8 - Oh sì che finirà così

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Mi alzo la mattina con il suono dell'interfono. Mi alzo e mi guardo per un attimo allo specchio vedendo il trucco sciolto intorno agli occhi e sulle guance. I ricordi di ieri una volta tornata a casa sono sfocati, non che avessi bevuto eccessivamente, ma ero ubriaca di tutte quell'emozioni che quell'uomo mi aveva dato durante la serata. Non mi ricordo di aver pianto, ma non mi sento di negarlo.



Mi aveva completamente stravolta, e questo si ripercuote anche sulla mia faccia, e sui miei capelli scombinati. Non posso credere che una serata che sembrava da film fosse finita con una me di nuovo stravolta e che non vedeva l'ora di rimettersi sul divano a mangiare un chilo di gelato al pistacchio.



Mi ero detta basta con gli uomini, volevo proteggermi, e invece mi ritrovo così.


"Sì?" dico arrivata all'interfono, che non aveva smesso un attimo di squillare.


"Miss Neri, qui c'è una signorina che vorrebbe salire" dice mentre sento Mercedes che gli intima di farla salire.


"Sisi falla salire" dico, e sento i tacchi della mia amica avviarsi. "Jeff, ma che ore sono?" chiedo


"Sono le undici passate Miss Neri". Oddio.


"Grazie Jeff".



"Non dovresti spaventare il portiere", le dico appena esce dall'ascensore, "ti ricordo che non pago io l'affitto qui, e potrebbero sbattermi fuori da un momento all'altro".


"E' colpa sua" dice mentre si toglie il copri spalle rosa che copriva un bellissimo completo rosso. "Non mi voleva fare salire". "Non ero attesa" dice facendo un'imitazione poco convincente del giovane portiere.


Mi sfugge una risata.



"Ma aspetta, è qui?" dice mentre mi guarda bene, e notando mi miei capelli arruffati.


"Ma chi?" le chiedo.



"Ma come chi! David! È qui?" dice abbassando la voce e guardandosi attorno.


"Ma no!" le dico. "Ah, peccato".


Si dirige verso la cucina e si siede sul bancone mentre beve il caffè che si era portata, mentre io cerco qualcosa da poter mandare giù come colazione.


Ovviamente sono costretta a raccontarle tutta la serata, dalla sensazione del suo corpo vicino al mio al "ma non posso" che mi aveva detto una volta riaccompagnata a casa, che mi aveva lasciato in uno stato di sconforto. Lei mi ascolta attentamente e poi esordisce con "Ti ha detto che non può resisterti?" mi dice facendomi l'occhiolino.


"Mercedes, ma hai ascoltato tutto quello che ho detto? Eravamo a Central Park, uno accanto all'altro, con una tensione sessuale pazzesca, e lui mi dice ti riaccompagno a casa e non profila più parola finché non arriviamo qua sotto. Dimmi se ti sembra normale!", dico quasi arrabbiata, sperando di non essere io la pazza che crede che questo comportamento sia strano.

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