80 - I wanna be yours

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Alle otto in punto di sera, il citofono suona.

"Anna, c'è David" mi dice Jeff.

"Grazie, avvertilo che sto arrivando".

Sembrerà incredibile, ma sento un calore identico a quello che ho avuto la prima volta che mi è venuto a prendere. Ed esattamente come quella volta, do un ultimo occhiata al vestito davanti allo specchio, prima di scendere.

Mark non poteva farmi regalo più bello, quest'abito è magnifico. Di un blu scuro formidabile, che cambia sfumature a seconda di come viene illuminato, facendo risaltare i miei occhi. Aderisce bene alle curve del mio corpo, lasciando scoperta la schiena. Alla caviglia indosso il filo argentato, che ormai non posso far a meno di mettere.

Infilo il cappotto e prendo l'ascensore, che arriva in un attimo.

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"Buonasera" mi dice appena le porte si aprono.

"Caz-", mi blocco sul nascere.

Ero così preoccupata di come mi sentivo, e di come mi stesse il vestito, che mi ero dimenticata il fascino che riesce ad esercitare su di me in un micro secondo.

Mi aspetta davanti all'ascensore in un bellissimo completo nero, da cui intravedo la camicia bianca. I capelli sono perfetti, è riuscito anche a domare il ciuffo ribelle che si ritrova sempre davanti alla fronte.

Cazzo, quanto è... sexy. Non c'è un'altra parola.

"Anna, le parole!" mi riprende immediatamente, mentre io giro gli occhi, come ogni volta in cui reagisce così.

Esco dall'ascensore, con lui che mi prende la mano. Volevo avvisare Jeff che John era ancora su, ma non lo vedo.

"Se inizi così, questa serata finirà male" mi sussurra all'orecchio, mentre mi accompagna all'uscita, tenendo una mano dietro la mia schiena.

Apre la portiera dell'Aston, aiutandomi a sedermi. Il vestito è leggermente lungo e devo fare attenzione a non sporcarlo. Mentre mi aiuta, il cappotto mi si sposta leggermente, scoprendo la gamba nuda sotto lo spacco.

I suoi occhi cadono inevitabilmente lì.

"Oh, finirà molto male" conferma.

Mi sento avvampare, come se non lo conoscessi, come se non avessi mai avuto a che fare con lui.

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Una volta partiti, gli chiedo ancora una volta dove stiamo andando, senza ricevere risposta.

"Smettila di sbuffare" mi ammonisce poi.

"Dove ti sei cambiato?", gli chiedo poi, osservandolo ancora. Non è passato da casa. Sarà anche grande l'appartamento, ma mi sarei accorta della sua presenza.

"Ho ancora quella stanza al Four Season" mi risponde tranquillamente.

"Che cosa?" Quasi non urlo. È impazzito? Adesso mi sente.

Al semaforo rosso si ferma e scoppia a ridere, prima di posare di nuovo i suoi occhi su di me.

"Sono andato da mio fratello" dice, quando ha finalmente finito.

Lo guardo di storto, mettendo il muso.

"Anna! Sono andato da Peter!" mi prende ancora una volta in giro.

"Odio quando fai così" ribatto incrociando le braccia.

"E io amo guardarti mentre ti comporti da bambina gelosa delle sue cose" alza un sopracciglio, mentre rimette in moto l'auto. Uno a zero per te David Lockwood.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora