66 - Ho perso la pazienza

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David è riuscito finalmente a portarmi a casa, e per lui non c'è stata vittoria più grande. Però, ha dovuto promettere a Drew che mi avrebbe fatta tenere sotto controllo ogni giorno.

Anche io sono più che felice di essere tornata nel nostro appartamento e, finalmente, di aver potuto riposare nel mio letto, accanto a David.

Durante le ultime ore in ospedale sono stata sotto controllo per accertamenti, e poi ho fatto una breve telefonata con Simon. Mi ha detto che sarei dovuta andare in commissariato a firmare delle dichiarazioni.

Inutile dire che David è molto contrariato. Vorrebbe che la storia fosse finalmente finita.

La ferita che ha sulla gamba deve fargli parecchio male, ma non lo dà a vedere. Ieri sera, quando si è spogliato per mettersi a letto, ho potuto vedere per la prima volta, con attenzione, l'entità della ferita. Una fitta mi ha stretto il cuore. Ancora non posso credere che Katie gli abbia potuto fare una cosa del genere.

Non posso negare di sentirmi un po' in colpa. Forse avremmo potuto organizzare la cosa diversamente, forse Simon sarebbe potuto intervenire prima. Ma sono tanti forse, a cui non è possibile dare risposta.

Quello che so, e che mi tranquillizza, è che Katie ora si trova dietro le sbarre, in attesa di ricevere un processo. Quando abbiamo chiesto aggiornamenti, ci hanno detto che sta creando un po' di problemi nella cella, dovuti all'astinenza da stupefacenti. Però, non sono e non riesco, a sentirmi dispiaciuta per lei.

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David e Simon hanno cercato di chiarire dopo che ci siamo sentiti, ma non penso che lo perdonerà mai per non essere intervenuto prima. Non tanto per la sua ferita alla gamba, ma per la mia al fianco.

Ieri, mi ha spogliata per entrare in doccia e si è soffermato ad osservarla. Lo vedo da come la guarda che farà fatica a perdonarselo.

"David, che tu lo voglia o no, rimarrà una cicatrice e non voglio essere guardata come stai facendo adesso" gli ho detto seria, abituata a ben altri sguardi da lui, soprattutto se senza vestiti.

"Sei bellissima sempre, non ti devi preoccupare di questo" mi ha risposto guardandomi negli occhi, abbassandosi leggermente, "vorrei solo che tutto questo non fosse mai accaduto".

"Quello che è successo è successo, purtroppo. Ma non ha fatto nient'altro che unirci di più", gli avevo gettato le braccia al collo.

Mi aveva baciata stringendomi i fianchi, facendomi sentire nuovamente sua. "Mi auguro che tu ti rimetta in sesto il prima possibile Miss Neri, perché vorrò fare l'amore con te fino all'alba".

"Non vedo l'ora" gli avevo risposto ammiccante.

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Le pastiglie sembrano fare effetto, soprattutto perciò che riguarda il dolore. La notte è la parte del giorno in cui soffro di più. Mi sembra di risentire il coltello perforarmi la gamba ancora e ancora. Cerco di girarmi il meno possibile, non voglio rischiare di svegliare David, che già per tutta la giornata presta il cento per cento delle sue attenzioni a me.

Lui non si è fermato un attimo. Anche con una gamba fuori, uso non lo ferma nessuno.

Non ha voluto sentire storie "non andrò in giro con una cazzo di stampella" si è imposto stamattina.

"E allora come vorresti uscire a prendere un po' d'aria?" gli avevo chiesto mentre lentamente mi infilavo un paio di pantaloni della tuta molto morbidi e comodi.

"Di certo non con una terza gamba, e poi devo già fare attenzione a te".

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Camminiamo verso l'ingresso di Central Park. Anche se piuttosto lentamente, avevo decisamente bisogno di uscire. La neve imbianca ancora i prati e gli alberi, nonostante nelle ultime ventiquattro ore non abbia nevicato. Mi aggrappo al braccio di David per fare un paio di scalini, e poi gli riprendo la mano, che stringe forte.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora