriera, poi infilò un braccio sotto quello di Egon, come due amici che si ritrovavano dopo tanto tempo.
«Vieni, ti preparo l'infuso» disse, tirandolo nel negozio «offro io» aggiunse.

La campanella sulla porta suonò cristallina e Clove, dietro al bancone, alzò lo sguardo su di loro.
«Buongiorno?» fece, ed Egon le rispose inclinando un po' la fronte.

Quella situazione di leggero imbarazzo da parte di Clove e Orestes lo divertiva, e Zora, dal canto suo, procedeva col sorriso sulle labbra altrettanto compiaciuta dalla loro reazione.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora