13. Come un fantasma

132 11 0
                                    

Egon

L'aveva già vista piangere una volta. Non poteva dire che Zora fosse una donna emotiva, anzi, sembrava una roccia irremovibile, ma stavolta le lacrime scorrevano per un motivo ben diverso. Non era un pianto di terrore, mascherato dalla pioggia, era una lacrima solitaria e purificatrice che le lavava via la rabbia e l'odio.

Egon era familiare con quel genere di lacrime.

Non riuscì a controllare la mano che si sollevò, né le dita che si allungarono verso la guancia di Zora, ma lui era bravo a ritornare in sé prima dell'irrecuperabile.

Strinse il pugno prima di sfiorarle il viso e riportò il braccio al suo posto, lungo il fianco, lontano da lei.
«Kai, prendile un fazzoletto, per favore.»
Il ragazzo obbedì, ma allungò la carta a Egon, non a Zora, temendo di mostrarsi troppo gentile nei suoi confronti.

Egon doveva parlargli. Per portare quella missione a termine avevano bisogno della ragazza e Kai doveva accettarlo una volta per tutte. Egon sapeva cosa costasse a Kai provare a collaborare con lei, conosceva gli scenari che si erano formati nella mente del rosso la prima volta che aveva visto il modo in cui Egon aveva interagito con Zora.
Le cose non stavano così, Kai poteva rilassarsi, ma era necessario che si parlassero.

«Supponiamo che io ti creda» fece Egon, «le salamandre che hanno devastato la tua isola, credi che abbiano a che fare con la nave?»
Zora abbassò lo sguardo, il fazzoletto accartocciato disordinatamente in una mano dopo averlo usato. «Sì, immagino di sì.»
Kai sbuffò. «Che vuol dire 'immagini'? Dobbiamo avere certezze!»

Egon si preparò a rispondergli a tono, se non fosse che Meira gli aveva già messo una mano sul petto. «Una cosa alla volta, non avere fretta e non metterle pressioni, altrimenti non avremo ciò che vogliamo.»

«Non ricordo molto di quello che successe» continuò Zora «ma i volti delle salamandre che mi hanno causato, mh... Problemi... Mi sono familiari.»
Meira annuì lentamente. «Le salamandre che se ne vanno in giro di notte a seminare panico nel porto?»
«Loro.»
«Quei maledetti stanno rovinando la nostra reputazione» commentò il comandante «abbiamo dato loro la caccia, ma quando Talon è nei paraggi è difficile muoversi liberamente.»

Zora socchiuse le palpebre, inspirò profondamente e cacciò l'aria in un sospiro tremante. Ristabilì il controllo di sé, pensò Egon.

«Quindi se li vedi puoi riconoscerli?» le fece.
Zora piantò i suoi enormi occhi verde azzurri in quelli di lui e annuì. «Ovviamente.»
«Molto bene.»

Arrivati a quel punto c'era ben poco da fare. Egon trovò di nuovo la sua giacca e la indossò, si assicurò che la spada di Leyran fosse sempre salda al suo posto e cercò la lista di nomi stilata da Kai e Meira, infine, tornò da Zora e con una calma urgenza le disse: «Andiamo a fare un giro.»

*

Nessuno. Lei non aveva riconosciuto neanche un volto tra tutte le salamandre dell'elenco. Due giorni di lavoro buttati nella merda perché nel censimento c'era solo brava gente.

Era un pensiero assurdo, se ne rendeva conto. Anzi, una parte di Egon era contenta che ci fossero così tanti Elementali del fuoco in grado di vivere in modo civile lontani dal proprio regno; però, cazzo, mai come quella volta avrebbe preferito trovare almeno un criminale.
Fare un fottuto passo avanti nella sua ricerca era chiedere troppo?

Aveva spedito ad Atlas un'altra lettera, sperando che lui gli scrivesse cosa fare, che strada prendere. Non gli aveva parlato di Zora, ma solo delle informazioni necessarie, per esempio delle salamandre che si nascondevano e del generale che autorizzava il commercio di merci illegali, in modo che la voce arrivasse anche a Morgan.

Ignis - Elementali Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora