73 - Limite di provocazioni

3.9K 257 161
                                    

"Elsa Burton, piacere" mi porge poi la mano, che stringo riluttante.

"Anna, ma ho visto che già mi conosci", la guardo di traverso. Sottraggo la mia mano dalla sua, gelida. Per un attimo riaffiorano i miei complessi. Le sue mani sono curate e lo smalto è steso perfettamente, sicuramente da un'estetista e non da lei, al contrario mio.

A salvarmi dalla situazione è Peter che entra dalla porta come un uragano. "Cazzo David, a riunione iniziata mi sono accorto di aver lasciato qui il laptop" dice, dirigendosi verso la scrivania, scompigliandosi i capelli.

"Ah, è una novità?" risponde il fratello sarcastico.

"Oh, Elsa. Ciao" dice poi, dandole una breve occhiata. Ah bene, è amica di tutti allora.

"Posso parlarti un attimo?" ne approfitto, facendo segno a David di seguirmi fuori dalla porta.

____________

Usciamo in mezzo al caos del corridoio e lui mi guarda come se non fosse successo nulla di strano.

Mi fermo e lo guardo con le braccia incrociate. Do una breve occhiata a una ragazza seduta sul divanetto nel corridoio. Forse allarmata dal mio sguardo si alza, e alla svelta si allontana.

"Cosa ci fa lei qui?" chiedo fissandolo. Intorno a noi continua a passare gente, ma è l'unico posto in cui possiamo avere privacy, dato che nel suo ufficio c'è lei.

"Dobbiamo finire le revisioni-" mi dice alzando il sopracciglio.

"Ah, e dovete farlo da soli?", lo interrompo. Ammetto di essere un po' polemica.

Lui sorride e, anche se fottutamente bello, in questo momento mi sta facendo imbestialire.

"Sei gelosa Miss Neri?"

"Vedi tu", dico spostando le braccia sui fianchi, "ti devo forse ricordare che eri a petto nudo in una camera d'hotel con lei?"

Perchè se pensa che io me lo sia dimenticata, se lo può scordare.

David sbuffa, tenendo però il suo sorriso stampato in faccia. "Anna" mi prende il mento tra le dita, guardandomi come se fossi una bambina.

"Numero uno. Ti ho già detto che quella volta non è successo niente" i suoi occhi sono fissi sui miei. Ma so che, in passato, qualcosa è successo.

"Numero due. È uno dei miei avvocati, ed è brava nel suo lavoro." Si avvicina a me, lasciando sfiorare le nostre labbra.

"Numero tre. Sarei pazzo a guardare qualsiasi altra donna, dal momento che al mio fianco ci sei tu".

Ma perchè riesce sempre a dire la cosa giusta?

Anche se sento caldo, e parecchio, devo cercare di fare la sostenuta. "Mm-m" dico a un centimetro dalla sua bocca, distogliendo lo sguardo verso gli uffici in lontananza.

"Non ti riesce bene" commenta, sollevando le labbra mentre i suoi occhi si accendono.

"Cosa?"

"Trattenerti" risponde, prima di baciarmi.

Quando si stacca dalle mie labbra, lo guardo negli occhi, mentre lui mi riprende con lo sguardo di un genitore arrabbiato.

"Comunque non mi va che tu stia solo con lei!" obietto ancora una volta, imbronciata.

"Penso di sapermi difendere bene da solo" si mette a ridere.

"Oh lo so bene. Ma non è di te che non mi fido, ma di lei", arriccio le sopracciglia. "E poi ho visto come ti guarda, e come si è vestita..."

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora