12 - Il mio sogno sembra realizzarsi

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"Si, sarà qui verso le cinque di oggi pomeriggio" rispondo a Jeff mentre sto uscendo per andare in ufficio.

"Va benissimo Miss Neri, buona giornata" mi risponde mentre mi apre la porta dello stabile.

Esco in strada e il caldo torrido mi penetra nella pelle. Pensando che il tempo fosse più grigio avevo messo un paio di pantaloni rossi attillati che amo follemente, ma che ora odio tremendamente. Avevo deciso di non perdere l'occasione di avere un ufficio al trentaquattresimo piano e di sfruttarlo appieno.

Dovevo assolutamente chiamare a casa in Italia, per informare mia madre che ora ho un lavoro fisso, anche se non so ancora come la prenderà. Spero, però, che la notizia della visita di Angelica l'abbia resa un po' più elastica.

Fa troppo caldo per prendere la metropolitana così fermo un taxi, che mi porta in ufficio confortata dall'aria condizionata. Appena scendo dal taxi, vengo ancora una volta travolta dalla bellezza di questo grattacielo vetrato, e ancora non posso credere di lavorare qui.

Noto non lontano dall'entrata un'Aston Martin parcheggiata, e ho un brivido al solo pensiero che possa essere quella di David. Spero che la serata non si concluda come l'ultima volta che sono salita su quell'auto. Sono elettrizzata per l'uscita di stasera, ho intenzione di capire qualcosa di più di quell'uomo tanto enigmatico, ma così affascinante. Sono sicura che con l'aiuto di Mercedes riuscirò a presentarmi al meglio.

Non appena entro nel grattacielo, ringrazio la mania degli americani di avere l'aria condizionata al massimo. Salgo nell'ascensore, che questa volta si ferma quasi una decina di volte prima di raggiungere il mio piano. Arrivata in ufficio incontro Cloe che mi sorride entusiasta:

"Ciao! Sono contenta che tu abbia scelto di venire in ufficio!" mi chiede mentre mi accompagna al mio ufficio.

"Ciao Cloe! Come potrei non venire, è uno spettacolo qui!" le dico indicandole la vista.

"Hai ragione, anche io dal mio banco della reception ho una vista niente male! Ti va di pranzare insieme?"

"Certo! Grazie di avermi fatto strada, prometto che la prossima volta non ti disturberò!" le rispondo mentre appoggio la borsa sulla mia scrivania.

"Nessun problema! Ci vediamo all'una?"

"Perfetto! Buon lavoro Cloe" le dico mentre si chiude la porta alle sue spalle.

Inizio a sistemare alcune delle mie cose sulla scrivania: non mi ero portata molte cose, solo il mio laptop, una tazza per il caffè, qualche penna e un bloc-notes. Non mi piace lavorare nel disordine, quindi non credo di aggiungere chissà che cosa, magari una pianta o forse un paio di foto. Mi chiedo se conoscerò mai la mia compagna d'ufficio, Elda. La sua scrivania è piena di fogli sparsi, ma nient'altro. Mi siedo alla scrivania e inizio a pensare a come impostare il mio primo articolo sul New York Post. Cavolo, ancora non posso crederci: scriverò per il New York Post!

Prima di cominciare faccio una foto alla scrivania con le mie cose e la mando subito ad Angelica, e poi a Mercedes. Inizio con un breve articolo sul mio blog, dove annuncio questa nuova avventura, rassicurando le mie lettrici che il blog rimarrà aperto e costantemente aggiornato. Ho intenzione, infatti, di scrivere degli aggiornamenti brevi, o qualche rimando ad altri articoli, così da non abbandonare Anna's Walk, ma cercherò comunque di spostare le mie lettrici verso il sito del giornale.

David mi aveva annunciato che il nostro incontro di stasera mi sarebbe stato utile per un articolo. Inizio quindi una breve  introduzione per i miei nuovi lettori, e scrivo una mail al reparto che si occupa del sito, per avere qualche informazione tecnica. Per il resto dell'articolo aspetterò le conclusioni della serata.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora