𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙇𝙓𝙓𝙓𝙄𝙄𝙄. ⚽💙

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"Ci sono infiniti
modi per
sorridere, e tu
me ne insegni
uno nuovo
ogni giorno."














FEDERICO CHIESA'S POV:

Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui, per pura casualità, ricevetti un email in cui mi veniva chiesto di partecipare ad una live in cui io e il mio compagno di squadra Nicolò Barella saremmo stati intervistati da due noti influencer. Ancor di più, ricordo quando accettai di parteciparvi. La sera in cui si tenne la live, mi trovavo nella mia stanzetta a Coverciano assieme a Nicolò. Lui, che adorava prendermi in giro, giocava sul fatto che ad intervistarci sarebbe stata una bella ragazza mora. Non avevo dato ascolto al ragazzo, che era solito scherzare con me. Ma quando i miei occhi avevano incrociato quelli di Karen Ferrari, tutto per me era cambiato. Karen non era una ragazza come tutte le altre:
la sua era una bellezza più speciale, e molto più profonda. I suoi occhi verdi nascondevano così tanti segreti, ed io volevo scoprirli tutti. Era di una bellezza disarmante, talmente disarmante da togliermi il fiato. E non era solo bella: era anche molto simpatica! Quella sera, avvenne il classico colpo di fulmine tra me e la giovane milanese. Mi innamorai perdutamente di lei, come non avevo fatto mai in vita mia. Avevo passato intere notti a chiedermi se lei provasse i miei stessi sentimenti. Mi sentivo un tredicenne alle prese con la prima cotta. Ma la verità era che io non ero un tredicenne, e quella che avevo per Karen non era una semplice cotta.
Lei mi aveva rapito, perché una come lei non conosce mezze misure. O la ami, o la odi. Ed io avevo fatto il tremendo errore di amarla. Quando l'avevo conosciuta, poi, avevo capito quanto fosse speciale. Una ragazza discreta, che prima di vedermi era sempre agitata. La classica ragazza seria, quella che avevo sempre sognato di avere.
Le regalai persino uno dei gioielli più belli che avessi mai visto, una collana con un ciondolo a mezzaluna. Karen era divenuta il mio mondo, anche se io non ero il suo. Col passare dei giorni, cominciai a conoscere la sua vera anima. Dopo il nostro appuntamento, lei si raccontò a me. Fui davvero lusingato da quel gesto, perché voleva dire che si fidava davvero. Già.
Karen aveva sempre avuto una fiducia incredibile nei miei confronti. Quando, con l'arrivo di Benedetta al Forte, le cose tra noi si erano incrinate, avevo capito quanto realmente tenesse a me.
Aveva preferito vedermi con Benedetta piuttosto che con lei. Soltanto perché era convinta che io sarei stato finalmente felice. Eppure, non era così.
Perché Benedetta non mi aveva mai reso felice davvero. Era una ragazza magnifica, dal sorriso luminoso e dalle dolci ambizioni. Ma non era Karen.
E nel mio cuore, c'era scritto soltanto il suo nome. Dopo settimane di lontananza, decisi di farmi avanti e di chiederle di passare una romantica serata in riva al mare. Avevo finalmente avuto il coraggio di prendere una posizione nei suoi confronti. In quella magica notte, Karen mi aveva baciato per la seconda volta in assoluto, anche se per me era stata la prima, la prima che avessi davvero sentito con tutto il mio cuore.
E poi che dire della nostra prima volta?
La più romantica di tutte. Quella notte, mi forní la convinzione che tutto tra noi sarebbe funzionato. Ero fermamente convinto che nonostante le differenze caratteriali, il nostro amore avrebbe resistito al tempo e alla distanza.
E così fu, per un breve lasso di tempo.
Finché Benedetta non tornò nella mia vita, più decisa che mai a riconquistarmi. Ma io non avevo occhi che per Karen, e nonostante la bella fiorentina fosse pazza di me, continuavo ad amare soltanto lei.
Quando però Nicolò Zaniolo era entrato all'interno delle nostre vite, capii immediatamente che tutto sarebbe cambiato. Perché nonostante Karen mi amasse, Nicolò era il classico ragazzo che avrebbe potuto farle perdere la testa in men che non si dica. Le rose, i like su Instagram e la voglia di Karen di incontrarlo, mi convinsero che lei non fosse più così tanto innamorata di me come agli inizi. I litigi fra noi erano diventati sempre più frequenti, ed ormai non potevo far nulla per nascondere la mia gelosia nei suoi confronti. La sera in cui mi aveva annunciato che sarebbe partito per Roma, avevo deciso che non le avrei più scritto finché non si fosse fatta viva lei.
Perché amavo Karen, ma la presenza nella sua vita di ragazzi come Damiano e Nicolò, completamente diversi da me, mi aveva convinto che lei avesse bisogno di un tipo di amore diverso.
Lei voleva qualcuno di passionale, profondo, tormentato. Un amore che la facesse sentire viva. Ma io conoscevo soltanto un modo di amare: in silenzio, con calma, profondamente e dolcemente. Non era ciò che Karen desiderava fino in fondo, ed io lo avevo capito, ancor prima che fosse stata lei a capirlo. La notte che passò a Roma, non dormii per niente. Stetti ad occhi aperti nel mio letto, a pensare che stupido ero stato a permetterle di andare a Roma.
Ma dovevo lasciarla libera di prendere le sue decisioni e di commettere i suoi sbagli. Altrimenti, l'avrei protetta da se stessa. Karen non voleva qualcuno che le tappasse le ali, che le impedisse di essere se stessa. Ed io, fino a quel momento, avevo conosciuto una ragazza che non era veramente se stessa. Quando me ne ero accorto, decisi che l'avrei lasciata. Per permetterle di essere ciò per cui era nata, ciò per cui voleva lottare. Se io l'avessi lasciata, le avrei permesso di commettere la scelta giusta per il suo futuro, senza che venisse vincolata dal sottoscritto. Era un atto d'amore nei suoi confronti, anche se Karen non lo avrebbe compreso e probabilmente mi avrebbe odiato per il resto della vita.
Quando Benedetta si presentò a casa mia per raccontarmi di ciò che aveva visto, non volevo credere alle mie orecchie. Mi parlò di baci rubati e proposte proibite che vi erano stati tra Nicolò e Karen in quel Night Club.
Non volevo crederci, ma dovetti farlo quando lei mi mostrò le fotografie, che testimoniavano un evidente feeling tra i due. Qualche ora più tardi, Karen si presentò a casa mia, allegra come sempre. Quando vidi il suo sorriso e i suoi occhi verdi brillare, fui li lì per tornare sui miei passi. Ma non potevo, e soprattutto non dovevo. Lasciai la ragazza, dopo una brusca discussione, in cui lei mi rivelò addirittura di essere rimasta incinta di me. Fu proprio in quel momento che capii quanto il nostro amore non sarebbe potuto più andare avanti. Perché io, la fiducia nei confronti di Karen, l'avevo persa del tutto. Così come la voglia di comprendere ogni suo problema. E nonostante lei stesse soffrendo, così come me, dovetti lasciarla. Il mio cuore si strinse nel vederla abbandonare la mia abitazione tra le lacrime. Fui tentato più volte di andare da lei, di rincorrerla, di dirle che tutto quello che le avevo detto era stato dettato dall'eccessiva rabbia e dall'impulsività. Ma non lo feci. Karen doveva essere libera di essere se stessa, perché con me non lo era mai stata veramente.
Perché lei non si fidava completamente di me, così come io non mi fidavo più di lei. Ma non mi aveva tradito. No, Karen non lo avrebbe mai fatto. Non la Karen che conoscevo. Ma mi ero convinto che la versione di Karen che avevo conosciuto non fosse quella reale.
Non del tutto. Amavo Karen, e proprio per questo decisi di lasciarla. Per renderla libera di fare le sue esperienze, di cercare la sua felicità, e di trovare soprattutto qualcuno che l'avesse amata così com'era. Anche io ne sarei stato capace, se solo lei me lo avesse permesso. La vicenda dell'aborto non aveva fatto altro che convincermi sempre di più che lei non si fidasse di me. E mi capitò di pensare a quanto mi sarebbe piaciuto poter anche soltanto esserle stato accanto nei momenti in cui effettuava i test di gravidanza. Ma Karen non si fidava abbastanza di me. Non da parlarmi delle sue passioni, del suo desiderio di vivere a Roma e della sua stessa gravidanza. Lei avrebbe vissuto nella convinzione che l'avessi lasciata per stare con Benedetta, o semplicemente perché non l'amassi più. Ma la verità è che due universi differenti come i nostri non si sarebbero potuti incontrare neppure nei migliori film d'amore. Volevo che lei fosse felice, che ricominciasse a vivere, perché io l'avrei fatto. Le avevo persino chiesto di dimenticarmi, quando sapevo che io stesso non l'avrei mai dimenticata.
Perché una come Karen, con due occhi così profondi, non si dimentica così facilmente. Lei, che consideravo la donna della mia vita. Lei, che sarebbe dovuta diventare la madre dei miei figli. Lei, che era ormai parte di me.
Lei, che non avrei mai potuto avere del tutto. Lei, che mi sarebbe mancata sempre. Più di tutto. Più del dicibile.
La verità era che quell'amore che provavamo l'un per l'altro era troppo grande per due come noi, in realtà, così piccoli. E così, quella sera, mi addormentai più presto del solito, per impedire alla mia mente di pensare troppo a lei. Ma fu del tutto inutile.
Non passò un solo secondo senza che io pensassi a lei, al suo sorriso, alle lacrime che ingiustamente le stavo facendo versare. Ma un giorno mi avrebbe ringraziato. Mi avrebbe ringraziato perché io, lasciandola, l'avevo resa libera. Libera di realizzare i suoi sogni, libera di sbagliare, libera da ogni vincolo sentimentale. Libera.
Libera di vivere il suo universo, che non si sarebbe mai potuto incontrare col mio. Mi ero innamorato di Karen come un fiume che, dopo tanta attesa, scopre finalmente la sua strada verso l'oceano. Un oceano in cui io ero affogato, e lei stessa faticava a nuotare.
Forse un giorno ci saremmo rincontrati, più adulti, più maturi, più capaci di amarci senza ferirci. Forse un giorno avrei avuto il coraggio di dirle ciò che a parole non avevo mai saputo esprimere. Karen era come la Luna.
Proprio come lei, adesso era tanto lontana da me. Ma nel mio cuore, continuava a brillare. E lo avrebbe fatto per sempre. Ci sarà sempre una parte di lei dentro di me. E la mia unica speranza è che un giorno il destino la riporti nella mia vita, più matura e più consapevole. Ma soprattutto, molto più Karen. Perché io, se solo lei avesse voluto, l'avrei saputa capire meglio di chiunque. Karen non faceva parte del mio Universo, era il mio Universo.
Ma non lo avrebbe mai saputo. Io non glielo avrei mai detto. Era il momento di vivere ciò che il destino aveva in serbo per lei. Ed io.....
Forse avrei amato un'altra, ma nessuna sarebbe stata come lei. Al pari di lei.
Nessuna. Karen era Karen, e lo sarebbe rimasta per sempre. Così come la Luna, che rimaneva la stessa, nonostante il Sole provasse a brillare con più decisione e per molte più ore. Lei era la mia Luna, il mio punto fermo. L'avevo avuta tra le braccia per tanto tempo, e forse non avevo saputo apprezzarlo.
Ma adesso lei era la cosa più preziosa che avevo, ancor più preziosa perché era lontana. L'ameró per sempre.
Oltre il tempo, la distanza, le paure e le ferite. Per sempre. E quello sarebbe stato il mio vero "per sempre".
Assieme a Karen, ma distanti. Come due stelle che si ammirano in eterno, lontane anni luce, senza mai potersi sfiorare.
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora