24 - Adesso tocca a me cercarti

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Sono le nove di sera quando mi sto preparando per vedere David. Tutto quello che era successo nella mattinata mi aveva lasciato le emozioni in subbuglio. Le sue confessioni mi avevano spiazzato, ero entrata in quel grattacielo promettendo a me stessa che non avrei mai più rivisto la sua faccia, ed invece ero uscita riponendo una fiducia in lui tutta nuova. Non importava che non avesse risposto alla mia dichiarazione, sapevo che per lui quella era già stata una conversazione faticosa, che mai aveva avuto prima. E per me quella era comunque stata una dichiarazione. Sapevo che i miei amici sarebbero stati scettici, ma so che una volta raccontata loro la verità mi avrebbero appoggiata.


"Signore" sento dire, dopo aver udito il suono che segnalava l'arrivo dell'ascensore.


"John" la voce di David è seria, esattamente come sul lavoro. "Buona serata".


Vedo i due stringersi la mano, mentre esco dal bagno mettendomi una collanina argentata che ben si abbina al mio vestiti. David mi bacia con la stessa passione con cui ci eravamo salutati, quando avevo lasciato il suo ufficio quella mattina.


"Allora, dove andiamo?". Non mi aveva detto infatti dove mi avrebbe portata, mi aveva solamente dato appuntamento a casa mia.


"Vieni" mi dice prendendomi la mano. Lo seguo, dimenticandomi di prendere la borsa. Saliamo sull'ascensore, ma inizio a sentire una sensazione di spaesamento quando sento la spinta salire, anziché scendere.


Le porte si aprono un paio di piani dopo il mio. Entriamo in un bellissimo attico, più grande del mio, ma senza mobili. Il pavimento è ricoperto di plastica e le pareti sembrano appena tinteggiate. Mi guardo attorno senza dire nulla. Ammiro ancora una volta la vista che questo bellissimo palazzo può offrire, camminando per le stanze dell'attico, cercando di non inciampare con i tacchi.


"Ti piace?" lo sento dire mentre si appoggia allo stipite della porta con le braccia conserte.


"Wow! È più grande del mio. La vista è sempre bellissima" dico avvicinandomi alla finestra che ricopriva una parete intera. Mi viene poi in mente, che non solo David aveva comprato tutto il palazzo, ma voleva anche venirci ad abitare. La questione del mio attico era ancora tutta da discutere.



"È tuo?" dico girandomi di nuovo verso di lui. David alza il sopracciglio. "Vieni a vivere qui?" ripeto.



David mi si avvicina lentamente, togliendosi finalmente la giacca, che posa per terra, accanto alla vetrata. "Solo se ci sei tu" mi dice prendendo il mio viso tra le mani.


Lo guardo confusa.

"Vieni a vivere con me, qui". Lo guardo scioccata. Sono innamorata di lui, ma lo conosco solamente da qualche mese. Mi ci erano voluti anni di relazione con Giulio per capire che volevo vivere con lui, sarebbe stato affrettato andare a vivere con David così velocemente. Anche se non nego che è quello che vorrei.

"Anna" mi dice notando il mio sguardo perso, "Trasferisciti qui"

"David, non pensi sia troppo presto?" gli dico guardandolo negli occhi mentre appoggio la mano sul suo petto.

"Potresti scoprire che la mattina non cono così affascinante" gli dico cercando di smorzare l'imbarazzo.

"Ti ho già vista la mattina" mi dice sorridendo malizioso, e nella mia mente ricordo una me con solo gli slip addosso, con David davanti pronto per andare a correre. "E non ho intenzione di vedere altro la mattina se non te d'ora in poi". I suoi occhi sono seri. E ammetto a me stessa che anche per me non sarebbe un dispiacere vedere

David ogni mattina.

"Il mio lavoro non mi permette di avere molto tempo libero, ma quello che ho lo voglio trascorre qui, con te" mi dice accarezzandomi la guancia. Conosce perfettamente l'effetto che questo mi fa, e sta usando tutti i suoi mezzi per convincermi. "So che lo vuoi anche tu". È vero. Lo guardo persa nei suoi occhi.

"Vieni con me" mi dice prendendomi per mano. Attraversiamo l'attico ed entriamo in una stanza. Ci sono due file di luci appese al muro e un materasso coperto da cuscini e da una morbida coperta bianca.

David, senza lasciarmi la mano, mi fa sedere, facendomi voltare verso una delle pareti bianche. Si appoggia ai cuscini e io mi rilasso sdraiandomi tra le sue braccia, in mezzo alle gambe. Lo vedo premere un tasto su un piccolo telecomando tra le coperte, e un proiettore inizia a mostrare sulla parete l'inizio di un live degli Artic Monkeys.

Mi giro e guardo David sorpresa.

"Tu mi hai cercato ricordandoti di Alex Turner, adesso tocca a me cercarti", mi dice prendendomi il volto tra le mani.



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