28. Il mostro

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Egon

Prima arrivò il dolore alla tempia, poi quello alle ginocchia, in seguito le vertigini e la perdita dell'equilibrio. Solo alla fine arrivò l'odore del muschio e dell'erba.

«Oh oh» una voce... La voce di un uomo «ma guarda chi si è svegliato?!»
Dove si trovava?
Era buio.
No.
C'erano delle luci.
Quante?

«Egon?» una mano gli tirò i capelli «mi senti? Non ti avremmo colpito troppo forte?!»
Una risata.
Di nuovo la voce dell'uomo...
Uomo?
No.
Salamandra.

Egon aprì gli occhi di scatto, la vista era ancora un po' annebbiata. «Z... Zora?» balbettò.

La nebbia si diradò. Erano in una foresta, il rumore dell'acqua era vicino, perciò dovevano trovarsi nei pressi del fiume che sfociava a mare.
L'avevano fatto inginocchiare su vetri e rocce appuntite e gli avevano legato le mani dietro la schiena.

Liberarsi sarebbe stato un gioco da ragazzi se non fosse stato per la decina di salamandre che lo circondavano e per quella che si era accovacciata di fronte a lui.
Shiloh.
Sapeva che avrebbe attaccato presto; i denti nascosti nella trappola su Herm erano un monito. Lui li stava osservando.

«Ciao, vecchio amico» cantilenò quello.
Egon sibilò, gli pulsava la testa e l'alito fetido della salamandra lo colpì in pieno. Ruotò la testa da un lato e tossì.
Shiloh si mise a ridere. «Ma quanto siamo maleducati e spocchiosi!» e si alzò in piedi.
«Dov'è Zora?» ruggì.
Ma Shiloh si lucidò le unghie sulla casacca lurida, quindi si sistemò la maschera nera che gli copriva metà faccia, lasciandogli intravedere il risultato del suo martirio.
«Ti piace la maschera?» fece «Dopo un po' ci si fa l'abitudine.»

«Dove cazzo è Zora?!» Egon digrignò i denti così forte che alcune delle salamandre attorno rabbrividirono.
Shiloh piegò le labbra all'ingiù. «Zora?» chiese, fingendo ignoranza.

Gli avrebbe tagliato le palle. Sì. L'avrebbe fatto.

«Non ho la più pallida idea di chi sia questa Zora» continuò l'altro, scrollando le spalle.
Ne aveva abbastanza. «La ragazza che era con me, stronzo.»
La metà visibile del viso di Shiloh si illuminò. «Oh... Volevi dire Ellie.»

Egon incrociò le sopracciglia. Doveva esserci un errore. Magari, Shiloh voleva farlo impazzire, oppure...

«Per favore» un singhiozzo fin troppo familiare gli gelò il sangue nelle vene, «vi prego, no!»

Lo sguardo di Egon scattò verso gli alberi a sinistra. Due salamandre stavano tenendo Zora per le braccia e la strattonavano violentemente per costringerla a camminare.

«Vedi, la nostra cara Ellie si è svegliata prima di te e ha deciso di reagire» spiegò Shiloh con un tono piuttosto divertito, «le hai insegnato tu a difendersi?» rise.
Tutti i nervi di Egon si tesero nello stesso momento, gli occhi incapaci di smettere di guardarla mentre si dibatteva.
Le avevano tagliato la gonna fino alle cosce e sulla tempia aveva un graffio già cicatrizzato.

Quando la portarono di fronte a lui, Egon capì perché le avessero tagliato la stoffa scoprendole le gambe... E sbiancò.
«No!» ebbe il tempo di urlare, ma i due spinsero Zora sui vetri e le pietre appuntite.

In ogni incubo e notte insonne, Egon avrebbe ricordato le grida di Zora mentre le sue ginocchia si lacerarono e sanguinarono.

Con le mani legate Egon non riuscì a congiungere le dita per evocare il suo fuoco, ma provò ugualmente a liberarsi usando la forza bruta.

«Ah-ah» Shiloh gli fece un segno di dissenso e le due salamandre ai lati di Zora eseguirono il richiamo del loro elemento e lo puntarono contro la ragazza.
«Se osi muoverti la ragazza muore.»

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora