68 - Sei ubriaco?

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I colori grigi della stanza e l'assenza di decorazioni stanno per mandarmi fuori di testa. C'è solamente un orologio, e uno dei pochi rumori che interrompe le domande, è quello delle lancette che scorrono in circolo.

Quanto tempo è passato? Sicuramente più di due ore. Sembro quasi io l'interrogata.

Io e Simon abbiamo dovuto aspettare qualche minuto che arrivasse anche Bones prima di entrare. David non aveva intenzione di farmi dir nulla se non in presenza del suo avvocato. Non che io avessi qualcosa da nascondere, ma è sua abitudine fare dichiarazioni in questo modo, quindi non ho obiettato.

Mi hanno riempita di domande, e fatto firmare una marea di documenti.

"Facciamo una pausa ok?" dice Simon ad un certo punto, vedendomi stanca. Sorrido per ringraziarlo.

Ci facciamo portare un caffè dallo Starbucks più vicino e usciamo in corridoio, giusto per cambiare aria.

John è in piedi nella stessa posizione in cui l'abbiamo lasciato.

Ma non si è seduto neanche dieci minuti? Offro un caffè anche a lui, mentre io bevo grata il mio cappuccino. Ogni tanto riprendono le fitte al fianco, per cui ne approfitto per mandare giù un antidolorifico.

"David?" chiedo, "non è ancora arrivato?" dico stranita.

"No Miss Neri, non ancora" mi conferma, guardando l'orologio al polso.

Strano, quanto ci sta mettendo da Drew?

Non nego che la sua presenza mi farebbe stare più tranquilla, ripercorrere certe immagini non fa altro che causarmi dolore. Ma è necessario, solo in questo modo Katie avrà quello che merita.

Prendo il cellulare dalla borsa e gli mando un messaggio veloce.

Dove sei? Noi qui non abbiamo ancora finito.

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"Vieni Anna" mi dice poi Simon, "spostiamoci da qui".

Sento John afferrarmi il gomito. Anche se lo fa delicatamente, non mi fa piacere.

I movimenti di Simon, John e Bones sono tranquilli, ma i loro sguardi non molto. Mi guardo intorno e poi capisco.

Anche lui è quasi scortato, come me, da due poliziotti. Prima lo riconosco dal capello biondo, poi dallo sguardo, che ricambia. Dovevo immaginarmi che anche Christopher sarebbe stato interrogato in qualche modo. Continua a guardarmi, finché non mi fanno svoltare in un altro corridoio e lui entra in un'altra sala.

"Mi dispiace, non dovevate vedervi" dice sottovoce Simon.

"Non preoccuparti" rispondo, anche se lo scambio di sguardi mi ha intimorito, esattamente come aveva fatto qual giorno nel garage nei sotterranei del palazzo.

Prima di rientrare nella stanza, do un'ultima occhiata all'entrata, sperando che David arrivi presto.

John mi legge nel pensiero, "appena arriva vi avverto". Annuisco, ed entro. Mi auguro che non manchi ancora molto, d'altronde mi hanno detto che mancano solo alcune firme finali.

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Inutile dire che speravo male. Usciamo da quell'anonima stanza un'altra ora dopo.

"Saremo informati dell'udienza circa un mese prima, purtroppo i tempi sono abbastanza lunghi. L'importante è che adesso lei sia rinchiusa, e su questo non deve temere" mi conferma Bones.

"Simon ci ha informato che sta creando qualche problema...". Dio, ma come faccio ancora a preoccuparmi di come sta? Forse, è me che devono rinchiudere.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora