"E subito dopo
la pioggia
sono uscita
a cercare
l'arcobaleno,
e l'ho trovato
nei tuoi occhi."Quella notte. Quella maledetta notte non feci altro che piangere. Vedere papà immobile, privo di sensi, steso in quel letto di Ospedale, mi faceva soffrire in modo incredibile. Stavo tornando da Torino assieme a Margherita quando mia madre mi aveva telefonato per avvisarmi del ricovero di papà. Aveva avuto una brutta ricaduta, di quelle che con una malattia come la sua potevano avvenire in qualsiasi momento e stravolgerti la vita. Ero convinta che papà fosse invincibile, che niente avrebbe potuto scalfirlo. Io, una forza della natura come lui, non me lo sarei mai immaginata inerme in un letto d'Ospedale. Nella mia mente, lo immaginavo ancora come il supereroe che da bambina mi prendeva sulle spalle, che si divertiva a farmi le treccine e che si reputava il mio migliore amico. Era stato il padre migliore che avessi mai potuto desiderare. E vederlo soffrire così tanto, non poteva che far soffrire anche me.
Quello era un tipo di amore differente, un tipo di amore che non avevo mai provato per nessuno, se non per papà. Il mio cuore era il suo, ed il suo cuore era il mio. Le nostre anime erano così simili, che pensare che lui non fosse mio padre di sangue quasi mi insospettiva. Il destino mi aveva regalato il padre migliore del mondo, nonostante la sofferenza con cui ero stata concepita. In fondo, essa aveva sempre fatto parte di me. Quella notte ero rimasta tutta sola nella saletta d'attesa dell'Ospedale, piena di persone. Ogni volta che vedevo una futura mamma piombare nell'Ospedale pronta a dare alla luce il suo erede, il mio cuore si stringeva. Non potevo fare a meno di pensare a quel aborto che, in fondo, mi aveva fatto un gran male.
Papà aveva avuto delle convulsioni celebrali, segno che il tumore era ancora presente all'interno del suo organismo. Sahara non era venuta in Ospedale. Era rimasta a casa con Jessica. Potevo soltanto immaginare il dolore della mia sorellina, chiusa nella sua stanza, in ansia quanto me per le condizioni di salute del nostro papà.
Mamma aveva dormito nella sua stessa stanza. Lo amava veramente molto.
Loro erano le classiche anime gemelle, fatte per trascorrere un' intera esistenza assieme. Non avevo parlato a nessuno del ricovero di papà, se non a Margherita, che era presente nel momento in cui mia madre mi aveva annunciato il suo imminente ricovero.
Margherita mi era rimasta accanto, e mi aveva accompagnata in Ospedale.
La sua amicizia era preziosa per me.
E anche se litigavamo, alla fine tornavamo sempre noi. Un'amicizia troppo forte per essere interrotta da un dissidio qualsiasi. Purtroppo, qualcuno aveva informato le maggiori testate giornalistiche del web del ricovero di mio padre. La notizia era uscita nella notte, e subito era divenuta virale.
Ero stata costretta a postare nel cuore della notte una storia, in cui spiegavo ciò che era accaduto. Non volevo mostrare ai miei seguaci il lato più triste della mia esistenza, ma soltanto quello più bello e positivo. Ero stata costretta a rendere tutto pubblico, per via dell'invadenza di qualche giornalista di troppo. Papà non avrebbe mai voluto che la notizia della sua malattia divenisse di dominio pubblico, ma purtroppo ero stata costretta a farlo.
Avevo pubblicato un breve testo, freddo e asettico, in cui confermavo il ricovero di mio padre.
STAI LEGGENDO
𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)
FanfictionTutti noi vorremmo essere il Sole di che illumina la vita di qualcun'altro. Vorremmo essere la sua luce in fondo al tunnel, la sua salvezza, la sua scialuppa di salvataggio. Ma perché non essere la Luna che schiarisce le notti più buie? Perché limit...