45 - Perdersi

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"David" dico seria, senza neanche fare un passo.

 Il mio tono lo turba. Si ferma e si gira verso di me, riabbassandosi la maglietta che si stava togliendo.

Il suo sguardo truce è di nuovo su di me.

"È dalle tre e mezza di questa notte che praticamente non faccio altro che aspettarti su questo divano". Inizio a dire. Il mio corpo sta iniziando a prendere calore, sento la rabbia prendere il sopravvento, mentre la mia voce cerca di non tremare.

"Guarda" gli dico indicando quella cazzo di focaccia che ho preparato tutto il pomeriggio. "Sono tornata a casa, come mi hai chiesto" inizio a raccontargli, "o meglio, come mi hai ordinato, come al solito". Il suo sguardo passa da me all'isola della cucina dove è rimasta la focaccia intatta e la bottiglia di vino rosso a metà. Rimane quasi impassibile.

"Sai che non puoi sparire così, non me lo merito. Soprattutto dopo l'ultima volta..." inizio a dire con tono più agitato, trattenendo le lacrime ormai in procinto di scendere. Non si immagina quali immagini siano passate per la mia mente? Alcool, droga, lui privo di sensi...Dio.

"Uscire alle tre e mezza di notte, mentre la ragazza che ti ama ti implora di parlarle? Vanno bene tutti i problemi del giornale e cazzi vari... ma poi non torni a casa senza neanche salutare. E pensi di poter andare a farti una doccia come niente fosse. Come se per te valessi meno di zero".

Lui mi guarda fisso negli occhi, aggrottando le sopracciglia, che scuriscono immediatamente i suo sguardo.

"Ho passato una giornata di merda" inizia a dire avvicinandosi al divano, "anzi, una nottata del cazzo" dice scandendo bene le parole. 

"Pretendi la mia fiducia, quando non sei in grado di fidarti di me. Non so più che cazzo fare. Te lo giuro Anna" dice mentre va verso una piccola credenza dove tiene gli alcolici. 

Prende un bicchiere trasparente quadrato, e si versa dello scotch. "Non ho mai vissuto una relazione normale, tu questo lo sai bene. Lo sapevi quando hai scelto di stare con me....Ci sto provando. Sto provando ad essere l'uomo che meriti. Ci sto provando perché ti amo, Anna", continua dopo aver mescolato il drink con un paio di movimenti rotatori della mano. Il suo sguardo rimane fisso sulla bevanda dorata che si è versato.

"Immagina di ricevere una chiamata alle tre di notte dove ti dicono che la società che possiedi è nei casini, e ti ritrovi a leggere sul pc della tua ragazza il tuo nome accostato a quella di una tizia di cui fino a poche ore prima neanche sapevi l'esistenza. E per di più, dopo che ti ho giurato che non la conosco".

Beve un primo sorso. "Perché, cazzo, non la conosco! E tu non mi credi, non riesci a credermi!" inizia ad alzare il tono della voce. Dopo ricade il silenzio nella stanza.

"Me lo devi dire tu chi è. Evidentemente la conosci meglio di me, visto che almeno sai il suo nome" mi chiede rivolgendomi il suo sguardo, prima di mandare giù un altro sorso.

"Mi ha chiesto di incontrarci". Gli spiego tutto, di essermi presentata all'appuntamento, ma che lei non è entrata nel locale. "Poi quando l'ho vista lì vicino a te, non ho capito più niente".

"Ti avevo detto che non la conoscevo, non conosco tutte le persone che lavorano nel mio ufficio".

"Lo so, ho sbagliato David. Te lo giuro, mi sono sentita la più grande stronza del mondo..." dico andando verso la cucina a prendere un bicchiere d'acqua. In realtà, voglio solo che la smetta di guardarmi in quel modo. Voglio sottrarmi a quello sguardo glaciale. "Ho pensato..."

"Hai pensato fosse lei la persona che ti minaccia, non è così?" mi dice venendo verso di me.

Annuisco con un filo di voce.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora