5 - Quindi è un appuntamento?

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Arrivate sotto casa, sveglio Mercedes che si era accovacciata sul sedile posteriore del taxi. Prima di addormentarsi, mi aveva raccontato che aveva parlato con Julius. Gli aveva detto che era stanca di aspettare. Julius aveva cercato di spiegarle che non sarebbe stato facile lasciare la moglie, ma le aveva giurato che lo avrebbe fatto. Forse è uno stereotipo, ma da tutti i film che ho visto, una delle cose che ho imparato è che se il tuo amante dice che lascerà la moglie, non lo farà mai. 

Mi chiedo se Giulio mi avrebbe lasciata per Viola prima o poi. Chissà come me lo avrebbero detto.

Per tutto il tragitto in taxi, mi sono immaginata possibili scenari, nessuno dei quali sarebbe stato più facile da sopportare rispetto a quello che era successo davvero.

Pago la corsa ed entriamo nell'atrio del palazzo. La sala lounge era ancora piena di persone che sorseggiavano cocktail e, mentre Mercedes tentava di rinfilarsi il tacco che aveva perso prima di entrare, mi fermo a guardare la pianista al centro della sala. Sembrava troppo piccola per essere lì, a quell'ora, però gli abiti che indossava la rendevano più grande.

"Tutto bene signorine?" chiede il portiere, un ragazzo un po' goffo, che avrà avuto qualche anno in meno dime, vedendo lo stato di Mercedes. "Tutto bene grazie...", non mi ricordo il suo nome, o forse non me lo aveva mai detto. "Jeff" mi dice sorridendo. "Buonanotte Jeff" dico, mentre prendiamo l'ascensore. "Buonanotte Miss Neri, per qualunque cosa mi chiami", dice con sguardo preoccupato mentre le porte dell'ascensore si chiudono.

Entro nell'attico e accendo le luci, tiro un sospiro di sollievo quando vedo Mercedes crollare sul divano. Le metto una coperta e spero che se ne stia lì un bel po', lasciandomi il tempo di rilassarmi. La prima cosa che faccio è togliermi quei maledetti tacchi, bellissimi, ma maledetti. Mi butto subito nella doccia. 

Con la mente ripercorro tutta la serata e non riesco a non pensare a David, a come mi aveva guardata e a come mi sorrideva. Alla fine, non era il caso di fantasticare, d'altronde avevamo solo parlato di lavoro. Però mi aveva offerto un cocktail e non penso che offra un cocktail a tutti i suoi collaboratori. Mi chiedo se dovrei chiamarlo, o aspettare che sia lui a farlo. Mentre penso mi accorgo che saranno già passati venti minuti da quando sono entrata nella doccia. Esco subito, chissà se Mercedes si è svegliata.

Mi metto il mio accappatoio rosa cipria, coordinato alle lenzuola della mia camera da letto. Si Katie aveva proprio un certo stile. Vado in salotto e la vedo ancora dormire. "Mercedes" dico piano, "Mercedes andiamo a letto", provo a scuoterle delicatamente il braccio. Finalmente apre gli occhi. "Posso andare in bagno prima?" "Certo, basta che non mi vomiti nella Jacuzzi!", scoppiamo a ridere, ecco la Mercedes che preferisco.

Intanto le preparo la camera di Katie. Non ho mai capito perché preferisse quella alla mia, era più piccola e il letto non era gigante come il mio, certo però aveva il bagno in camera. Ma se hai un attico così bello, vale la pena attraversarlo per andare in bagno.

"Dovrei sempre fingere di essere ubriaca per venire a dormire in questa reggia!", dice mentre entra nella sua camera con l'accappatoio e i capelli raccolti nell'asciugamano. Sembrava un'atra persona rispetto a due ore prima.

"Quando vuoi! Buonanotte Mercedes!", le dico mentre le sto per chiudere la porta. 

"Buonanotte e, grazie" dice.

" Figurati, tanto me la pagherai", e chiudo la porta.

La mattina dopo mi alzo e per la prima volta l'uomo a cui penso non è più Giulio, ma David. E non so nulla di lui. Mentre preparo il caffè prendo il suo biglietto da visita, era così professionale: nero con le scritte argentate, poteva anche essere la sua American Express. "David Loodwook" dico mentre leggo il suo nome "Enterpreneur", imprenditore. Seguono una serie di numeri di telefono, ufficio, segretaria, vice, e personale. Personale? Gli americani creano due tipi di bigliettini, uno con i numeri di lavoro e uno a cui aggiungono il personale. E lui mi ha dato quello con il personale. Sorrido senza accorgermene.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora