𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙑𝙄𝙄. ⚽💙

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"Noi non siamo
anime gemelle.
Noi siamo
la stessa
anima."


















Sedersi sul pouf davanti alla televisione con mio padre, mi riportó indietro di molti anni.
Mi riportó ai tempi delle scuole elementari, tempi in cui facevo merenda sempre su quel pouf assieme a papà.
Mi divertivo molto a rubargli i cereali, visto che lui li mangiava anche il pomeriggio.
Dicevo che lui era il mio supereroe, il mio prototipo di uomo perfetto.
E la cosa non è cambiata nel tempo.
Voglio dire, oggi non facciamo più merenda assieme difronte alla televisione del salotto.
Oggi non gli rubo più i cereali.
Oggi quel pouf è diventato strettissimo per entrambi.
Però lui è ancora l'unico vero uomo della mia vita, nonostante tutto.
L'unico capace di farmi sentire veramente bella e apprezzata.

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A pochi minuti dal calcio d'inizio, ero seduta sul pouf con in mano una ciotola di popcorn fumanti.
Osservavo la palla passare dai piedi di un calciatore all'altro, quando improvvisamente la stessa passò agli inglesi che, abilmente, riuscirono a infilarla in porta e a fare il primo gol della partita.

Mio padre si portò le mani alla testa per la disperazione.
Le mie amiche, invece, neanche si accorsero del gol.
Erano troppo occupate a giostrare tra Instagram e Twitter per seguire la partita sul serio.
Io, invece, mi girai verso mio padre per chiedere la conferma del gol.
Una volta che mi resi conto di quanto fosse successo, rimasi di stucco.
Non era certo un buon segno prendere un gol a soli due minuti dall'inizio del match.
Feci un bel sospiro.

Qualcosa mi dice che sarà una partita
incredibilmente lunga.

I minuti passavano, eppure l'Italia non sembrava sbloccarsi.
Io ero sempre molto attenta ai movimenti dei calciatori, e sembravo una vera esperta di pallone!
Confidavo in Federico.
Lui avrebbe sicuramente fatto gol e rimesso a posto le cose.

A Wembley la pioggia scendeva velocemente.
Era come se il cielo stesse piangendo per la prematura sconfitta degli italiani.
Io, per il canto mio, non osservai molto la pioggia, quanto i primi piani che il cameraman rivolgeva a Federico.
Gli leggevo negli occhi tutta la rabbia e voglia di riscatto che aveva dentro sé.
Sembrava essere lui l'unico calciatore in campo, tanto che il Mister Mancini lo avvicinò più volte per parlargli.
Fui abbastanza orgogliosa di lui e di tutto il suo impegno.
Improvvisamente, però, l'inquadratura si spostò nuovamente su Federico, e questa volta non vidi la pioggia scrosciare violentemente, ma soltanto lui che sputava con una tale decisione verso il campo e che poi rivolgeva un' occhiata sicura alla telecamera.
Un' occhiata che durò pochi secondi, ma che bastò per farmi tremare la spina dorsale.
Un brivido percorse tutto il mio corpo, e il mio stomaco inizió a brontolare nervosamente.
Non seppi di preciso cosa mi stesse succedendo, perciò presi velocemente il mio cellulare per distrarmi un po' da tutta la tensione della partita.

Ma quale tensione, Karen!
A te ti ha fatto andare nei casini
Federico.
Te ci stai per perdere la testa, e neanche
te ne rendi conto.

"Allora, che sta succedendo?"
disse Vanessa, mentre rientrava in sala dopo aver finito di fare altri popcorn.

"Niente, è quasi finito il primo tempo, e stanno facendo tutti schifo tranne Chiesa."

Vanessa alzò le sopracciglia.
"Cosa bisognerebbe aspettarsi da un figo del genere? Solo il meglio!"

La riccia scoppiò a ridere, poi si sedette vicino a mio padre.
Io le rivolsi un'occhiataccia.

Ma che fai Karen, adesso sei pure gelosa?
Gelosa di qualcuno che non è neppure tuo?

"Sara' anche bello, ma è soprattutto bravo."
sentenziai io, mentre mi alzavo dal pouf.

"Questo direi che lo devono giudicare gli esperti di calcio.
Io posso giudicare solo.... quello che vedo."
ribatté la mia migliore amica.

Io decisi di non replicare.
Mi stavo incavolando per nulla.
Era ovvio che tutte avrebbero notato la bellezza di Federico e non la sua bravura, cosa c'era da scandalizzarsi?
Decisi di darmi una bella calmata, e mi risedetti sul mio fedelissimo pouf.
Mio papà intanto mi sorrideva soddisfatto.
Era così felice che io seguissi il calcio!

E chissà perché lo segui.

Non diedi retta alla fastidiosa vocina nella mia testa, e continuai a seguire la partita, speranzosa più che mai in una nostra rimonta.
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Il primo tempo era terminato tra tante difficoltà.
Gli Azzurri avevano ancora un tempo a disposizione per cambiare le sorti di quella finale europea tanto desiderata.
Ero sicura che ce l'avrebbero fatta, e contavo molto su Federico.

Qualche minuto dopo dall'inizio del secondo tempo, il telecronista iniziò ad agitarsi e pure io.
Ero prontissima ad esultare, con Federico che correva velocemente verso la porta senza avversari al seguito.
Purtroppo il portiere fu abilissimo nel parare, e io mi sedetti delusa sul pouf.
Il lato positivo del gol fallito fu però che mi godetti per qualche minuto i primi piani di un Federico abbastanza incavolato, il che lo rendeva ancora più bello.

Adesso ti metti pure a dire che è bello, Karen?
Da quando in qua?

I minuti passavano, e Federico aveva avuto almeno due o tre occasioni in più.
Ma di un gol neppure l'ombra.
Mio padre concluse che era il migliore in campo e, ad essere sinceri, lo pensai anche io.
Attendevo con impazienza il momento in cui la palla sarebbe entrata in porta per festeggiare il nostro pareggio.
Proprio mentre facevo quel pensiero, un cataclisma di eventi permisero a Bonucci di segnare per l'Italia.
Saltai in piedi, e corsi ad abbracciare papà e Vanessa.

Presi frettolosamente il cellulare, e scrissi a Federico che ero fierissima della sua prestazione in partita e che ero felicissima del gol di Bonucci.
Avrebbe letto i messaggi nel dopopartita, ma almeno avrebbe saputo quanto gli fossi stata vicina durante il match.
Ero talmente su di giri che sembrava che fossi proprio li' a Wembley a sostenere lui e gli Azzurri.
Non capivo il perché di tanto entusiasmo, ma in fondo avevo solo promesso a Federico che avrei tifato per lui e per i suoi compagni.
Tutto nella norma, no?

La partita era ormai giunta agli ultimi quindici minuti dei tempi regolamentari, quando Fede prese nuovamente palla.
Corse con tale potenza verso la porta degli avversari, che io mi persi nel guardarlo.
Improvvisamente, però, due inglesi lo placcarono nervosamente.
Federico cadde a terra, e io sul momento sperai che fosse soltanto qualcosa di temporaneo.
Fu quando lo vidi piangere e disperarsi a terra solo in mezzo al campo che capii tutto.
Si era fatto male.
Gli inglesi lo avevano colpito alla caviglia, il suo punto debole.
Federico piangeva, si disperava.
Il suo Europeo sarebbe finito lì, in quel momento.
Senza che lui avesse potuto segnare un ultimo gol con quella maglia.
Il mio cellulare vibrava, Twitter e Instagram stavano impazzendo, così come mio padre, disperato per l'infortunio dell'attaccante.
Non ressi nel vederlo piangere.
Mi scesero delle lacrime sulle guance, che io non riuscii a trattenere.
Vederlo soffrire mi faceva piangere il cuore.
Non avrei mai voluto vederlo così.
Ero stata abituata in quei giorni a vederlo sempre sorridente.
Ma la vita non è tutta rose e fiori, giusto?
E io mi ritrovai sul mio pouf di quando ero bambina, sola, con le ginocchia al petto e il viso pieno di lacrime che osservavo Federico piangere come me.
C'erano migliaia di chilometri che ci separavano, ma eravamo sotto lo stesso cielo.
Stavamo provando le stesse identiche emozioni, anche se da lontano.
Come un'anima divisa in due.
Come un cuore, diviso in due.
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FINE SETTIMO CAPITOLO. 💙⚽

𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora