29 - Non essere gelosa

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Mi sveglio alle cinque meno venti del mattino. David dorme accanto a me, guardo affascinata per qualche secondo il suo petto che si alza e si abbassa, a seconda del suo respiro. Lentamente mi alzo, e vado in bagno per farmi una doccia veloce. Il volo è tra meno di due ore. Decido di vestirmi comoda, con un semplice paio di jeans neri e una felpa bella calda.

"Ehi" lo sento sussurrare. Mi giro e lo vedo in tutto il suo splendore appoggiato allo stipite della cucina. Ha solo i pantaloni neri del pigiama, i capelli spettinati e lo sguardo assonnato.

"Andavi via senza salutare?" mi dice prima di baciarmi lentamente.

"Non volevo svegliarti" gli rispondo, mentre lo abbraccio.

Preparo un caffè anche per David, che si siede pigramente sugli sgabelli dell'isola.

"Ti accompagno in aeroporto" dice.

"Non c'è bisogno, chiamo un taxi"

"Non era una domanda", risponde sfacciatamente come al solito. Lo vedo alzarsi e andare verso la cabina armadio.

Io e David, in tuta grigia e cappuccio, scendiamo e saliamo in macchina. New York è ancora dormiente, mentre la Aston accellera verso l'aeroporto.

Ho preferito prendere un volo mattutino, anche per non dovermi trovare in un aeroporto affollato, come l'ultima volta in cui ho preso un aereo.

Ancora una volta si scusa per non essere riuscito a spostare i suoi impegni, e cerca di convincermi nel portare con me John, dicendo che avrebbe preso il volo successivo.

"Mi mancherai" mi dice quando sono quasi davanti ai controlli di sicurezza, "da morire" mi sussurra all'orecchio.

"Anche tu" gli rispondo prima di baciarlo.

"Chiamami quando fai scalo", mi ordina. Lo rassicuro sul fatto che sarà la prima cosa che farò.

Con la scusa di essere in un aeroporto quasi deserto mi prende e mi bacia come se fossimo soli io e lui. Facciamo fatica a staccarci uno dall'altro. Sto per allontanarmi quando, lo vedo ricevere una delle solite occhiate che riceve da una hostess. Faccio subito un passo indietro per rivendicare la mia proprietà. Mi bacia ancora una volta e poi, sorridendo sussurra mentre mi bacia la fronte: "Non essere gelosa Miss Neri, lo sai che i miei occhi vedono solo te".

La prima parte del volo prosegue bene, ne approfitto per lavorare, preparando un articolo sulle donne in carriera. Per pranzo mi faccio portare un tacos vegetariano, mentre ricerco nel mio pc alcune foto fatte il mese prima al Rockefeller Center. Un bellissimo complesso di edifici, mi ricordo il senso di spaesamento provato nell'osservarli dal basso. Grazie a una conoscenza di David, ero riuscita a salire su uno dei palazzi e fare qualche foto degli interni.

Sono passate un po' di ore quando il pilota ci annuncia di essere prossimi all'atterraggio.

"Ehi bellissima" mi dice appena risponde "com'è andato il volo?". Gli racconto brevemente com'è stato il tragitto, mentre lui mi spiega di essere dovuto andare alla polizia. Non ha voluto dirmelo subito, ma sentivo qualcosa di strano nella sua voce, così ho insistito finché non mi ha raccontato che qualcuno stanotte è entrato nel mio ufficio. Non mi ha voluto dire cosa sia successo di preciso, nonostante avessi insistito.

"L'importante è che tu sia al sicuro. Ti prometto che quando tornerai la situazione sarà chiusa".

"David" dico preoccupata "non voglio che ti succeda qualcosa.." quasi singhiozzo nel sapere che per colpa della mia presenza potrebbe succedergli qualcosa.

"Non mi succederà niente, l'importante che tu sia al sicuro"

"Non fare cazzate David" gli dico, capace di credere che possa fare qualsiasi cosa per eliminare queste minacce.

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