"Buonasera signorina Neri, qui c'è il signor Loodwook che dice diaspettarla" mi dice Jeff dall'interfono." Grazie Jeff, avverti che sto arrivando". Mi metto il copri spalle bianco, mi controllo un'ultima volta allo specchio ed entro nell'ascensore.
Non riesco a stare calma, alla fine non lo conosco nemmeno, però nessun uomo mi aveva mai fatto l'effetto che mi aveva fatto David quella sera in terrazza, i suoi occhi profondi che non smettevano di osservarmi, i capelli arruffati, il suo profumo. Il tempo che passo in ascensore sembra infinito e inizio a chiedermi se il vestito non sia troppo eccessivo, se le scarpe non siano troppo alte,...
Non faccio in tempo a farmi venire altri dubbi che le portedell'ascensore si aprono, e me lo trovo davanti, che mi guardasorridendo con l'angolo della bocca. Mi guarda come nessuno avevamai fatto prima, con le mani nelle tasche del pantalone del completo nero, che aprono la giacca slacciata mostrando sotto la camicia bianca quello che sembra essere un fisico ben allenato.
Prima che si richiudano le porte mi dice: "Buonasera Anna,andiamo?"
Mi porge la mano ed esco dall'ascensore, avvicinandomi a lui sento di nuovo il profumo che mi aveva ipnotizzata due sere prima. La sua mano si avvicina al fondo della mia schiena e mi accompagna verso l'uscita del palazzo. Mi sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e lo sento guardarmi con la cosa nell'occhio.
"Buona serata signorina" sento Jeff in lontananza, ma non riesco a proferire parola, per cui gli sorrido e ritorno a guardare davanti a me. "Spero non ti dispiaccia se ho prenotato un tavolo per il nostro incontro" mi dice mentre usciamo in strada. "No figurati, inizio ad aver fame" gli dico, cercando di avere l'aria più professionale possibile.
Ci avviciniamo ad una macchina nera, credo un'Aston Martin e un signore sulla quarantina ci apre la porta e ci accomodiamo entrambi nei sedili posteriori.
Quest'uomo ha un'autista? Penso. Certo Giulio era ricco, ma non così tanto da avere un autista, ma d'altronde non aveva niente a che vedere con lui, neanche lontanamente.
Intanto ringrazio Mercedes per avermi convinta ad acquistare un vestito di Mark, sennò chissà cosa avrebbe pensato a vedermi arrivare con un vestito dei grandi magazzini. Probabilmente vedendo il mio spaesamento David mi guarda e dice: "Trevis, il mio autista" e mi sorride." Certo" rispondo, chiaramente.
"Dove stiamo andando?" gli dico cercando di sostenere il suo sguardo. Non fa in tempo a rispondermi che inizia a squillargli il telefono. "Scusami ma sono uscito di corsa dal lavoro e voglio controllare che sia tutto a posto, due minuti e sono da te" e risponde al telefono.
Non mi dispiace che abbia risposto, mi permette di riprendere a respirare, dopo che avevo smesso di farlo nell'ascensore. Poi, magari, è uscito di corsa per il nostro incontro e questo non può che farmi sentire lusingata. Accavallo le gambe e mi sistemo il vestito mentre lui risponde al telefono mentre porta la caviglia sul ginocchio.
Mentre guardo fuori dal finestrino e mi appoggio con la schiena al sedile in pelle della macchina lo sento innervosito al telefono: "Si...Non mi interessa" dice duro mentre si passa una mano tra i capelli. "Fai come ti ho detto prima...Stasera non ci sono... Bene" riattacca senza neanche salutare. Immagino che il lavoro di un imprenditore che gestisce – anche- due testate giornalistiche non sia facile, di sicuro esercita molto potere, e ammetto che questo non fa che aumentare il fascino che ha su di me.
"Siamo arrivati" mi dice mentre mette il cellulare in tasca. "Aspetta qui".Mi affaccio al finestrino e vedo che siamo al Four Season. Ah, questa a Mercedes gliela devo proprio raccontare. Mi apre la portiera e tenendomi sempre la mano dietro la schiena entriamo nell'albergo.
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Fidati di me
ChickLit[COMPLETA. IN REVISIONE] Anna arriva a New York delusa dalla vita, dall'amore e dall'amicizia. Insomma, deve ricostruirsi una nuova vita e dimenticare il passato. Qui incontra David: "Fidati di me", le dirà più volte. Ma farà bene a fidarsi? È giov...