L'autunno non è poi così male a New York. Il foliage, i caffè di Starbucks, la moda, tutto mi ricorda di vivere finalmente quello che speravo da tempo. E poi, c'è David. Nell'ultimo mese mi è sembrato di vivere un sogno. Non è facile stargli lontana, soprattutto perché lavoriamo nello stesso edificio, ma fortunatamente trova sempre qualche pausa per farmi salire da lui. Ovviamente, è un uomo difficile con cui avere a che fare. Con la sua mania di controllo, non sono riuscita a convincerlo a lasciarmi andare in giro senza John. È sempre impaziente, soprattutto per ciò che riguarda la convivenza. Ho deciso di aspettare e, seppur contrariato, David sembra aver capito che se vuole ottenere qualcosa da me non servono i suoi ordini, ma la sua comprensione.
Tra pochi giorni partirò per Firenze, finalmente rivedrò Angelica dopo tantissimo tempo. E chi lo sa, magari quando tornerò avrò la mente libera e mi trasferirò da lui. Però, non vado in Italia a cuor leggero, so che sarà difficile affrontare mia madre, con la sua insistenza continua sul fatto che io torni a vivere lì. E poi, ho volutamente omesso la mia partenza a David. So di aver fatto una cazzata, ma non volevo rovinare queste settimane mie e sue. Stasera gliene parlerò.
"Anna scusami" mi dice Cloe, mentre sono sovra pensiero in ufficio. "Ti ho portato un po' di posta che è arrivata in ufficio".
"Grazie Cloe" le dico mentre prendo un paio di buste bianche. Per fortuna tutte le documentazioni importanti le gestisco via e-mail, quindi è poca la posta cartacea che arriva qui. Mentre apro la prima lettera mi ricordo di invitarla per stasera a cena. "Non so se Peter te ne ha parlato ma, stasera venite a cena da David?"
"Assolutamente, cosa portiamo?" mi chiede Cloe. Ma io sono completamente distratta dalla lettera che sto leggendo, la terza che mi arriva da un mese. La terza lettera di minacce.
"Anna?"
"Sì?" le rispondo risvegliandomi.
"Tutto bene? Cosa portiamo per la cena?" mi chiede ancora una volta.
"Se riesci, potresti portare i cupcake che hai portato per il compleanno di Finn. Sono buonissimi!" le dico, cercando di riprendere la calma.
"Ma certo, ci vediamo stasera allora!" mi dice mentre chiude la porta dell'ufficio.
Rigiro la lettera tra le mani. Non è la prima volta che mi ritrovo a leggere queste lettere, per non parlare di alcuni commenti anonimi sotto i miei ultimi articoli, non solo sul mio blog, ma anche sul New York Post. Ma ora cerco di ragionarci sopra. Sicuramente sono stati scritti da una sola persona, una donna, probabilmente una ex di David. Devo parlagliene, penso. Oltre la mia imminente partenza non mi sembra il caso di tenergli nascosto qualcos'altro. Inoltre, la situazione inizia a inquietarmi.
"Ehi" sento la sua voce dall'altra parte. Come al solito ha risposto dopo neanche due squilli.
"Ho bisogno di parlarti" dico cercando di mantenere la calma, ma la voce inizia a tremarmi quando sollevando l'agenda si scolla il post-it che avevo attaccato alla scrivania che copriva quell'avvertimento ricevuto mesi fa "Allontanati da lui", inciso nel legno.
"Stai bene?" lo sento dire mentre si schiarisce la voce.
"Si-i" gli rispondo.
"Vieni su, ti mando Peter".
Non faccio in tempo a digli che non c'era bisogno che facesse scendere il fratello, che sono benissimo in grado di arrivare al quarantunesimo piano da sola, che chiude la chiamata. Raggruppo le lettere di minaccia che ho ricevuto in queste settimane, mi infilo la giacca ed esco. Peter è al bancone che parla con Cloe. Quei due sembrano davvero fatti l'uno per l'altro, lei è innamorata persa, non fa altro che parlare di lui.
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Fidati di me
ChickLit[COMPLETA. IN REVISIONE] Anna arriva a New York delusa dalla vita, dall'amore e dall'amicizia. Insomma, deve ricostruirsi una nuova vita e dimenticare il passato. Qui incontra David: "Fidati di me", le dirà più volte. Ma farà bene a fidarsi? È giov...