65 - Non mi muovo da qui

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Con tutte le mie forze cerco di sollevare le palpebre, mentre stringo i pugni.

Un dolore atroce mi avvolge tutto il fianco, ma non riesco a toccarlo.

Davanti a me un muro bianco. Abbasso lo sguardo verso i miei piedi che, seppur con fatica, riesco a muovere.

Dio, grazie.

Cerco di orientarmi. La vista è ancora leggermente appannata, ma riconosco bene di essere su un letto di ospedale. Le lenzuola bianche mi avvolgono tutto il corpo. E ora sento più chiaramente il bip della macchinetta a fianco a me, un rumore che continuo a sentire da ore forse.

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"Dove cazzo è?" sento urlare in lontananza.

David, mormoro dentro di me. Lo riconoscerei tra mille.

Il bip si fa più veloce.

Un rumore di porte che si spalancano si sussegue. Sono qui!, vorrei urlare. Ma non riesco a far uscire neanche un filo di voce dalla mia bocca, mi sento ancora troppo debole.

"È qui" dice finalmente una voce, quasi spazientita. Drew?

Di colpo la porta grigia alla mia destra si spalanca.

David entra furioso, seguito da quello che mi sembra essere effettivamente Drew.

Il suo sguardo ci mette un attimo prima di mettere a fuoco la mia figura.

"Cazzo! Anna" dice precipitandosi. Sento qualcosa cadere a terra. Stampelle?

Mi sforzo di tenere gli occhi aperti, unico segnale che ho, per ora, di fargli capire che sto bene.

"È cosciente" urla all'amico, che viene verso di me velocemente.

Mi punta una luce odiosa nelle pupille. "Anna, se puoi sbatti le palpebre per favore".

Lentamente le muovo, prendendo piano piano coscienza dei miei sensi.

"Okay" dice poi Drew, scrivendo qualcosa su una cartellina che prende dal fondo del letto, "vado a chiamare l'infermiere e poi dovremo fare un paio di analisi".

Dopo poco sento nuovamente la porta chiudersi.

"Anna, amore mio" mi dice sedendosi accanto a me. Lo sento accarezzarmi il volto. Prende la mia mano nelle sue, che sono calde, come al solito.

"Mi dispiace da morire" sussurra, mentre china il capo sulla mia mano, che bacia delicatamente. "È tutta colpa mia" dice con voce strozzata. "È tutta colpa mia" continua a ripetersi arrabbiato. "Non mi sarei mai dovuto avvicinare a te, non meriti tutta la merda che hai passato, e questo...".

Non posso sentirlo dire certe cose, non ha idea di quanto io lo ami, di quanto lui sia ormai parte di me. Non posso permettermi che si senta in colpa.

Mi sforzo di dire qualcosa. Devo dire qualcosa, affinchè la smetta di tormentarsi.

"David", mi esce con un filo di voce, mentre stringo la mano.

Velocemente alza il suo sguardo su di me.

Cristo. Quegli occhi, potenti più di una lama, mi guardano lucidi. Vedere quel magnifico volto, rigato da una lacrima mi spezza definitivamente il cuore.

Si avvicina lentamente alle mie labbra, su cui posa delicatamente le sue. Con la mano allontana qualche ciuffo di capelli dalla mia fronte. "Perdonami amore mio" mi sussurra poi.

Alzo la mano verso il suo volto, e scaccio quella lacrima che mi fa tanto penare, mentre cerco di ricacciare indietro le mie.

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Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora