𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙇𝙓𝙓𝙄𝙄𝙄. ⚽💙

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"E all'improvviso
la sensazione di
diventare madre
le si attaccò
al corpo come neve
caduta abbondante
e silenziosa durante
la notte."















Dicono che l'amore sia capace di cambiarti in meglio.
Dicono che l'amore sia la medicina a tutto.
Dicono che l'amore sia l'arma più potente esistente al mondo.
Lo è. Lo è quando sei bambino, quando a quattro anni la tua mamma di legge le favolette prima di andare a dormire.
Lo è quando a sette anni capisci di essere innamorata del tuo compagno di classe. Lo è quando a dieci comprendi di non averlo mai amato veramente.
Ma non lo è più a tredici, quando ti innamori per la prima volta e capisci che l'amore è sì l'arma più potente del mondo, ma è quella che ti distruggerà.
Dicono persino che l'amore cambi le persone, ed è una cosa in cui io ho sempre creduto.
Ho sempre creduto che una brava ragazza potesse cambiare un cattivo ragazzo, potesse dimostrargli cos'era il vero amore.
Ci avevo provato tante volte, ma non ci ero mai riuscita.
Cambiare le persone era impossibile.
Innamorarsi dei pregi di una persona era facile, ma provare ad innamorarsi dei difetti era davvero difficile.
Lo era per me, così come per tutti.
Di Federico, mi ero innamorata del suo sorriso, dei suoi occhi luminosi e della sua risata da eterno bambino.
Non mi ero innamorata dei suoi difetti, dei suoi improvvisi cambi d'umore e della voglia di mandare tutto all'aria.
Federico non mi aveva permesso di toccare quella parte di lui.
Non mi aveva mostrato il suo lato peggiore, ma soltanto quello migliore.
Io, invece, avevo mostrato al ragazzo soprattutto il mio lato peggiore.
Avevo mostrato a lui le mie insicurezze, i miei dubbi, le mie paure e persino i miei traumi. Lui non aveva fatto lo stesso con me.
Mi ero risposta tante volte che ciò non era accaduto perché Federico era proprio così.
Lui non era un ragazzo impulsivo, e di difetti ne aveva davvero pochi.
Ma quel giorno, a Firenze, avevo compreso quanto Federico avesse nascosto il suo lato più aggressivo.
Non voleva mostrarmi il suo lato peggiore tanto quanto il suo lato migliore.
Non avevo avuto la possibilità di toccare con mano quel lato di lui che nessuno avrebbe mai voluto vedere.
Ma quella sera aveva dato il peggio di se.
Non solo mi aveva ignorata per tutto il tempo, ma non mi aveva neanche inviato un messaggio per chiedermi come stessi. Federico sembrava essersi dimenticato della mia esistenza ed io, come una povera illusa, ero persino andata a Firenze a vedere la partita.
Lui non era abituato ai litigi, non era abituato a far vedere quel suo lato che avrebbe tanto voluto tener nascosto.
In parole povere: non era abituato a litigare con me.
Non era affatto abituato a ciò, ed era per questo che adesso si nascondeva dietro il silenzio.
La cosa peggiore era che io e lui non avevamo affatto litigato.
Io gli avevo espresso le mie intenzioni riguardo il caso Zaniolo, e lui le aveva ascoltate in modo piuttosto contrariato.
Cosa avevo fatto di male?
Quel giorno mi ero resa conto di quanto stessi sotto al ragazzo, persino più di quanto lui stesse sotto a me.
Questo perché io ero andata in quella città che odiavo, Firenze, con la nausea e il corpo a pezzi, soltanto per vedere lui.
Io ci ero andata perché volevo assistere alla vittoria degli Azzurri, vedere il mio amore esultare ed essere felice come non mai.
Volevo che venisse replicato tutto ciò che era accaduto a Torino qualche settimana prima.
Ma Federico sembrava essersi scordato di me. Ed io non potevo fare altro che ignorarlo, così come lui ignorava me.
Non capivo il perché di quel suo comportamento, ma prima o poi si sarebbe fatto vivo.
Ed io sperai ardentemente che fosse più prima che poi, perché avevo bisogno del ragazzo.
Stavo davvero male, e ancora non riuscivo a comprenderne le ragioni.
Tornai a Milano, la mia città, con il cuore a pezzi. Ed io che mi ero illusa che quello sarebbe stato uno dei giorni più belli della mia intera esistenza....
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Tornare a Milano rappresentò una nota positiva per me.
La mia città era sicuramente meglio di Firenze, ed era lì che tutti i miei affetti più cari vivevano.
Non vedevo l'ora di riabbracciare mia sorella e i miei genitori.
Mi mancavano, e in quelle ore concitate mi erano mancati ancor di più.
Preparai già la serie di scuse che avrei rifilato a mia madre, quando mi avrebbe chiesto di consegnarle un qualche souvenir comprato a Firenze o cartoline della città.
Purtroppo, le cose non erano andate bene per me in quella giornata passata nella città.
La nausea non mi aveva dato tregua, e Federico non si era comportato nel migliore dei modi.
Milano rimaneva comunque casa mia, il luogo in cui sapevo che nulla mi avrebbe potuto far male, perché avevo accanto a me tutte le persone che amavo.
Appena rientrata a casa, salutai mia madre e mio padre.
Quest'ultimo risultava sempre più debilitato dalle cure contro il cancro, ma era comunque sorridente.
Tipico di papà.
Mia madre, invece, aveva cambiato taglio di capelli. In sole ventiquattr'ore, erano cambiate un sacco di cose!
Mi sistemai in camera mia e mi chiusi lì per il resto del pomeriggio.
Mi feci una bella dormita, e presi alcune medicine per placare il vomito.
Esso non accennava a diminuire, quindi stavo imparando a conviverci.
Passai tutto il pomeriggio tra le lenzuola del mio letto, attanagliata da dolorosi crampi alla pancia.

𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora