𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝘾𝙓𝙑𝙄𝙄𝙄. ⚽💙

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"Anche in
mezzo a
tutte le
risate,
riconobbi
la sua, la
migliore
che avessi
mai sentito."











Avevo sempre dato molta importanza all'amore, il sentimento che faceva muore il mondo. Lo stesso amore che vedevo negli occhi del mio Federico quando mi guardava, nel sorriso delle persone a cui volevo bene e nei piccoli calcetti che mi assestavano i miei bambini non ancora nati. Io, l'amore, l'avevo spesso visto persino dove nessun'altro l'avrebbe mai fatto. Avevo visto l'amore nel buio della notte, la luce dove gli altri vedevano soltanto l'oscurità, la voglia di amare negli occhi di chi l'aveva già persa da un bel po'. Ero sempre stata una ragazza particolare, di quelle che sorrideva guardando la pioggia e che si disperava per una giornata di troppo Sole. Perché io, la felicità, l'avevo sempre trovata nei posti più impensabili. L'avevo trovata tra le braccia di un ragazzo molto diverso da me, nelle risate di una giovane più incasinata della sottoscritta e nel casino di un ragazzo che ormai non era più nella mia vita. Loro tre, proprio loro tre, erano le persone più importanti della mia vita, aldilà della mia famiglia. Rappresentavano la famiglia che mi ero scelta da sola, e che pian piano stavo formando al fianco di Federico. Margherita era quella sorella speciale che non avevo mai avuto, pazza quanto me ma con i piedi ben radicati alla realtà, e Nicolò... era stato l'incontro più bello e inaspettato di tutta la mia vita. C'eravamo allontanati, ma continuavo a sperare di vederlo arrivare improvvisamente in Chiesa e assistere alla cerimonia del matrimonio tra me e Federico. Mi mancavano le sue risate, i suoi casini, le nostre chiacchierate notturne e i momenti in cui ci prendevamo in giro. Mi mancava quel rapporto che non avevo con nessun'altro, un rapporto di complicità incredibile. Era strano pensare che Nicolò per me c'era stato soltanto nei momenti peggiori, non in quelli migliori, non mi aveva mai vista davvero felice, ma per un periodo era stato la causa del mio sorriso. Sì, amavo Federico, ma non avevo mai smesso di pensare al mio amico. Ormai mancavano poche ore al mio matrimonio, e come testimone avrei avuto Margherita. Sahara, Elisa, Sofia e Jessica sarebbero state le mie damigelle, mentre Victoria aveva rifitato di calarsi nelle vesti di romantica accompagnatrice della sposa. Avevo scelto di avere soltanto Margherita come testimone proprio perché il secondo posto sarebbe spettato a Nicolò, ed io non volevo che nessuno lo sostituisse. Piuttosto nessuno. Perché nessuno avrebbe mai potuto rappresentare per me ciò che aveva rappresentato lui. Io e Federico avevamo deciso di sposarci a Torino, la città che ci aveva accolti entrambi, tra gli affetti dei nostri famigliari e amici più cari. La mia gravidanza era ormai nota a tutti, e sua madre e mio padre non vedevano l'ora di diventare nonni!
Adriana e Lorenzo, i fratelli di Federico, erano già due zii entusiasti. Sahara e Lorenzo avrebbero passato il ricevimento a sbaciucchiarsi di nascosto dietro gli stuzzichini, e noi avremmo fatto finta di nulla. In fondo, erano giovani, e si meritavano quell'amore così travolgente. Ed io?
Ero pronta davvero a dire sì all'uomo della mia vita, colui che mi aveva fatto scoprire la bellezza dell'amore e persino delle mie stesse cicatrici? Si, lo ero. Trascorsi la serata del mio addio al nubilato con le mie amiche più care e le mie sorelle, nell'appartamento in cui vivevo con Federico e i cuccioli. Il giovane, invece, aveva dormito a casa di Paulo e Margherita, la quale si era invece fermata a dormire da me.
Insomma, avremmo trascorso quella notte che precedeva il giorno più importante delle nostre vite da separati, perché eravamo due veri scaramantici.
Ed io mi sarei rilassata con le mie amiche, nella paziente attesa di indossare l'abito bianco e di guardare commossa il mio pancione che cresceva sempre più con indosso il vestito. Non vedevo l'ora, ed ero più emozionata che mai! Finalmente stavo riuscendo ad essere la Karen che tutti volevano che fossi. E col tempo, persino io mi ero convinta di esser diventata la versione migliore di me stessa. Quella più dolce, più tenera, più bella, più amorevole e... più materna. Una serata con le mie amiche era proprio ciò che mi serviva per prepararmi all'emozionante giornata che mi attendeva. Non potevo fare a meno di immaginarmi già che percorrevo la navata della Chiesa, guardando negli occhi il mio Federico.
Ci saremmo giurati amore eterno, finalmente lontani dal dolore e da tutto ciò che in passato ci aveva divisi.
Perché ciò che ci legava era molto più forte di ciò che ci divideva, come amavamo dire noi. Perché io e lui continuavamo ad essere la stessa anima. Sempre e comunque.
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora