64 - Dove sei?

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David

"Stia fermo per favore" mi ordina un'infermiera dagli occhi da cerbiatta, sulla trentina.

"E lei faccia in fretta" le rispondo incurante. Mi guarda come se l'avessi insultata. Può immaginare quanto me ne fotta in questo momento.

L'unica cosa che mi interessa è sapere dove sia Anna.

Me l'hanno portata via dagli occhi una volta arrivati in ospedale. I medici non mi sapevano dire nulla, non ascoltavano le mie suppliche.

Ho provato a parlarle, a tenerla sveglia per tutto il tragitto in ambulanza.

Il sangue continuava a uscirle dal fianco. Ogni tanto apriva gli occhi. Ma niente di più.

Anche io non sono messo molto bene, mi hanno imbottito di pastiglie, probabilmente per attutire il dolore.

La rabbia sale. Quella cazzo di pazza. Non avrei risposto delle mie azioni se mi avessero permesso di toccarla.

Simon avrebbe dovuto lasciarmi fare, penso. Ma avrei deluso Anna. E forse anche me stesso.

____

Sono in una stanza, ben poco privata, dell'ospedale.

Dal vetro vedo Simon, Trevis e John discutere. Mentre la porta si apre ed entra Peter.

"Merda" impreca guardandomi la ferita.

"Dov'è Anna?" chiedo immediatamente.

Sono sdraiato su una cazzo di barella, e spero solo di essere in grado di alzarmi il prima possibile.

"L'hanno trasferita al primo piano, per ora non ci hanno detto di più, sembra però che la ferita non abbia causato danni gravi".

L'infermiera cuce gli ultimi punti. Il dolore è forte, ma mai quanto quello che provo nel petto.

"Che cazzo vuol dire che non ti hanno detto di più?" dico stringendo i denti, "varrà pur qualcosa questo cazzo di cognome che ci portiamo dietro, no?"

Peter sospira, "David devi calmarti, neanche tu sei messo bene".

"Almeno sono cosciente"

"La prego, non si agiti" mi ripete la biondina.

Cerco di stare il più fermo possibile, ma mi chiedo quanto ci stia mettendo.

"Giuro, spero l'abbiano richiusa in qualche buco del cazzo quella stronza" dico ripensando a Katie.

"Ti assicuro che pagherà per quello che ha fatto" mi dice. L'ultima cosa che sono riuscito mettere a fuoco, prima che ci portassero in ambulanza, è stata Simon prenderla con la forza e ammanettarla seduta stante. Intimandole di stare zitta e di smetterla con quella cazzo di risata.

Finalmente finisce di richiudermi la gamba, e con un sorriso mi pulisce ancora una volta la ferita.

Lo conosco quel sorriso tesoro. "Se posso esserle d'aiuto in qualcos'altro.."

"No" rispondo secco, mentre cerco di alzarmi. Dove cazzo sono i miei pantaloni?

"Grazie" dice Peter da parte mia.

Spingo sugli avambracci e mi metto a sedere.

"Non può camminare adesso" mi dice l'infermiera, "abbiamo necessità che lei stia qui questa notte, per verificare che non ci siano infezioni in corso".

"Con tutto il rispetto signorina" dico armandomi di tutta la gentilezza che sono in grado di offrire in questo momento, "io adesso mi alzerò, e nessuno mi dovrà rompere il cazzo", dico prima di poggiare la gamba sana a terra.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora