𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙓𝙄𝙑. ⚽💙

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"I dettagli fanno
la differenza
e la differenza
la fa sempre chi
li nota,
i dettagli."




Ho sempre pensato che la notte fosse la mia dimensione originaria, e in effetti è sempre stato così.
Mia madre mi raccontava spesso che io ero nata proprio allo scoccare della mezzanotte, a cavallo tra il quattordici e il quindici di Luglio.
Quando gli era stato chiesto quale data preferissero utilizzare come data ufficiale della mia nascita, i miei genitori scelsero il quindici.
Non solo perché era una bella data, ma anche perché si diceva che quelli nati il quindici del mese fossero capaci di costruire relazioni durature e forti con le persone attorno a loro.
Mia madre mi disse una volta che anche da questa casualità derivò la scelta del mio nome, ossia Karen.
Karen è un nome tipico delle regioni del Nord, la versione danese della più comune Caterina.
Karen vuol dire "pura e sincera".
Mia madre mi raccontò che quando mi vide per la prima volta, a differenza degli bambini, io avevo gli occhi già aperti.
Erano verdi, di un verde chiaro talmente acceso che persino l'infermiera al tempo se ne stupì.
Decise di chiamarmi così perché avevo l'aspetto di un'anima pura, buona, che il mondo non avrebbe mai dovuto ferire.
Eppure il mondo iniziò a farmi male molto prima di quanto potessi immaginare.
La purezza si trasformò ben presto nella tipica impurità adolescenziale, e la mia bontà.....
Beh, quella non ho saputo cancellarla in alcun modo.
Sono sempre la ragazza che compra i trucchi alla sorella del suo migliore amico perché lui non se li può permettere.
Sono sempre la ragazza che organizza live su Instagram in cui parla con le ragazze che hanno subito violenze almeno una volta nella vita.
Sono sempre la stessa, ma ogni volta con una ferita in più.
Un graffio in più.
Perché il cuore te lo spezzano una volta, le altre sono solo fotocopie di una storia già vista.
E, ogni volta, fa sempre meno male.
Persino alla purezza fatta persona come ero io.
E adesso ero lì, ferma immobile, con l'orologio fisso in mano, in attesa che passassero i due minuti che mi separavano dalla libertà assoluta, con la mia intera vita che mi passava davanti.
Distesa nel mio letto, osservavo i secondi passare velocemente sul cronometro.
Come la mia vita, no?
Quei diciott'anni erano passati così velocemente.
Eppure, a me sembrava di averne vissuti molti di più.
Diedi uno sguardo disfuggito allo schermo del mio cellulare.
Chissà chi mi avrebbe scritto a mezzanotte?

Nessuno, Karen.
Chi vuoi che ti scriva?

Il mio cuore perse un battito.
Probabilmente nessuno mi avrebbe scritto, o magari qualche mia fanpage mi avrebbe inviato gli auguri assieme a qualche edit.
Spinsi il viso sopra al cuscino, e iniziai a pensare a cosa avrei fatto appena l'orologio avrebbe segnato mezzanotte.
Di sicuro avrei aspettato che qualcuno mi avrebbe fatto gli auguri.
Qualcuno.
Nella mia testa vi erano dei nomi ben chiari di persone che volevo che mi facessero gli auguri, ma erano più speranze che pretese.
Speranze che, con ogni probabilità, non si sarebbero avverate.
Ma non mi restava che attendere il momento in cui sarei diventata maggiorenne.
Socchiusi gli occhi, in attesa di quel momento.
Poco dopo il mio cervello era già altrove, nel mondo dei sogni, ma io non potevo saperlo.

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"Buongiorno, Karen!"
"Tanti auguri, Kappa!"
"Sorellona, già diciotto sono?"

Le mie sorelle e Vanessa fecero irruzione nella mia stanza.
Sentii le loro allegre voci che cercavano in tutti i modi di farmi accorgere della loro presenza.
Vanessa prese a spintonarmi, e io cercai di aprire gli occhi.
Ero accecata dalla luce che filtrava dalle tapparelle leggermente aperte.
Vidi una serie di palloncini rossi e neri saltellare qua e là per la stanza, mentre Jessica li rincorreva felice.
Mi costrinsi ad aprire gli occhi e a mettermi dritta sul letto.

𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora