30. La belladonna servita a corte

145 13 0
                                    

Egon

Kai gli piazzò sotto al naso la spada di Leyran e la poggiò sul tavolo della piccola cucina al quale Egon era seduto fin da quando era tornato.

«Abbiamo arrestato Shiloh e le altre salamandre che sono sopravvissute.»
«Avresti dovuto ammazzarlo» sbuffò.
Kai si sedette accanto a lui e abbassò il mento per cercare il suo sguardo.
«Non è più un problema nostro, Meira e tre dei suoi uomini condurranno i prigionieri al carcere. Stavolta, per sempre.»
Egon inarcò il sopracciglio tagliato. «È stato già deciso?»
Kai scrollò le spalle. «Il re è stato avvertito. Domani all'alba, Talon si occuperà personalmente di fornire una scorta.»
«Perché Talon e non noi? Quelle salamandre sono nostri prigionieri.»
«Egon, dobbiamo collaborare» Kai si strofinò le dita nervosamente.

Fino a che punto era convinto delle scelte del re?

«E poi, a Talon non piacciono le salamandre. Sarà contento di sbatterne qualcuna in prigione» concluse il rosso.
Egon arricciò le labbra.

Dopotutto, era un bene che fossero stati loro a catturare Shiloh e gli altri, in questo modo nessuno avrebbe potuto accusarli di fare il doppio gioco e nascondere i loro simili alla giustizia.
Talon doveva essere molto irritato.

Kai aveva ragione.
Tutto bene quel che finisce bene.

Quel bastardo di Sandor aveva il suo colpevole, Talon poteva vantarsi con il re sui suoi sospetti riguardo le salamandre ed Egon non aveva deluso Atlas. Con un po' di intercessione tra Atlas e Horan, il patto di pace sarebbe stato preservato.

Allora perché Egon si sentiva come se gli fosse sfuggito qualcosa?

«Hai rischiato grosso stanotte» disse Kai di colpo.
Egon lo guardò interdetto.
«Sono venuto a cercarti e ho visto mentre ti lanciavi dalla sporgenza per afferrare la ragazza.»
«Sapevo ci fosse il fiume, non ho rischiato niente.»
Kai scosse la testa. «Non mi riferivo a quella follia... Ma prima. Puzzavi di paura, si sentiva da lontano. Eri terrorizzato.»
Egon sostenne le iridi ambrate e screziate di nocciola di Kai con il mento sollevato.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. «È un bene che quella salamandra non se ne sia accorta, altrimenti avrebbe potuto avere la meglio su di te.»
«Non so di cosa tu stia parlando» tagliò corto.
«Oh, sì, invece» Kai si passò una mano nel ciuffo rossiccio e si alzò «per fortuna adesso che abbiamo il colpevole possiamo tornare a casa. E tu rimetterai la testa a posto» gli batté una mano sulla spalla. «qualche giorno in più e quell'umana ti avrebbe ridotto a un patetico codardo.»

"Quell'umana".

Zoraëlle, avrebbe voluto dirgli, il suo nome è Zoraëlle.

Ma non aveva le forze per tenere testa a Kai, non quella notte, non dopo tutto quello che era successo. Perciò, lasciò che andasse a chiudersi nella sua stanza.

Egon salì al piano di sopra e portò con sé la spada di Leyran, pulita e intatta come se non fosse mai stata impugnata da Shiloh.
Se Egon fosse stato al posto di Kai, Shiloh sarebbe morto a quest'ora.
Evidentemente, non era ancora arrivato il suo momento.
E forse non sarebbe arrivato tanto presto...

Egon era turbato.
Qualcosa gli divorava il fegato: la sensazione di star sbagliando strada, o di essersi fatto sfuggire dei particolari importanti... Il dubbio che Shiloh dicesse la verità.

Rivide nei suoi pensieri la faccia mezza mascherata di quel bastardo mentre diceva che non era stato lui il colpevole dell'incendio; provò a scovare la menzogna nascosta nella sua voce, nei suoi tratti sfigurati... Niente. Un bel cazzo di niente.

A Egon venne la nausea al pensare che lo stronzo avesse detto la verità.

Ma anche Zora era stata sincera.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora