13 - Sei tu che hai voluto giocare

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Nessuna traccia di David. Mi fa piacere abbia mandato il suo autista a prendermi, ma sono delusa di non averlo trovato in macchina, e di non poterlo osservare un po' solo io, senza che le altre donne se lo mangino con gli occhi.

Dopo che Trevis si è immesso nella strada gli chiedo come mai David non sia qui.

"Mr Loodwook è già lì, Miss Neri"

"Ti prego, chiamami Anna". Mi adagio sul sedile della macchina. Probabilmente ha avuto qualche problema in ufficio, e approfitto di questi ultimi momenti da sola per concentrarmi su quella che sarà la serata.

La Aston si ferma davanti ad un bellissimo grattacielo specchiato, simile a quello dove avevo iniziato oggi a lavorare, ma più alto. Travis mi apre la porta e mi fa strada fino all'entrata, dove però, mi lascia nelle mani di un giovane in un completo nero. Non so dove mi trovo, e mi aspettavo un supporto da Trevis che invece era già tornato verso la macchina.

"Miss Neri, prego" mi dice il ragazzo.

Ho capito essere tipico di David disorientare, è quello che ha fatto durante tutti i nostri incontri, e come aveva deciso di iniziare questo. Saliamo su un ascensore di lusso, e lo vedo premere il tasto più in alto. Il tragitto è interminabile, e la pressione aumenta, sapendo che da lì a poco lo avrei avuto davanti a me.

Sento l'ascensore rallentare e finalmente le porte si aprono.

David è lì davanti con un completo nero e camicia bianca, e un papillon nero che gli circonda il collo possente.

Esco dall'ascensore provando tutte le sensazioni che quest'uomo mi aveva fatto provare finora, aggiungendo il mio stupore nel vedere quanto potesse essere ancora più bello delle volte precedenti. Mi porge la mano e poi mi avvicina al suo corpo. Sa l'effetto che questo mi fa, e so che lo sta facendo di proposito. Ma non sa che questa sera giocherò anch'io al suo stesso gioco.

Mi bacia leggero tra l'orecchio e il collo "Sei bellissima" mi dice. Mi accorgo che il gioco si sta facendo più duro del previsto, ancora prima di iniziare.

"Anche tu non sei niente male" gli dico mentre lo guardo negli occhi. "Vogliamo andare?" mi dice cingendomi i fianchi con il braccio.

Il ristorante è meraviglioso, occupa tutto il piano e si vede New York da qualsiasi angolazione. La cucina è al centro del piano, e intorno c'è un bancone con diversi uomini che bevono cocktails. Le luci sono soffuse e la musica rende il tutto ancora più sofisticato. Facciamo un giro della sala, che è piena, ma comunque silenziosa, visti i pochi coperti. Ci avviciniamo all'unico lato del piano senza tavoli, che offre una vista meravigliosa su Manhattan.

"Wow" sospiro mentre mi godo la vista. Mi giro verso David, che mi accorgo invece sta guardando me. Mi sorride come sempre, il suo solito sorriso malizioso.

"Vado a chiedere se il nostro tavolo è pronto, ti lascio ammirare il panorama" mi dice, e poi si allontana. La vista è pazzesca e riesco addirittura a vedere casa mia. Di sicuro mi sarebbe piaciuto avere qualche foto di questo panorama.

Dopo qualche istante sento arrivare David che mi informa che il nostro tavolo è pronto e mi guida attraverso la sala.

"Mi sarebbe piaciuto fare qualche foto" gli dico mentre ci dirigiamo verso il tavolo.

"Te le farò avere" mi dice sorridendo.

Ci sediamo al nostro tavolo, che aveva un panorama non meno invidiabile di quello che avevo osservato fino a qualche istante prima.

"Come mai non sei venuto tu a prendermi?" gli chiedo, mentre il cameriere mi poggia con cura il tovagliolo sulle gambe.

"Mi hai detto che non volevi essere fotografata" mi dice serio, ma senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora