"Quando so che
sto per vederti, il
cuore mi batte
ancora forte
come la prima volta."FEDERICO CHIESA'S POV:
Non riuscivo a smettere di osservare le sue fotografie, con il suo meraviglioso sorriso. Era tutto ciò che mi rimaneva di lei, la ragazza che consideravo la donna della mia vita, ma che per tutti i miei errori avevo perso, forse per sempre. Ero appena tornato a Torino, dopo due intense settimane passate con la Nazionale a lottare per il titolo della Nations League. Purtroppo, le cose non erano andate come speravamo, e non eravamo riusciti ad arrivare in Finale. Pazienza, mi ero detto. Avevamo già vinto gli Europei, e andava benissimo così. Io, come sempre, avevo dato il massimo per la mia squadra, segnando uno stupendo goal contro la Spagna, nella città della mia anima gemella.
Sì, perché nonostante tutto, tornare a giocare a San Siro mi aveva fatto male. Non potevo smettere di pensare che quella era la sua città, la città di Karen.
Una città che nel corso della mia vita avrei visitato parecchie volte, consapevole che lei sarebbe potuta essere lì a fare il tifo per me. Eppure non c'era. Non era lì. Non era sugli spalti a mandarmi baci volanti oppure a fotografare ogni mia azione con la dolcezza che la contraddistingueva.
Karen non era lì. E poco importava del fatto che fossero presenti i miei fratelli ed i miei amici più cari. Da quando lei se n'era andata, avevo smesso di esserci un po' anch'io. Soltanto che nessuno se ne era accorto. L'unica nota positiva di quelle settimane di duro allenamento con la Nazionale era, come sempre, il mio amico Nicolò Barella. Con lui potevo essere me stesso, e divertirmi come con nessun'altro al mondo. Il giovane non mi aveva chiesto di Karen, stranamente, quasi sapesse già tutto.
Con Barella ci capivamo con uno sguardo, la nostra era un'amicizia unica. Eravamo complici in tutto e per tutto. E anche lì, pensavo a quanto avrei voluto instaurare un rapporto così forte con la mia Karen. Che non era più mia, ed io non facevo che ripetermelo.
Le giornate trascorrevano, inesorabili, ma Sahara non si fece più viva. Lorenzo mi disse che la bionda era piuttosto stressata nell'ultimo periodo, e che avrebbe parlato a Karen soltanto quando si sarebbe sentita veramente pronta. Non potevo farne una colpa alla ragazzina, visto che io stesso non avevo avuto il coraggio di affrontare Karen per mesi. Forse mi ero accorto di amarla davvero troppo tardi, ma i miei sentimenti erano più forti di prima.
Separarmi da lei non mi aveva fatto altro che capire quanto fosse essenziale la sua presenza all'interno della mia vita. Nessuna ragazza era e sarebbe mai stata paragonabile a Karen.
Perché lei, con la sua vita incasinata e i suoi profondi occhi verdi, era tutto ciò di cui avevo bisogno per essere felice. Sarei potuto essere anche un operaio sottostipendiato, ma se avessi avuto lei, allora nessuna fatica mi sarebbe pesata. Erano i suoi occhi a fottermi sempre. Ci facevo l'amore soltanto a guardarli. E più pensavo al modo in cui l'avevo lasciata, più mi facevo schifo.
Avevo perso Karen, la cosa più importante che avevo, per una sfuriata di gelosia immotivata e per la paura di perderla. Io non avevo mai amato Benedetta, non veramente. Io avevo sempre amato Karen. E il giorno in cui l'avevo compreso, ero cambiato per sempre. E quando si cambia, o qualcosa inizia, o qualcosa finisce. Era finito il mio dedicare la mia esistenza e il mio amore a persone che non lo meritavano. E soprattutto, a persone che non erano Karen, e che non lo sarebbero mai state. Col tempo ho capito che non esiste la persona giusta per noi, ma la persona per cui saremmo disposti a fare di tutto. Perché noi siamo artefici del nostro destino. Ed io, perdendo Karen, ero stato artefice del mio. Continuavo a controllare il mio cellulare, in attesa che Lorenzo mi scrivesse che Karen aveva accettato di incontrarmi. Ma quel maledetto messaggio non arrivava mai, e probabilmente mai sarebbe arrivato.
Io non potevo fare altro che pensare ai momenti in cui lei era mia, e a quanto mi mancasse adesso che non c'era più.
Giocare con la maglia degli Azzurri mi ricordava i giorni in cui, per un suo messaggio, sarei stato disposto a fare follie. Di tempo ne era passato, e molte cose erano cambiate. Una sola cosa era rimasta la stessa: il modo in cui immaginavo un futuro con lei. Perché, dal nostro colpo di fulmine, di cose ne erano cambiate parecchie. Una su tutte: il mio amore per lei. Era aumentato a dismisura. E faceva ancora più male sapere che, tutto quell'amore, io non avrei mai più potuto donarglielo.
E così non mi rimaneva che osservare le sue foto, da quelle in cui rideva a quelle in cui metteva il broncio.
Era sempre bellissima. Ed io, Federico Chiesa, colui che si sarebbe potuto permettere qualsiasi ragazza al mondo, continuavo a volere lei. Solo e soltanto lei. L'unica capace di tirare fuori il meglio di me e di amarmi come nessun'altro al mondo. Lei, perché era lei. Semplicemente lei.
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)
FanfictionTutti noi vorremmo essere il Sole di che illumina la vita di qualcun'altro. Vorremmo essere la sua luce in fondo al tunnel, la sua salvezza, la sua scialuppa di salvataggio. Ma perché non essere la Luna che schiarisce le notti più buie? Perché limit...