Ή τῆς Άρχῆς Τελευτή

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La Fine dell'Inizio

Il silenzio circondava ogni luogo del Campo Mezzosangue. La casa dei figli di Afrodite, in particolare, sembrava essere disabitata. Nel soggiorno non entrava nessuno spiraglio di luce, lasciando la stanza nella penombra. Le narici di Magdalene erano inebriate dal forte odore di olii e vini offerti agli dei ctoni, e dal leggero tanfo di rose che era sempre presente nell'abitazione. Dove fino a poche ore prima nel salotto vi erano divani, poltrone e tavoli di ogni forma e colore, in quel momento c'era solo un catafalco, sul quale giaceva la salma tanto lacrimata.

I figli di Afrodite nella notte avevano pianto ininterrottamente la scomparsa del giovane fratello. Non aveva nemmeno compiuto 15 anni, ma il Destino aveva deciso un'altra volta di portarsi via un innocente. Un'altra vita cessata al suo posto. Se credeva di poter accettare un giorno la morte di Taeyong, sicuramente la rossa cicatrice al braccio non le avrebbe mai permesso di accettare quella di Eunwoo.

Magdalene sedeva sul terreno, con le ginocchia a contatto con il freddo pavimento. La sua fronte giaceva sullo spigolo della barella e la sua mano si aggrappava al sudario con una vana speranza. Le lacrime le aveva finite da ore, ma si rifiutava di alzarsi. La prima fase del rito funebre, il canto e i lamenti delle donne, era già finito e la salma era disposta alle visite individuali. Ma la figlia di Atena si era rifiutata di allontanarsi anche di qualche metro. Si stava rifiutando di lasciarlo andare, perché al suo posto ci sarebbe dovuta essere lei.

Era di opinione pubblica che la sua fosse stata semplice fortuna, e la saetta ramificata sul suo braccio ne era la prova. Jessica dopo averla notata vicina al fratello appena morto la aggredì con una rabbia che mai aveva intravisto prima, nemmeno nel loro duello. Ci vollero cinque semidei grandi e forti per allontanarla ed evitare che la uccidesse a mani nude. Il resto del casato di Afrodite fu meno aggressivo, ma non si risparmiarono le occhiate infiammate d'odio.

Probabilmente, l'unica notizia positiva di quelle ore fu il risveglio di Minnie. Se non fosse stato per il lutto, Dioniso avrebbe sicuramente organizzato una festa per tutti i semidei, piena di vino e carni speziate. Ma la loro gioia durò relativamente poco: la ragazzina raccontò cosa fosse accaduto e ne venne fuori il timore di Doyoung. Ricordava di aver visto due occhi grandi, bianchi e tanto luminosi da accecarla. Cadde poi in un abisso d'oscurità, dove giurò a tutti di aver visto le porte dell'Ade. Ma l'attimo dopo tutto scomparve, per poi ritrovarsi in infermeria.
I segni erano quelli: Minnie era morta. La sua anima aveva raggiunto l'Ade nello stesso istante in cui il suo cuore aveva smesso di battere. Ma qualcuno sembrava averla riportata fra i vivi e nessuno della famiglia di Dioniso avrebbe mai dimenticato quella benedizione degli Dei.

Ormai, dovevano solamente aspettare il ritorno di Chirone, andato sull'Olimpo per sapere di più su quell'improvvisa folgore caduta dal cielo.

❅❅❅

"Zeus! Re degli Dei!" Esclamò Chirone entrando velocemente nella sala del trono del palazzo dorato.
Nelle ore notturne aveva mandato un messaggio ad Ermes, che fortunatamente riuscì a riceverlo nelle prime ore dell'alba. Il dio aveva immediatamente notato la scrittura disordinata e sbrigativa nella lettera del centauro, segno di preoccupazione e agitazione. Ma sicuramente non si sarebbe mai immaginato di sapere di un morto, al Campo Mezzosangue. Capiva l'urgenza di quell'incontro inaspettato con Zeus, e subito lo portò sul monte Olimpo.

Chirone aveva in mente tutto un discorso rigoroso e particolarmente esaustivo, in modo da non far esitare al Padre degli Dei nel caso vi fosse qualcosa di losco e grosso che stesse nascondendo. Ma appena entrò nella sala del trono, vide l'ultima divinità che si aspettava.

"Ares? Dov'è Zeus?!"

"Ah, sì... Mio padre... È andato a fare un giretto sulla Terra. Sai, a cercare qualche umana da portarsi a letto e concepire un'ennesimo figlio." Disse il dio della guerra con indifferenza, seduto scompostamente sul trono del padre. Ma ciò che più sorprese Chirone fu la folgore tra le sue mani.

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