Apro gli occhi e mi accorgo di quanto sia presto dai primi raggi arancioni del sole che penetrano dalle persiane semi chiuse. Il secondo senso a coinvolgermi è l'olfatto. Il solo profumo di David mi inebria. Quanto mi era mancato.
Ieri sera ci siamo buttati in doccia e l'odore di alcool è sparito. Nonostante non fosse al massimo della sua potenza abituale, il sesso non è stato meno esaltante del solito, anzi, forse di più. I nostri corpi avevano bisogno uno dell'altro. Io avevo bisogno delle sue labbra, quanto lui delle mie. Le nostre mani avevano bisogno di toccarsi, di toccarci. E come se ci fossimo riscoperti. Il suo tocco mi ha mandato in estasi come mai aveva fatto prima d'ora, i nostri ansimi sono diventati due corpi che si muovevano all'unisono. È stato molto più intimo del solito, è stato ciò di cui avevamo bisogno.
Scendo lentamente dal letto. David sta ancora dormendo, i raggi che gli illuminano il volto non lo stanno svegliando. Penso abbia bisogno di un po' di tempo per riposare. Ieri sera infatti, abbiamo deciso che avremmo trascorso qui i prossimi due giorni così come aveva consigliato il dottor Rami. Mi infilo la felpa di David e un paio di leggings e vado in cucina. Apro, cercando di non far rumore, le finestre a battente in legno e inizio a preparare un po' di caffè. Ho bisogno di svegliarmi in fretta. Infatti, prima che David si svegli, devo revisionare l'articolo e mandarlo in redazione.
Mentre aspetto che sia pronto, apro anche i battenti delle porte a vetro che danno sul fiumiciattolo e, solo quando sistemo il pc sul divano, mi accorgo che sono solamente le 6.50 della mattina. Appena il caffè è pronto lo metto in una tazza che ho trovato in un mobile in salotto, e mi metto a lavorare.
Dopo più di un'ora di lavoro mi rendo conto di non riuscire più a rimanere concentrata. L'articolo mi sembra perfezionato, quindi decido di mandarlo via mail, lasciando però il mio numero di cellulare infondo al messaggio, così che se ci fosse qualche problema mi possano contattare. Ho troppe cose per la testa. La situazione di David mi preoccupa parecchio, vederlo ridotto così mi ha spezzato il cuore, ha dei demoni che non riesce a sconfiggere. Ho bisogno che lui si fidi di me, come io mi sono fidata di lui. Ha paura di soffrire, lo capisco, ma per come si sta comportando sto soffrendo io.
Mi avvolgo la coperta bianca sulle spalle, quella con cui avevo coperto ieri David, ed esco nel patio.Qui l'atmosfera è ben diversa da New York, dove appena apri una finestra, o esci di casa, vieni travolta dal caos. Probabilmente è per questo che la famiglia di David acquistò questo cottage. Prendo la bottiglia vuota di vodka che era rimasta qui per terra. Non è esattamente l'odore perfetto da sentire alle 8 del mattino, penso. Mi appoggio, con la bottiglia in mano, alla balaustra, ammirando il panorama.
Dopo qualche minuto sento due braccia calde avvolgermi da dietro. "Buongiorno, già sveglie?" mi dice baciandomi il collo. Mi giro per baciarlo.
"Avevo del lavoro da finire, sai ultimamente sono stata un po' occupata..." gli dico alzando il sopracciglio. Lui prende la bottiglia di vodka e me la toglie dalle mani.
"Speravo di essermi fatto perdonare stanotte" mi dice sfacciato come al solito, mettendomi seduta sulla balaustra mentre avvolgo le gambe al suo bacino.
"Mmm... sai di caffè" mi dice silenziosamente, prima di passare la lingua sulle mie labbra.
"Mm-mm David" sospiro, "non credere di farti perdonare con il sesso..."
"Se mi dovessi mai stancare di provarci, fammi rinchiudere" mi dice, prima di sollevarmi e portarmi dentro.
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Verso pranzo, io e David decidiamo di mangiare due toast. Tra di noi ci sono parole non dette, discorsi in attesa di essere affrontati. Ho deciso di aspettare che si sia ripreso.
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Fidati di me
ChickLit[COMPLETA. IN REVISIONE] Anna arriva a New York delusa dalla vita, dall'amore e dall'amicizia. Insomma, deve ricostruirsi una nuova vita e dimenticare il passato. Qui incontra David: "Fidati di me", le dirà più volte. Ma farà bene a fidarsi? È giov...