𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝘾𝙑𝙄𝙄. ⚽💙

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"In quell'abbraccio
lei si era sentita
di nuovo
la bimba piccola
che dormiva
tra le sue braccia
quando faceva
gli incubi."


















MASSIMILIANO FERRARI'S POV (PADRE DI KAREN FERRARI):

Erano le cinque e mezza di mattina, e a Milano era appena sorto il Sole.
Mi ero alzato da ormai una mezz'ora, quando finalmente vidi l'alba. Presi il cellulare e la fotografai dal terrazzo, come facevo tutte le mattine. Mia aveva sempre amato l'alba, ma non aveva la forza di alzarsi presto per vederla tutte le mattine. Così, quando ci eravamo sposati, io le avevo promesso che mi sarei alzato tutte le mattine per fotografarle l'alba, così che lei avesse potuto iniziare la giornata con una tazza di caffè caldo e con una fotografia del paesaggio che tanto amava. Avevo continuato a farlo persino dal mio letto d'Ospedale, nel periodo in cui il tumore sembrava avere la meglio su di me. Ma la verità è che avevo vinto io, una volta ancora, perché la voglia di continuare a vedere ogni giorno il sorriso delle mie figlie e della mia dolce metà era più forte di qualsiasi altra cosa. Avevo mantenuto la promessa di fotografarle l'alba ogni mattina, nonostante il panorama fosse limitato dalla stanza d'Ospedale. E quando Mia mi aveva chiesto perché stessi continuando a farlo, io le avevo risposto che "una promessa, era una promessa." Io avrei sempre voluto vedere negli occhi della donna che amavo lo stupore nell'osservare il suo paesaggio preferito ogni mattina. Quella era la vera ricompensa per me: la sua felicità. E intanto, mi godevo un po' di tempo solo per me, accarezzato dal venticello fresco del mattino. Ero sempre stato un tipo mattiniero, e somigliavo molto ai miei genitori in questo. Loro mi avevano insegnato ad alzarmi presto la mattina per andare in campagna a cogliere i prodotti che la natura aveva da offrirci, ed io non avevo più perso le buone abitudini che la mia famiglia di origini campane mi aveva trasmesso.
Avevo sempre attribuito un grande valore alla famiglia, ed ero soddisfatto di averne costruita una così bella e solida come quella che avevo. Certe volte pensavo che mi sarebbe piaciuta la stessa sorte per Karen, la nostra prima figlia, la ragazza che avevo cresciuto come una figlia di sangue e che si stava affacciando nel mondo degli adulti. Karen non si era mai confidata davvero con me circa le sue prospettive per il futuro, ed era molto restia dal parlarmi dei suoi sentimenti per i ragazzi. Sapeva quanto io fossi geloso di lei, ma la verità era che non volevo più vederla soffrire per amore come era stato quando si era fidanzata per la prima volta. Volevo soltanto vederla felice. E, nonostante tutto, nell'ultimo periodo mi ero accorto di quanta forza disponesse la ragazza già alla sua giovane età. Ero orgoglioso di Karen e della donna che stava diventando, e sapevo che lei, delle mie tre figlie, era certamente quella che mi somigliava di più. Era ironica, intelligente, sarcastica e, nonostante cercasse di nasconderlo in tutti i modi, un'inguaribile romanticona. Pensai a quanto mi sarebbe mancato averla in casa con me quando sarebbe andata a vivere da sola perché, benché lei non mi avesse confessato le sue reali intenzioni, immaginavo che volesse spiccare il volo. Certe volte mi chiedevo cosa avessi fatto di così buono per essermi meritato una famiglia del genere. Ma non ero uno che si faceva molte domande. Io mi limitavo a fotografare le albe alla mia dolce metà e ad osservare lo stupore nei suoi occhi ogni mattina. Forse era proprio quello l'amore. La volontà di continuare a stupire e rendere felice il proprio partner anche a distanza di anni. Sorrisi tristemente, poi ritornai in cucina, nella paziente attesa che una delle mie donne si svegliasse e venisse a farmi compagnia in quella mattinata di pensieri e malinconia.
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Mentre sorseggiavo il mio caffè mattutino, sentii dei passi. Qualcuno si stava avvicinando alla cucina. Diedi uno sguardo all'orologio: le sei meno un quarto. Decisamente troppo presto!
Le mie donne tendevano ad alzarsi all'ultimo momento, specialmente Sahara, che spesso e volentieri arrivava in ritardo a scuola. Non riuscivo proprio a capire chi fosse, quando finalmente tutto mi fu più chiaro. Vidi arrivare in un cucina una moretta dagli occhi verdi: era la mia Karen! Mi girai verso di lei, e le sorrisi calorosamente.

𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora