42 - Tu conosci quella donna

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Questa mattina ho lasciato che David andasse da solo a correre, insomma... ho fatto questo sacrificio. Dopo una settimana con questa routine sono già a pezzi. E poi, questa sera c'è l'addio al celibato di Mark e Luis, che sicuramente finirà tardi, per cui ne ho approfittato per dormire un paio d'ore in più.

"Ehi ragazzi" saluto Peter e Cloe appena entro in ufficio, "pronti per stasera?" chiedo.

"Più che pronta!" mi dice Cloe, con uno dei suoi sorrisi smaglianti che mi mettono sempre di buon umore.

"Ci vediamo da voi alle nove?" mi chiede Peter porgendomi un caffè. Lo ringrazio sorridendo. "Ho sempre un pensiero per la mia cognata preferita".

"Non mi sembra che tu ne abbia altre" dico alzando un sopracciglio, sapendo che Cloe ha solo un fratello.

"Quando mi dai queste risposte capisco perché mio fratello va fuori di testa con te" mi risponde prendendomi in giro ridendo.

Lo mando gentilmente a quel paese e do appuntamento a Cloe per il pranzo.

Entro ed apro il pc che mi sono portata da casa. La scritta minacciosa è scomparsa, per gentile concessione di David che mi ha cambiato la scrivania, anche se gli ho detto che non era necessario. "Non voglio che tu veda quella roba ogni volta che lavori", mi aveva risposto.

Se devo essere sincera speravo di incontrare Elda in ufficio, d'altronde abbiamo appuntamento tra qualche ora in un caffè qui vicino. Invece niente. Come al solito non si fa vedere.

La prima cosa che faccio è controllare come stanno andando i miei articoli online e leggo qualche recensione sull'ultimo cartaceo che è uscito. Poi aggiorno il blog, raccontando del negozietto vicino al cottage di David e Peter, allegando un link con le foto che ho scattato per il New York Post.

Verso le undici, Finn passa dal mio ufficio per avvertirmi che non ci sarà oggi per pranzo. Ne approfitto per dargli quello che avevo portato dall'Italia. Quasi non faccio in tempo a dargli tutte le cose che ha già aperto a confezione di Pan di Stelle.

"Li ha creati Dio?" mi chiede mentre ne mangia uno dietro l'altro. Sorrido contenta che sia soddisfatto del mio shopping culinario.

Quando esce dall'ufficio mi squilla il telefono fisso. "Anna Neri" rispondo frettolosamente mentre finisco di inviare una mail a Patty Davon, che mi aggiornava sui progressi della pagina online.

"David Lockwood" sento rispondere dall'altra parte.

"Ehi" dico smettendo di scrivere e rilassandomi sulla sedia, "come mai mi chiami qui?"
"Ho lasciato il cellulare a casa" mi risponde, "non vieni a salutarmi su?" mi chiede maliziosamente.

"Questa storia del salutarci, come lo chiami tu adesso, sta prendendo una brutta piega", dico ridendo.

"Vieni su e ti faccio vedere quanto brutta", risponde abbassando leggermente il tono della voce.

"Sono spiacente Mr Lockwood ma non posso salire ora" gli dico sfacciata

"Devo fare come l'ultima volta che non sei voluta salire di tua spontanea volontà?" mi chiede ridendo. Oh, ricordo bene l'ultima volta. Quando mi ha letteralmente trascinata fuori dall'ufficio sotto lo sguardo di tutti i colleghi.

"Direi di no. Sarei più che felice di salire, ma devo assolutamente finire di lavorare. E tra poco ho appuntamento per pranzo con Cloe. Venite anche voi?"

"Mmm... cercherò di resistere ancora qualche ore senza di te Miss Neri" mi dice sospirando, "per pranzo abbiamo una conference call, per cui non posso schiodarmi dalla mia scrivania" mi dice dispiaciuto.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora