32 - Prendi il primo aereo

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"Per favore Anna, puoi andare da Elena a prendere il pane che è avanzato dal bar?" mi chiede mia madre, preoccupata perché non esco da giorni. "Sarà a casa sua a quest'ora, ti ricordi dov'è?". Non ho molta voglia di uscire, ma forse devo riiniziare a vivere, e posso iniziare con una passeggiata: "Si, mi ricordo". Mi infilo gli stivali e il giubbotto ed esco.

Sono quasi le sei di sera ed è già buio. Mentre passeggio le serrande si stanno chiudendo e le persone stanno tornando a casa. Alcune vetrine sono illuminate, hanno già messo le luci e le decorazioni natalizie, nonostante sia ancora presto.

Suono ad Elena un paio di volte prima che mi apra. Ovviamente sono imbarazzatissima, data la scenata di David nel bar.

"Ciao Anna", mi dice mentre mi fa entrare. "Vuoi qualcosa da bere?" mi chiede.

"No, non ti preoccupare" le dico mentre infreddolita tengo il giubbotto.

"Ecco", dice mentre mi da un sacchetto con il pane, "Qui c'è quello che è avanzato, per fortuna non è molto".

"Grazie Elena" faccio per salutarla e uscire, ma mi interrompe.

"Spero che vada tutto bene..." mi dice, facendo riferimento all'episodio del bar. Annuisco, anche se si vede che non è così. "Sai, poi la sera è tornato al bar", di colpo il mio cuore, il mio stupido cuore, riinizia a battere veloce, come non faceva da giorni. Vedendomi stupita continua: "Ha pagato tutti i danni, la vetrina, il tavolo, tutto. Forse anche di più di quello che ci doveva".

Non mi sento di commentare nulla, così le sorrido e la saluto. Esco e non riesco a togliermelo dalla testa. Com'è possibile che quell'uomo mi faccia quell'effetto, nonostante tutti i guai che ha portato.

Inizia a piovere così tiro su il cappuccio e aumento il passo, prima di inzupparmi completamente. Non so perché ma ho la sensazione di essere osservata. Forse è solo la mia immaginazione, quindi continuo a camminare. Probabilmente mi faccio suggestionare un po' troppo.

La sensazione però non mi lascia stare, così mi guardo intorno, ma non vedo nessuno... Mi rigiro e a un paio di metri di distanza vedo una ragazza, sotto un ombrello che mi guarda.

Ma che cazzo... Non ci credo. Seppure all'inizio sono spaventata pensando possa essere la psicopatica che mi minaccia, mi basta guardarla meglio per riconoscerla.

Mi avvicino lentamente, non mi sento di evitarla.

Ma aspetto che sia lei la prima a parlare.

"Ciao" mi dice.

"Ehi" le rispondo.

Aveva ragione Giulio, mi sembra di incontrare un fantasma.

"Perdonami" mi dice Viola, guardandomi dritta negli occhi. "Non meritavi quello che ti abbiamo fatto".

"No, non lo meritavo" le dico.

È così strano, non ho mai avuto un confronto con lei, non ho mai voluto rispondere ai suoi messaggi, né alle sue mail. La persona che ho davanti è una persona a cui ho voluto un bene dell'anima, ma che mi ha anche distrutto. Non so come reagire di fronte ai sentimenti che sto provando. Mi fa un effetto stranissimo essere di fronte a quella che era la mia migliore amica, ma che adesso per me è solo una persona, quasi una sconosciuta. Che però mi ha ferita.

Vedendo che non ho più nulla da dirle, lentamente si allontana.

"Viola", la chiamo, prima che sia troppo lontana, "mi dispiace, non sapevo che..." inizio a dire.

"Non devi" mi dice prima di riprendere la sua strada, e lasciarmi lì sul marciapiedi.

La mia mente inizia a pensare e a pensare. Mi dispiace davvero per Viola, mi dispiace vederla così. Ma mi rendo anche conto di quanto ormai io sia lontana da quello che è il suo modo. Ormai io ho una nuova vita. Fortunatamente.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora