"Hai scelto di
stare con chi
ti dava
attenzioni
soltanto nelle
giornate di sole,
quando io
t'aspettavo
sotto la pioggia
e senza ombrello."I ricordi sono la parte più intima di ognuno di noi. Quella parte che spesso nascondiamo al sicuro dentro al nostro cuore, lontano da tutto ciò che possa farci del male. I ricordi sanno fare bene, ma sanno anche fare male. Come quando ti trovi sola nel tuo letto, e inizi a pensare a quando da piccola quello stesso letto era teatro di mille avventure con le tue sorelline. Come quando passavi le tue serate a fare la lotta con i cuscini con i tuoi genitori, e adesso quegli stessi cuscini raccoglievano le tue lacrime ogni notte.
Crescendo, le cose cambiano, e ciò che ci rimangono sono soltanto i ricordi.
I ricordi delle nostre vecchie vite che tanto ci mancano, così come delle persone che abbiamo perso nel tempo.
Ho sempre avuto un pessimo rapporto con i miei ricordi d'infanzia. Non mi era mai piaciuto ricordare i tempi in cui ero stata davvero felice. Tempi in cui non mi preoccupavo di fingere un sorriso, tempi in cui il mondo mi sembrava molto più buono di quel che era realmente. La spensieratezza che si ha nell'infanzia nel corso della vita non torna più. Non c'è un solo momento che passi senza avere una preoccupazione o un timore per il futuro. Ma a me, quella spensieratezza di quando ero bambina, mancava da pazzi. Mi mancava vestirmi come più preferivo senza aver paura del giudizio degli altri. Come quella volta che ero andata a scuola con la gonna azzurra di mia madre lunga fino alle caviglie, e avevo sfoggiato sorridente il mio bizzarro look. O quando le mie amicizie erano dettate dagli interessi reciproci, e non dalla popolarità che si aveva all'interno della classe. Qualche volta mi capitava di chiedermi se la Karen bambina sarebbe stata felice della Karen adulta che stavo diventando. La maggior parte delle volte mi rispondevo che quella bambina dagli occhi verdi non sarebbe mai stata soddisfatta di quella adolescente dal sorriso spento che stava imparando ad amalgamarsi alla massa. Avevo così tanta paura a farmi conoscere dagli altri, semplicemente perché non ero stata mai brava a fingere. Così rimanevo chiusa nel mio mondo, fatto di mille difficoltà. Sapevo cosa volesse dire aver sofferto davvero.
Sapevo cosa volesse dire aver pianto per notti intere, chiedendosi se sarei arrivata al giorno successivo sana e salva. Perché per me la spensieratezza dell'infanzia era finita presto. Ero cresciuta troppo in fretta, perché ero sempre stata piena di vita. Avevo voglia di vivere esperienze nuove, di crescere e di dimostrare quante meraviglie avrei potuto costruire da sola. Ma a distruggermi ci avevano sempre pensato le persone attorno a me. Se c'era una cosa che avevo imparato in quei diciotto anni di vita, era che il mio sorriso era l'arma migliore per sconfiggere chiunque mi volesse male. Rispondevo con un sorriso ad ogni insulto o battuta di cattivo gusto che ricevevo. Cosa che da bambina non facevo. Da bambina mi disperavo, piangevo per ore e ore chiedendomi cosa avessi realmente sbagliato. Ma la verità era che non era cambiato nulla da allora. Quando ero piccola, tendevo ad esternare le mie emozioni negative.
Crescendo, ho imparato a tenerle tutte dentro. A reprimere, a forzare sentimenti che altrimenti non avrei mai provato. Ma alla fine ero sempre quella ragazzina dagli occhi verdi spaventata dal futuro, con la paura di non riuscire mai ad essere se stessa al 100%. Perché la vera Karen era quella che riempiva il palco con i suoi Måneskin, non quella che stava "zitta e buona" ad attendere che la vita provvedesse per lei. Ero un autentico uragano. Ma gli uragani non piacevano alle persone normali, e col tempo avevo iniziato a divenire tutto ciò che gli altri avrebbero voluto da me.
Tutto ciò che la Karen bambina non era. Tutto ciò che non mi rendeva spensierata. Tutto ciò che non poteva altro che farmi del male. Forse un giorno avrei avuto il coraggio di mostrare al mondo la vera Karen, quella che usciva in pochi e rari momenti. Il coraggio di mostrare ad un'altra persona la vera me. Perché si, Federico aveva conosciuto il mio lato più intimo, ma non avevo avuto il coraggio di mostrargli quel mio lato che soltanto Victoria e i Måneskin riuscivano a fare uscire realmente. Sapevo che a lui non sarebbe piaciuto.
Lui era per le ragazze come Benedetta, a cui bastava poter avere il lusso sfrenato assicurato e nulla di più.
No, io volevo di più. Avevo sempre voluto di più. Ed era proprio questo che mi aveva portata a soffrire di più. Perché io ero "di più". E niente e nessuno sarebbe riuscito a cambiarmi davvero. La Karen bambina viveva dentro di me, nella paziente attesa di venire fuori. E un giorno avrei lasciato parlare quella bambina che era dentro di me, e che troppo presto avevo tentato di soffocare. La mia vera anima era quella che in pochi conoscevano, e che ancor meno apprezzavano. Ma io adoravo da impazzire quella ragazza imprevedibile ma sempre con il sorriso sulle labbra. Io l'adoravo. Erano gli altri, il problema. Erano sempre stati gli altri. Ma quella sera, avrei provato ad essere spensierata come non mai. Me lo meritavo. Lo dovevo a Karen, e a nessun'altro.
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)
FanfictionTutti noi vorremmo essere il Sole di che illumina la vita di qualcun'altro. Vorremmo essere la sua luce in fondo al tunnel, la sua salvezza, la sua scialuppa di salvataggio. Ma perché non essere la Luna che schiarisce le notti più buie? Perché limit...